In altri nostri articoli, si è parlato dei differenziali, analizzandone particolari tipi come il Salisbury e come quello impiegato nel sistema della BMW (Performance Dynamic control).
In questo articolo, parleremo di “bloccaggio” del differenziale.
Si consideri l’accelerazione di un autoveicolo con differenziale “libero” ed una (la posteriore sinistra) delle due ruote motrici in condizioni di aderenza nulla.
Abbiamo questa situazione:
Sotto la ruota posteriore sinistra c’è del ghiaccio “ideale” e ciò implica un coefficiente d’aderenza nullo, tra tale ruota e il suolo.
Volendo far partire il veicolo, accelero, la ruota posteriore sinistra pattina sul suolo; il momento di reazione sulla ruota posteriore sinistra, valutato rispetto all’asse ruota è nullo; Il momento torcente M1 sul semiasse posteriore sinistro (1) è nullo; essendo il differenziale privo di attrito, esso si comporta come un equiripartitore di momento e quindi M1=M2.
Quindi il momento torcente sul semiasse posteriore destro, M2, risulta anch’esso nullo. Ciò significa che non ho la componente tangenziale della forza a terra sotto la ruota 2, quindi non riesco a partire. Se non conteggio altri effetti dinamici e transitori, in questa situazione non si riesce a partire.
Procedendo dal motore, al differenziale, utilizzo questa schematizzazione:
Essendo poi Mo il momento applicato al portasatelliti del differenziale, τ’’k il rapporto di trasmissione dal disco k-esimo al portasatelliti del differenziale, Mo’ il momento applicato al portasatelliti del differenziale semplificato (considerando una sola inerzia angolare), η’’k il rendimento della trasmissione dal disco k-esimo al portasatelliti del differenziale, si ottiene la seguente espressione semplificata:
Con le precedenti notazioni, e considerando tutte le inerzie angolari, l’espressione (1) diventa:
Considerando questa schematizzazione, si derivino le equazioni caratteristiche per la determinazione dell’accelerazione angolare delle due ruote posteriori.
Essendo M1 ed M2, rispettivamente i momenti torcenti sul semiasse 1 e 2, ω1. l’accelerazone angolare della ruota sinistra e J il momento d’inerzia della generica ruota, si può scrivere:
Si pensi ad un veicolo a tre ruote e con una sola ruota motrice (in quanto la ruota posteriore sinistra ha un comportamento “anomalo” rispetto alle altre):
Essendo a l’accelerazione del veicolo:
Si risolva il sistema precedente in due casi particolari:
Dal precedente sistema, si ottiene:
L’accelerazione angolare della ruota posteriore destra però risulta piccola in assoluto, mentre della posteriore sinistra è grande; ciò significa che l’accelerazione angolare del portasatelliti del differenziale è elevata; si ha una notevole accelerazione angolare dell’albero motore, il motore va rapidamente fuori giri; dopodiché non è più possibile fornire Meng (momento erogato dal motore). Questo significa che l’effetto dell’accelerazione angolare della ruota posteriore destra è teoricamente presente, ma dura poco.
Il differenziale nella partenza con ruota su ghiaccio non è di aiuto, sarebbe meglio non averlo in tali situazioni; per escluderlo, bisogna bloccare il differenziale, passando da un rotismo a due gradi di libertà ad uno a singolo grado di libertà.
È come avere un albero comune alle due ruote motrici e ciò implica:
Ecco che quindi, mentre in situazioni di funzionamento “standard”, quindi con ruote in piena aderenza, il differenziale è un meccanismo molto utile, in altre situazioni, può risultare addirittura dannoso. Sorge quindi, l’esigenza di “bloccarlo” all’occorrenza.
In un altro articolo parleremo in dettaglio dei principi da seguire, per la realizzazione del “bloccaggio” di un differenziale.