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Museo Alfa Romeo: nei meandri della storia automobilistica italiana

Alfa Romeo è un marchio storico che ha lasciato un segno indelebile nel mondo delle quattro ruote. Sono stati progettati dei modelli che ancora oggi ci si chiede come possano essere stati fatti all’epoca: presentano design talmente futuristici da risultare moderni nonostante l’idea risalisse agli anni ’60 o ’70. Il tutto è iniziato a Milano, il 24 giugno 1910. In quel giorno, un gruppo di uomini d’affari italiani diede vita all’ Anonima Lombarda Fabbrica Automobili (A.L.F.A.) e iniziò a costruire automobili. Oggi, naturalmente, conosciamo quella casa automobilistica come Alfa Romeo, un marchio che ci ha regalato nel corso dell’ultimo secolo alcune delle auto più belle e suggestive mai realizzate.

Alfa 155, 156 e Giulia da corsa

E chi meglio può accompagnarci attraverso alcuni di quei momenti iconici automobilistici, se non il curatore del Museo Storico Alfa Romeo Lorenzo Ardizio? Ardizio ha scritto ben dieci libri sul marchio italiano e ne possiede ben quattro di Alfa Romeo nel suo garage. In un’intervista in videoconferenza rilasciata a CarAdvice, Ardizio ha spiegato un po’ il Museo visto dall’interno.

Museo Alfa Romeo: l’intervista a Lorenzo Ardizio

Personalmente possiedo quattro Alfa“, ammette Ardizio, “perché ovviamente, se decidi di lavorare in quel tipo di museo, la semplice conoscenza non basta. È necessario essere un Alfista. Guido personalmente una Giulia GT, una Duetto, una GTV e una nuova Giulia. Penso che questo sia importante, perché l’Alfa Romeo non è solo qualcosa da guardare in un museo, ma è qualcosa da guidare. È un’esperienza completa. Probabilmente è uno dei motivi per cui il marchio ha così tanti appassionati, così tanti club, così tanta passione in giro”.

Si tratta dunque di una passione vera: basta parlare con un qualsiasi proprietario e subito si evince che amano le proprie auto, cosa che i proprietari di altri marchi, ad eccetto di quelli esclusivi, non fanno.

Museo Alfa Romeo

Penso che una delle parti importanti del marchio sia la sua capacità di essere inclusiva”, afferma Ardizio. “È premium, non esclusiva, perché tutti sono i benvenuti in Alfa Romeo. Tutti possono guidare, capire perché un’Alfa Romeo è diversa da qualsiasi altra auto. È difficile da descrivere: è una questione di design, di prestazioni, di piacere di guida e anche perché ogni Alfa è facile da riconoscere. Quando guidi un’Alfa Romeo, capisci immediatamente, senti immediatamente che questa è un’arte“.

Il museo è costituito da una collezione di circa 270 modelli e curarli tutti non è affatto facile. Il lavoro di Ardizio non è solo far tenere pulite le auto per mantenere alto il valore, ma è proprio quello di documentare una parte importante della storia automobilistica.Ovviamente un museo è il luogo in cui puoi parlare del grande momento del marchio, delle cose pazze, dei modelli leggendari, delle persone“, dice. “Ma un museo non è solo un luogo fisico, non è solo un edificio e non è solo la collezione all’interno di esso. Il museo deve essere una raccolta di fatti, di pietre miliari e di storie. Quindi abbiamo qualcosa dietro le quinte, perché sotto quelle coperte rosse nei nostri magazzini, non sono solo automobili, non solo prototipi, ma anche storie di cose che che non sono mai accadute. Segreti, prototipi, i sogni dei designer“.

È il sogno di ogni appassionato di auto di lasciarsi andare in un museo con le chiavi di una collezione inestimabile di arte automobilistica. Per Ardizio, è una realtà. “Fa parte del mio lavoro occuparmi della collezione e talvolta sono così fortunato che… devo guidarle“, spiega con un sorriso.

Alfa Romeo Carabo

Tuttavia, non tutte le auto della collezione sono completamente funzionali per una serie di motivi. “Esistono diversi livelli“, afferma. “Abbiamo alcune macchine che normalmente funzionano. Poi abbiamo alcune macchine che decidiamo di mantenere statiche. Vi faccio un esempio: l’Alfa Romeo Carabo, la prima concept car a forma di cuneo. Quell’auto è completa. Ogni componente funziona. Ma probabilmente, mettendola in moto, le vibrazioni possono danneggiare la vernice e la parte prototipo della carrozzeria. Quindi l’auto è completa, ma decidiamo di mantenerla perfettamente statica. E poi abbiamo altre vetture che non sono complete, perché provengono dal nostro dipartimento di ricerca o sono esempi di sviluppo tecnico. Quindi a volte decidiamo di ripristinarle, per farle funzionare. A volte preferiamo mantenere le loro condizioni originali. Quindi ogni auto ha un programma diverso, ma le auto attualmente in funzione rappresentano più o meno il 65% della collezione“.

I modelli più importanti della collezione

È una collezione, ovviamente, che copre tutti i 110 anni di storia dell’Alfa Romeo. Individuare le auto più importanti di quella collezione non è un compito facile. “Ovviamente, ogni vettura Alfa Romeo della collezione è un capitolo della nostra storia“, afferma Ardizio. “Ci sono alcune auto che sono più rappresentative e per il loro interesse questo è un motivo per innamorarsene. Nell’era prebellica, probabilmente l’auto più iconica era la AC 2300, perché era in grado di vincere tutto in ogni categoria e anche oggi il piacere di guida è imbattibile. Nel dopoguerra, probabilmente la Giulia GT, per lo stesso motivo: perché era il perfetto equilibrio tra prestazioni, design e italianità. È un’opinione personale, ma basata su qualcosa che tutti possono toccare sull’auto”.

Alfa Romeo AC 2300 Spider

Volendo fare un paragone, in ogni museo c’è la propria Gioconda, ma nel caso dell’Alfa Romeo, Ardizio riporta che non ce n’è una sola, ma sono molte di più. “Non è solo una (in riferimento alla Gioconda), ma abbiamo alcune macchine che sono importanti per il loro ruolo nella storia e perché sono uniche e l’unica vettura presente nel museo“, afferma. “Ovviamente la prima vettura, la 24 CV, la prima mai prodotta. Poi la P2, che vinse il campionato del mondo nel 1925, l’AP 2101, perché era un’auto speciale unica, una tantum, con una storia incredibile e condizioni incredibili. Poi le Alfetta, campione del mondo di Formula 1 nel 1950 e nel ’51. Quindi ovviamente la Stradale”.

All’imposizione di scegliere obbligatoriamente un’auto preferita tra le oltre 270 presenti, Ardizio ha risposto: “No, penso che ogni macchina sia importante per la nostra collezione“, afferma con enfasi. “Non voglio sceglierne una”.