Automotive: negli USA 24.400 congedi non retribuiti in 24 ore
La crisi economica scatenata dalla pandemia da Coronavirus tocca da vicino anche il settore dell’automotive. In questo articolo parliamo degli Stati Uniti, dove la situazione si sta facendo veramente drammatica.
Come anticipato nel titolo, solo ieri la Nissan e la Honda hanno proceduto con il congedo non retribuito di ben 24.400 dipendenti.
Che cosa è il congedo non retribuito
Il congedo è un’assenza da lavoro per un determinato lasso di tempo, che può avvenire per svariati motivi, e che un dipendente può richiedere alla sua azienda. In questo periodo di emergenza, in Italia le aziende hanno la facoltà di poterlo “imporre” ai propri dipendenti, anche se si tratta di un congedo retribuito (parentale, nel caso specifico). Un altro strumento che le nostre aziende possono utilizzare per lasciare temporaneamente a casa i dipendenti è la cassa integrazione, e infatti nel decreto “Cura Italia” sono stati stanziati dei fondi per poterla garantire a quanti più lavoratori possibile, ove necessario.
Lo strumento di cui le aziende operanti negli Stati Uniti stanno usufruendo è invece il congedo NON retribuito, per il quale quindi i dipendenti rimangono a casa e non ricevono il proprio salario. Anche in Italia è contemplato il suo uso, ma solo per specifici bisogni.
Chi paga maggiormente il congedo non retribuito
Questo strumento potrebbe pesantemente penalizzare i lavoratori non iscritti al sindacato UAW, acronimo di United Automobile Workers. Questo sindacato conta circa 390.000 iscritti, che possono ovviamente trarne dei benefici. La maggior parte di questi iscritti sono però operai di fabbriche dell’automotive localizzate nel nord degli Stati Uniti.
La questione è quindi penalizzante in maggior misura per i lavoratori degli stati del sud, meno tutelati dai meccanismi estremamente flessibili del mercato del lavoro americano.
Molti costruttori hanno le loro fabbriche proprio nel sud del paese. La Honda ad esempio produce in Alabama, Ohio, Indiana e South Carolina.
Il mercato del lavoro statunitense è a rischio crisi
Andando oltre il mondo dell’automotive, solamente la scorsa settimana ben 6,648 milioni di persone hanno fatto domanda per il sussidio di disoccupazione. Se si sommano ai 3,3 milioni di due settimane fa, si arriva quasi a 10 milioni di richieste. Si può capire quindi quanto sia grave la situazione. La Federal Reserve ipotizza che negli Stati Uniti i posti di lavoro a rischio possono essere nell’ordine dei 47 milioni. I settori in cui il rischio è maggiore sono quelli a maggiore flessibilità, come quello della Gig Economy.
La situazione dell’automotive USA, nel dettaglio
In questa sezione parliamo dei provvedimenti che hanno preso case nipponiche come Honda e Nissan e costruttori locali, come Tesla.
- Honda: il colosso giapponese ha licenziato temporaneamente 18.400 lavoratori, distribuiti tra le fabbriche dell’Alabama, dell’Ohio e dell’Indiana. Le fabbriche rimarranno chiuse per tutto aprile (sono chiuse dal 23 marzo) e gli operai avranno lo stipendio garantito solamente fino a Pasqua.
- Nissan: i licenziamenti temporanei totali sono al momento circa 10.000
- Toyota: la produzione negli stabilimenti statunitensi e canadesi è ferma fino al 17 aprile
- FCA: la chiusura delle fabbriche è stata prorogata al 4 maggio
- Tesla: nell’area di San Francisco e New York ha iniziato a congedare i lavoratori non essenziali e in generale sta procedendo con un taglio degli stipendi. Questo taglio sarà in vigore per tutto il secondo trimestre ed è così distribuito: 10% per gli operai, 20% per gli amministrativi e 30% per i dirigenti. Al momento la data della ripresa della produzione è il 4 maggio. A Fremont sarebbe dovuta iniziare la produzione della Model Y, che quindi ora slitterà.
Calano anche le vendite
La situazione è molto critica anche per quanto riguarda le vendite, che sono crollate vertiginosamente. Il calo nel mese di marzo è stato del 27 %, con meno di un milione di veicoli venduti. La JD Power prevede una flessione dell’80 % nel mese di aprile. Per la fine del 2020 è previsto un calo che si aggira tra il 10 e il 30 %. Significa che, se l’anno scorso sono stati venduti oltre 17 milioni di mezzi, quest’anno non saranno più di 12 milioni (numeri paragonabili a quelli del biennio 2008/2009).