Niki Lauda F1 – Oggi, ad un anno esatto dalla morte di Niki Lauda, abbiamo deciso di ricordare una parte della sua vita, un aneddoto che sicuramente i più giovani o gli appassionati che seguono la Formula 1 da poco non ne sono a conoscenza. Bisogna, però, tornare indietro nel tempo al 28 settembre 1979. Era venerdì ed era il momento di scendere in pista perché si tenevano le sessioni di prove libere, molto importanti per stabilire il setup con cui correre due giorni dopo. È il Gran Premio del Canada, a Montreal, e quello è il penultimo appuntamento valido per il mondiale 1979.
Il mondiale piloti era già stato assegnato a Jody Scheckter nella gara prima, a Monza. Niki Lauda era alla guida della Brabham numero 5. Quella del 1979 è stata una delle peggiori annate della sua carriera: era riuscito a conquistare solo 4 punti ed una vittoria nel GP di Imola che non era valido per il mondiale. Quel venerdì, Lauda effettuò pochi giri e anche lenti: il miglior tempo fu più lento di circa 2 secondi e mezzo rispetto al compagno di squadra Nelson Piquet.
Mentre i secondi della sessione in corso scorrevano inesorabili, Lauda parcheggiò la sua Brabham BT49, si avvicina a Bernie Ecclestone ed afferma: “Non me la sento di correre. Girare in tondo è da cretini. Per il 1980 non se ne fa niente, non sarò più un pilota“. Inizialmente, Ecclestone non capì il motivo di tale scelta: aveva ipotizzato che ciò fosse per la Lauda Air, la compagnia aerea creata dal pilota della Brabham. Di fatto, Ecclestone decise di controbattere ponendo una condizione, ovvero quella che nel 1980, Lauda non avrebbe dovuto correre per nessun team, di nessuna categoria. Con disinvoltura, l’austriaco accettò.
A quel punto, iniziava la corsa contro il tempo per Ecclestone. Si recò da Hector Rebaque che faceva da capo e pilota per il team Rebaque. Tuttavia precedenti attriti tra Ecclestone e Rebaque costrinserò quest’ultimo a rifiutare con un categorico “NO!” il posto in monoposto. Non si diede per vinto, però, il buon vecchio Bernie. Provò anche con Ricardo Zunino: “Niki non corre. Vuoi salire sulla monoposto tra mezz’ora e qualificarla?“. Zunino era al settimo cielo ed un certo Gordon Murray gli fece un corso accelerato sul come guidare l’auto. Niki Lauda gli prestò guanti, casco e tuta e nell’indossare i primi, Zunino notò un particolare: per ogni dito c’era una monetina inserita nei guanti. Il motivo ufficiale non c’è: l’ipotesi più accreditata è che Niki Lauda amasse profondamente i soldi. Comunque, in qualche modo, Zunino riuscì non solo a qualificarsi, ma ad ottenere anche un buon settimo posto in gara.
La notizia, dal venerdì al sabato, si diffuse a macchia d’olio e i giornalisti erano in competizione per ottenere lo scoop del secolo. Il sabato, le prime pagine dei quotidiani erano tutte dedicate alla vicenda che vedeva coinvolto Niki Lauda. Il giorno dopo, l’ex pilota austriaco era già in California per la sua compagnia aerea. Apparentemente, con la motivazione data a Bernie Ecclestone, quell’addio al mondo delle corse sembrava definitivo. E, invece, come ben sappiamo, nel 1981 risalì sulla monoposto e corse fino al 1985, conquistando un altro titolo mondiale nel 1984, il terzo in carriera, con un distacco di appena mezzo punto su Alain Prost.