Motorsport: L’idea di Flavio Farroni, ingegnere napoletano
Un tool utile a caratterizzare il comportamento degli pneumatici nell’interazione con il suolo, utilizzando in pista il veicolo come se fosse un laboratorio mobile
“Un tool utile a caratterizzare il comportamento degli pneumatici nell’interazione con il suolo, utilizzando in pista il veicolo come se fosse un laboratorio mobile. Un’idea per evitare costosi test, di solito effettuati presso strutture esterne e con banchi di prova specifici”.
Che significa? Ce lo spiega Flavio Farroni, napoletano, 30 anni, ingegnere meccanico. L’invenzione è sua ed è quella per cui ha portato a casa un premio internazionale come Young scientist of the year, riconosciuto dalla rivista “Tire science and technology”.
“Il tool – spiega – è costituito da quattro sub-modelli, nati indipendentemente per soddisfare specifiche esigenze dei committenti e provare a comprendere sempre meglio cosa succede quando queste big, black and bouncy things rotolano sull’asfalto. Si sa, sono fondamentali per le performance dei veicoli da gara e per la sicurezza stradale. I quattro modelli sono adatti a qualsiasi tipo di veicolo, a due o a quattro ruote e di pneumatico. Sono: il TRICK (Tyre/Road Interaction Characterization & Knowledge), un modello fisico di veicolo sviluppato allo scopo di ottenere informazioni dettagliate su caratteristiche e prestazioni (grip, usura, rigidezza) degli pneumatici, impiegando direttamente i dati acquisiti in pista, come le telemetrie. Il TRT (Thermo Racing Tyre), nato vari anni fa all’interno del nostro gruppo di ricerca e poi ampliato e perfezionato fino alla versione attuale, è uno strumento in grado di predire in real-time la temperatura degli pneumatici in ogni loro punto, fino agli strati più profondi del battistrada. E’ oggi impiegato da alcuni dei nostri più importanti partner e rappresenta un elemento fondamentale nell’analisi dei dati di gara e nell’impiego di simulatori di guida. Poi c’è il GrETA (Grip Estimator for Tyre Analysis). E’, come dice il nome, uno stimatore fisico-analitico di grip, essenziale come sapranno gli appassionati di motorsport, nella previsione delle performance e nella messa a punto ottimale del set-up del veicolo. Infine il TRIP-ID (Tyre/Road Interaction Parameters IDentificator). Ci consente di tradurre ciò che impariamo dagli altri tool in una struttura codificata e molto diffusa tra gli addetti ai lavori, la “Magic Formula” del mitico Professor Pacejka.
Come ci sei arrivato?
L’idea, sviluppata con il mio gruppo di ricerca in Dinamica del veicolo del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Napoli, è nata nell’ambito delle nostre collaborazioni con aziende operanti nel panorama del motorsport internazionale.
E’ stato un percorso semplice?
Nello sviluppo di progetti importanti i momenti difficili possono essere tanti. Al di là delle difficoltà tecniche, da circa tre anni trascorro metà del mio mese presso il nostro “headquarter”, il Dipartimento di Ingegneria Industriale di Napoli, presso il quale sono post-doc, e l’altra metà presso le aziende partner, per curare gli sviluppi delle nostre attività di collaborazione. Certo, l’esperienza è impagabile, ma ci sono settimane nelle quali trovarsi per quattro giorni in quattro città diverse può essere un po’ destabilizzante.
Da chi è arrivato il sostegno più importante?
Il supporto viene soprattutto dal nostro gruppo di ricerca in Meccanica Applicata, dai professori Michele Russo e Francesco Timpone. E poi dai coordinatori dei progetti di collaborazione nelle nostre aziende partner, dalla mia famiglia e dagli amici che hanno saputo credere in me, da quelli con cui condivido serate e speranze, perché la vita non è solo lavoro e tyre models.
Prossimo step?
La nostra attività è innanzitutto la ricerca, quindi la priorità assoluta è dare diffusione alle nostre idee e ai nostri progetti. Stiamo provando a portare avanti il progetto di uno spin-off per ampliare il bacino d’utenza dei nostri modelli e trattenere sul nostro territorio i futuri talenti che troppo spesso formiamo con passione ed impegno e che poi vediamo andare a lavorare per aziende estere.
Chi potrebbe essere interessato alle vostre attività e soprattutto alla tua idea?
Le nostre attività, che oltre al contatto pneumatico/strada riguardano la dinamica del veicolo in generale, sono destinate a produttori di auto e motoveicoli, produttori di pneumatici e soprattutto grandi e piccoli team impegnati in competizioni sportive. Includerei gli istituti di ricerca impegnati sugli stessi studi, con i quali si potrebbero avviare collaborazioni.
Il tuo sogno?
Beh, avere idee sempre più innovative e poterle diffondere. Il top sarebbe avere la possibilità di fare ricerca con una maggiore stabilità, riuscendo parallelamente a portare avanti con il nostro team il progetto dello spin-off. Mi auguro che il nostro Paese sappia dimostrarsi meritocratico, in grado di valorizzare i suoi talenti.
La domanda finale la conosci.
Sì, sono tosto quanto lo sono tutti i ragazzi che nei laboratori, nelle Università e negli istituti di ricerca italiani lavorano ogni giorno, tenendo duro, per sviluppare le proprie idee, crescere dal punto di vista professionale e formare nuove menti, nonostante le tante avversità economiche e strutturali. Do a me e a tutti noi un bell’otto. Siamo giovani, per arrivare a 10 dobbiamo ancora farne di strada, ma ne abbiamo una gran voglia.