Viscosità dei prezzi: il caso di Petrolio e Benzina
La resistenza dei prezzi a diminuire o crescere in conseguenza di variazioni della domanda e dell’offerta
Nel presente articolo, parleremo di un “problema” che da sempre affligge tutti noi comuni cittadini: la Viscosità dei prezzi.
Di cosa si tratta? In economia – in particolare, in macro-economia – si parla di viscosità dei prezzi per indicare la resistenza di questi ultimi al crescere, e soprattutto al diminuire, in conseguenza di variazioni della domanda e dell’offerta, sia di aumenti sia di diminuzioni della massa di mezzi di pagamento in circolazione.
Introdotto l’argomento con questa definizione tecnica, cerchiamo di capire meglio, e in modo più semplice, quali sono le conseguenze della viscosità dei prezzi. Quando i prezzi di beni o servizi sono “viscosi” (si pensi, ad esempio, all’andamento dei tassi d’interesse sui mutui, rispetto a quello dei tassi di riferimento decisi dalle banche centrali), le variazioni di questi ultimi non si traducono in modo uniforme all’andamento del prezzo del beneservizio di riferimento, poiché su di essi si osservano anticipazioni, ma soprattutto ritardi. Fondamentalmente, le variazioni risultano più o meno lente.
Entrando più nel merito del discorso, il vero problema è che questa viscosità agisce in modo diverso che si tratti di aumenti o di diminuzioni. Volendo citare il caso dei tassi (variabili) sui mutui, è come quando ad un rialzo dei tassi di riferimento si osserva un repentino incremento di quelli sui nostri mutui, mentre in caso di ribasso, la nostra rata stenta a diminuire con altrettanta rapidità.
Come molti sapranno, il prezzo del petrolio è letteralmente crollato (oltre il 50% in sei mesi), toccando i minimi dal 2009. Tralasciando i non secondari aspetti economici di tale “contrazione” (avremo modo di affrontare l’argomento in futuro), molti lettori ci hanno scritto sulla nostra pagina facebook chiedendoci: “perché il prezzo della benzina non è, di conseguenza, dimezzato?”.
La risposta a tale domanda è meno banale di quanto si possa pensare, perciò cerchiamo di procedere con ordine. A fronte della sopracitata forte riduzione del prezzo del greggio (materia prima), il prezzo dei principali carburanti (prodotto raffinato) ha registrato contrazioni nell’intorno del 15%. Le ragioni di una tale disparità sono numerose, tuttavia la principale è individuabile nell’ammontare delle tasse governative addizionali al prezzo effettivo del prodotto raffinato (carburante), che perciò non può beneficiare appieno del minore valore della materia prima (petrolio). Un’altra essenziale ragione è, inoltre, individuabile nei costi fissi (incomprimibili) a carico delle compagnie petrolifere, necessari alla raffinazione della materia prima, allo stoccaggio e al trasporto dei carburanti. Ciò premesso, è indubbio che la viscosità dei prezzi sia una caratteristica che richiede un attento monitoraggio da parte delle autorità di vigilanza, a garanzia degli interessi dei cittadini, per prevenire abusi e illeciti.
Gli unici a non avere “colpe” di questa proprietà dei prezzi dei carburanti sono i distributori, ovvero i benzinai. I loro margini sono esigui e assolutamente marginali rispetto al prezzo finale pagato dai consumatori. Pertanto, cerchiamo di ricordarcene quando, mentre staremo facendo rifornimento, guarderemo con sguardo seccato gli addetti alle pompe delle stazioni di servizio.