In questo nuovo appuntamento con la rubrica “Automotive Aerodynamics” parlerò del vero parametro che quantifica l’efficienza aerodinamica, con un’attenta analisi a quelle che sono le prime vere soluzioni pratiche ai problemi definiti nell’articolo precedente: Resistenza aerodinamica e problemi fisici. Per maggior chiarezza li reintrodurremo brevemente prima di analizzarli.
Iniziamo con l’introduzione del coefficiente che per eccellenza quantifica l’effetto deportante in funzione di quanti punti di resistenza (drag) otteniamo dalla configurazione aerodinamica e geometrica del veicolo.
Il rapporto L/D (lift e drag), è un coefficiente di fondamentale importanza nel campo dell’analisi aerodinamica: ne quantifica l’efficienza. Come è stato ribadito in precedenza ci sono determinati range di funzionamento ottimali in cui l’effetto deportante ottenuto dalla configurazione aerodinamica del corpo vettura non incide particolarmente sul Drag.
Ali troppo inclinate, angoli di incidenza troppo elevati, meglio, non fanno altro che aumentare la resistenza: poco influiscono sulla downforce. Non a caso i profili deportanti (ala anteriore o posteriore) non sono mai eccessivamente inclinati.
Al contrario, sono quasi sempre profili alari con piccoli angoli di attacco, ma con grande camber (curvatura). L’effetto è visibile solo con un po’ di CFD e software simulativi, in grado di mettere in luce l’efficienza e lo stato energetico del fluido (aria) in gioco.
L’intermedio può essere ottenuto con tecnologie di aerodinamica attiva che sfruttano comandi elettro-idraulici per sviluppare l’ala posteriore (e anche quella anteriore) in più configurazioni. Si può dar maggior peso all’effetto deportante oppure all’abbassamento del CX. Il comando è elettro-idraulico e mediante un attuatore meccanico si può modificare in corsa l’angolo di attacco, il camber (curvatura) dell’ala e migliorare o ridurre l’effetto deportante Lift.
In questi casi, tuttavia cambia l’approccio progettuale del bordo d’attacco. Nel momento in cui è prevista una regolazione continua della configurazione aerodinamica dell’ala, a livello di range grandi dell’angolo di attacco, si procede con un raggio di curvatura del bordo d’attacco elevato.
Il motivo sta nel fatto che un profilo all’ingresso molto arrotondato migliora la parzializzazione da una a due vene fluide. Ciò evitaun brusco e inaspettato distacco della vena fluida a seguito della continua regolazione o dell’inclinazione eccessiva. Con un angolo troppo grande si avrebbe, in prossimità del ventre dell’ala, lo stallo; con un raccordo maggiore questo è limitato.
Per configurazioni fisse (spoiler, appendici o alettoni da corsa fissi) viene utilizzato un bordo d’attacco sottile, un basso angolo di incidenza e un camber più o meno grande: il tutto per ottimizzare il rapporto L/D.
Come abbiamo ribadito nel precedente articolo in questione alle soluzioni adottate nel mondo automotive, uno dei problemi da risolvere sono i vortici creati sull’estremità trasversale dell’ala. Per contenere questi vortici, a seguito di una brusca riduzione energetica del fluido, che non fanno altro che aumentare il drag complessivo. Non a caso in formula 1 ritroviamo questi End plates sia sull’ala posteriore, sia su quella anteriore.
Lateralmente si possono notare queste paratie che, in qualche modo, chiudono in prossimità dell’estremità d’ala, l’intero flusso d’aria che sembra essere quasi incanalato perfettamente mediante le geometrie (paratie, plates, appendici) che in qualche modo vincolano il percorso del flusso d’aria. Tutti gli elementi hanno il profilo rastremato, affusolato… è un insieme di piccole ali. Andremo ad analizzare meglio nel dettaglio l’aerodinamica di una monoposto di formula 1 nelle prossime puntate. Troverete il tutto sul mio profilo autore o sulla pagina facebook Vehicle Close-up Engineering.
I vantaggi sono molteplici e la realizzazione è abbastanza semplice. Partiamo dai vantaggi.
In formula 1 le paratie hanno dimensioni, in termini di corda alare e massimo spessore, abbastanza limitate e regolamentate. Tuttavia, da un punto di vista sperimentale, si è notato come un valore h/b=0.6 fissi un valore di riferimento per la progettazione. Oltre tale valore non si hanno ulteriori vantaggi.
h definisce l’altezza della paratia, b l’apertura alare.
In questo modo si controlla il fenomeno dannoso, creando vortici indotti che allontanano la vena fluida dal campo di pressione del corpo vettura in analisi, rendendo il tutto più aerodinamico. L’effetto simulato in CFD è il seguente: