Covid-19

Aziende automotive in Italia bloccate dal Coronavirus

Le aziende automotive di tutto il mondo rischiano di subire un brusco rallentamento di produzione con conseguenze dal punto di vista economico. Chi per cause direttamente connesse all’emergenza Coronavirus, dovute ad uno stop forzato del lavoro, chi invece per vie secondarie ma comunque indirizzabili alle misure di prevenzione.

Situazione particolarmente veritiera in Cina, dove solo a Wuhan sono presenti 48 aziende automotive con circa 21 milioni di veicoli immatricolati ogni anno.

Emergenza che colpisce anche il mondo del Motorsport, dove Formula 1 e Formula E sono interessate in prima linea nel posticipo o annullamento di alcuni weekend di gara.

Tesla ha cercato di fornire il suo aiuto offrendo la possibilità di ricariche gratuite. Lo scopo, in Cina, è stato quello di favorire gli spostamenti dei cittadini per contrastare in parte l’epidemia.

In uno scenario del genere anche l’Italia si appresta a vivere problematiche simili, con notevoli disagi per alcune aziende automotive localizzate nei “focolai” del Paese.

Le aziende automotive italiane coinvolte nell’emergenza

Non solo aziende automotive localizzate nella “zona rossa”, quella dalla quale attualmente non è permesso né entrare né uscire secondo il Decreto in vigore.

PH: bsnews.it

Le prime industrie che hanno già confermato le problematiche – sì, perché di ora in ora, e di giorno in giorno, l’attuale situazione potrebbe aggravarsi – sono la Italdesign Giugiaro (in provincia di Torino) e la MTA (localizzata a Codogno, focolaio lombardo dell’emergenza).

Le due differenti situazioni

Da un lato abbiamo la Italdesign che, pur essendo abbondantemente distante dalla “zona rossa” lombarda, si è ritrovata a chiudere momentaneamente l’azienda a seguito della positività al virus di un suo dipendente. A cascata, quindi, seguono misure cautelative che impongono la chiusura e un’attenta osservazione dei colleghi più stretti.

Italdesign è stata fondata nel 1968 e da allora si occupa principalmente di progettazione automobilistica, passando anche attraverso uno studio del progetto del prodotto, attività di modellistica e test per produttori di tutto il mondo.

Dall’altra parte abbiamo invece la MTA, proprio dentro la zona a maggior rischio di contagio. Un’azienda che si occupa di produrre componenti elettronici ed elettromeccanici per tutto il mercato Automotive e Agriculture a partire dal dopoguerra, nel 1954.

Il problema in questo caso è più grave in quanto non si sa quando possa riprendere l’attività lavorativa, con notevoli conseguenze anche su altre aziende automotive europee. Infatti dalla componentistica prodotta da MTA dipendono aziende quali Renault, BMW, Peugeot e anche FCA.

Proprio per quest’ultimo motivo l’azienda stessa ha richiesto al Prefetto di Lodi la possibilità di far lavorare almeno il 10% del personale complessivo, circa 60 dipendenti. Questa soluzione, se portata avanti con le giuste misure di sicurezza, potrebbe scongiurare gravi danni economici alle altre aziende coinvolte nel settore, nonostante comunque sia in opposizione al Decreto Legge attualmente in atto.

Infatti il punto j dell’articolo 1 impone la “chiusura di tutte le attività commerciali, esclusi gli esercizi commerciali per l’acquisto dei beni di prima necessità”.

I consigli delle aziende automotive aperte

Attualmente non tutte le attività commerciali sono a rischio. Tra le principali del nord Italia citiamo Michelin, con le sue sedi piemontesi di Torino, Cuneo e Alessandria.

L’azienda che si occupa della produzione e della vendita di pneumatici ha richiesto una lista delle persone che abitualmente si recano presso i propri siti di produzione. Il fine è quello di non far inviare personale dipendente, corrieri e collaboratori vari che per qualsiasi occasione si siano trovati nelle aree “peggiori” nei 14 giorni precedenti, proprio per evitare la diffusione del virus.

In conclusione, qualora fosse possibile, è sempre preferibile lo smart working.