Niki Lauda e l’incidente del Nurburgring
“Chi era Niki Lauda? Quello dell’incidente.” Troppo spesso si sono sentite queste tre parole accostate: Niki Lauda incidente. Tre parole che fanno ricordare quei brutti eventi del Nurburgring.
Ma Niki non può essere ricordato solo per i tragici momenti dell’estate 1976, ad un anno dalla sua morte abbiamo voluto ricordarlo per l’uomo che è stato, dotato di un carattere unico nel suo genere.
Tuttavia l’incidente e il “breve” ma intenso recupero hanno segnato profondamente la sua vita. Per questo cercheremo di rivivere il contesto di una Formula 1 degli anni ’70, in cui rischio e rivalità facevano da padrone.
“Niki Lauda incidente”
Tre parole che messe vicine fanno paura, ma rendono chiaro quello che successe in pista.
1 agosto 1976. Nel famoso circuito del Nurburgring era in programma il decimo Gran Premio stagionale. Un violento acquazzone aveva ricoperto tutto il circuito, tutti i 22.835 km dell’allora Nordschleife (anello Nord). Ci fu una discussione fra tutti i piloti prima dell’inizio: in gioco c’era la disputa del GP stesso, che per qualche pilota doveva essere annullato o rinviato. Niki Lauda era tra i meno convinti e sosteneva che non si dovesse correre, rischio e pericolosità erano troppo elevati. Ad ogni modo la competizione iniziò come se nulla fosse.
Dopo soli tre giri dal via ecco l’incidente che segnò la storia della Formula 1. Dopo la curva Ex-Muhle e il tornante Bergwerk, Niki Lauda e la sua Ferrari 312 T2 (che sostituiva la precedente Ferrari 312 T) persero il controllo, andando a sbattere contro la parete rocciosa laterale e rimbalzando nel centro del tracciato. Questo provocò il successivo impatto con altre vetture che sopraggiungevano.
Sul luogo dell’incidente passò in quegli istanti anche Arturo Merzario che senza esitazione si precipitò in suo soccorso; così ricorda quegli attimi:
“Dell’incidente di Lauda bisogna analizzare tre diversi aspetti. Ha perso il casco nel primo impatto e per questo motivo è stato poi esposto alle fiamme e alle bruciature, le esalazioni di magnesio lo stavano uccidendo e non da ultimo, è stato davvero difficile estrarlo dalla macchina. Gli altri usavano l’estintore, io non riuscivo a premere la levetta per sbloccare la cintura perché si dimenava: la sua fortuna fu quella di svenire così io riuscii a liberarlo. Un’altra sua fortuna è stata la respirazione artificiale che ho imparato al militare e che gli ha consentito di rimanere ancora in vita per circa 10 minuti prima dell’arrivo dei soccorsi”.
Tutto riassumibile con queste scene:
Una rapida guarigione
Dapprima trasportato in tre diversi ospedali, con ustione di terzo grado su tutto il volto e di primo grado in altri parti del corpo. Poi fortunatamente Niki Lauda venne giudicato fuori pericolo di vita imminente, ma il rischio di non poter più tornare a correre era concreto.
Il 12 settembre 1976, sotto gli occhi increduli di tutti, Niki Lauda si presentò all’autodromo di Monza dopo soli 42 giorni dall’incendio in Germania.
Nel frattempo James Hunt aveva recuperato parecchi punti che lo dividevano dal primo posto in classifica. Ma Niki non voleva mollare un metro. A Monza infatti, quando non si pensava nemmeno lontanamente possibile una sua presenza, arrivò ad un passo dal podio, al quarto posto.
Successivamente arrivò ottavo in Canada e terzo nel Gran Premio degli Stati Uniti. Infine, quando il campionato era ancora aperto, decide di ritirarsi dal GP del Fuji, giudicato nuovamente troppo rischioso per un violento nubifragio tipico del Giappone. Quell’anno lo concluse al secondo posto, a 68 punti, ad un solo punto dal rivale James Hunt.
La storica rivalità tra i due campioni di F1, l’incidente del Nurburgring e parte della vita di Niki Lauda sono state raccontate nel film Rush del 2013.
Purtroppo il film ha puntato molto su una forma romanzata delle vicende.
Infatti presenta alcune inesattezze storiche, tra cui una falsa profonda inimicizia fra i due protagonisti e la riunione formale prima della gara del Nurburgring che non avvenne.