Purtroppo, si sa, il rendimento di un motore endotermico non è mai del 100% e nemmeno ci si avvicina! Per questo motivo gran parte dell’energia prodotta dalla combustione viene dissipata nell’ambiente sotto forma di calore. Questo eccessivo calore è dannoso per i materiali che compongono l’auto e in particolare il motore. Si rivela quindi indispensabile un sistema capace di prelevare almeno in parte l’energia termica non utilizzata dal veicolo: l’impianto di raffreddamento.
All’interno dei motori benzina aspirati si raggiungono pressioni di 90 bar che diventano 120 per i turbo benzina. Il record è però dei motori turbo Diesel, all’interno dei quali si raggiungono addirittura i 200 bar di pressione. Le parti che necessitano di più attenzione per il raffreddamento sono i cilindri e la testata.
Si tratta di un sistema molto semplice ed economico, soprattutto per quanto riguarda la variante denominata “naturale“. Il raffreddamento ad aria si basa sulla capacità dell’aria di allontanare il calore quando passa su una superficie. Può essere realizzato in due varianti.
Il raffreddamento ad aria forzato è stato utilizzato su vetture come la vecchia FIAT 500 o la FIAT Panda 30. Oggi si può trovare un raffreddamento ad aria su motocicli o trattori agricoli. Ci sono svariate ragioni per cui non viene più utilizzato sugli autoveicoli. Come prima cosa, se confrontata con un liquido, l’aria ha meno capacità di sottrarre calore essendo meno densa. A ciò si aggiunge il fatto che la ventola sottrae parte della potenza al motore in modo continuo e questo implica anche che il motore venga “raffreddato” anche a freddo nei periodi invernali. Ultima ragione riguarda l’impianto di climatizzazione. Con un raffreddamento ad aria infatti è molto più complicato convogliare il calore in eccesso del motore all’interno dell’abitacolo.
Nella seconda parte parleremo del raffreddamento ad acqua.