Motociclismo, arriva la scatoletta Brain

“Abbiamo lasciato il posto fisso (si occupavano di sviluppo software e hardware in una grande azienda, ndr) e nello stesso tempo abbiamo fondato Brain

E’ successo a luglio scorso. Volevamo impegnarci in una nostra iniziativa, in cui il risultato della nostra attività fosse visibile e proporzionale al nostro impegno. Non sempre questo accade in una grande realtà imprenditoriale. L’idea di Brain è venuta un giorno, osservando una splendida Ducati Panigale in uno store di elettronica, con telecamere montate a scopo promozionale.

brainsomeness.com

“E’ stata un’illuminazione! Non siamo motociclisti, ma grandi appassionati di sport motoristici a 2 e 4 ruote. Anche se ormai è chiaro che dovremmo diventarlo!”

E’ così che Simone Grillo  (nella foto a sinistra), nato nel 1986 a Bassano del Grappa e laureato in Ingegneria Aerospaziale e Timoteo Ziccardi, nato nel 1981 a Campobasso, con studi in Informatica, spiegano come è nata la loro idea. Brain, appunto.

BRAIN è una “scatoletta” speciale per  misurare le performance degli amanti degli sport estremi. Centocinquantamila euro di finanziamento, una partnership con il team di Moto2, Speed Up e un prodotto che, come annunciano, i due, punta subito all’internazionalizzazione. BRAIN si prepara infatti per il lancio. Primo mercato, il motociclismo.

Ci spiegate in sintesi a cosa serve Brain?

Dà la possibilità di visionare tutte le metriche relative a un giro in pista o su strada (velocità, angolo di piega, forza giri motore, rapporto inserito, traiettoria, tempo sul giro) e ad avere a disposizione anche un sistema di sicurezza integrato, che manda un segnale di allerta ad alcuni numeri selezionati di amici e parenti in situazioni di potenziale pericolo (moto piegata a terra, ferma, o accelerazioni tipiche di un incidente.

Come funziona?

Contiene molti sensori dedicati al mondo degli sport estremi, in particolare al motociclismo. E’ sufficiente attaccare la scatoletta sulla coda della moto, schiacciare un pulsante e il BRAIN viene attivato. Oltre a poter misurare velocità e tempi, con Brain abbiamo deciso di sviluppare anche un algoritmo specifico per la sicurezza. Quando il BRAIN sente delle accelerazioni simili a quelle che avvengono quando c’è un incidente, oppure avverte che la moto rimane ferma, piegata a terra, in una determinata posizione, il sistema invia un segnale di allerta a uno o più numeri preimpostati e a queste persone arriva un SMS su cui è indicata anche la posizione data dal GPS. In questo modo chi riceve l’SMS può visualizzare subito la posizione dell’incidente. E non è tutto.

Cos’altro avete inventato?

Abbiamo realizzato anche un sistema di integrazione con la GoPro (o action cam simili): in questo modo verranno mostrati in sovrimpressione sul video di una GoPro i dati e le metriche raccolte durante un giro in pista. Ricordo che nella scatoletta ci sono diversi sensori: GPS + glonass, sensore di temperatura, un barometro, un accelerometro, un giroscopio, un magnetometro, un microfono. Inoltre, sono presenti la connettività wifi e bluetooth, la memoria interna e una batteria. Collegando un cardiofrequenzimetro, si può controllare la frequenza dei battiti cardiaci in determinati momenti, come una piega in curva o nell’istante in cui si accelera. Tutte le metriche raccolte sono visibili poi direttamente sul proprio smartphone, con  delle dashboard riassuntive e possono essere anche condivise sui proprio canali social. BRAIN, si sarà capito, è adrenalina, performance, miglioramento continuo per motociclismo e action sport.

Quali sono stati le difficoltà che avete dovuto superare dopo aver lasciato il posto fisso?

I problemi ci sono sempre, a volte arrivano da ambiti che nemmeno avevi considerato e ti sorprendono. Però, siamo un bel team, numeroso, la forza e la grinta non ci mancano per tutte le sfide. Siamo, sì, dei tipi tosti. Non potrebbe essere diversamente visto che abbiamo a che fare con un hardware. Di tosto c’è tutto.

Le risorse economiche sono arrivate subito?

Dopo un breve periodo, in cui abbiamo investito una piccola somma nostra per arrivare ad un prototipo che facesse capire agli investitori la nostra attitudine e la fattibilità di quello che proponevamo.

C’è spazio in Italia per innovatori come voi?

L’innovazione e gli innovatori, gli acceleratori ed incubatori presenti sono molti e di grande valore, svolgono un lavoro utilissimo e prezioso. Hanno senso, però, se si smette di lamentarsi, e si comincia ad agire. A proposito di azione, stiamo cercando uno sviluppatore firmware.  Fatevi avanti. Scriveteci, se siete interessati.