Andreas Nikolaus Lauda, più semplicemente conosciuto e ricordato come Niki Lauda. Ad un anno dalla sua morte vogliamo ricordarlo per la sua gloriosa e particolare carriera, ma anche per l’uomo che è stato, dotato di una personalità e tenacia fuori dal comune.
Era infatti la notte tra il 20 e il 21 maggio dello scorso 2019 quando Niki Lauda smise di soffrire, a 70 anni, in una clinica di Zurigo.
La causa del decesso fu ufficializzata come insufficienza renale, ma anche i mesi precedenti furono parecchio duri per la continua degenza richiesta dalla dialisi. Negli anni precedenti infatti aveva subito due trapianti di reni, il primo donato dal fratello e il secondo dalla moglie Birgit.
Per non lasciarsi scappare nulla, nel 2018 Niki Lauda fu sottoposto anche ad un trapianto di polmone a seguito di un’acuta infezione polmonare.
Austriaco di nascita, Niki Lauda non poteva che esordire in Formula 1 nel Gran Premio di casa. Partecipò quindi al GP d’Austria del 1971, che però non riuscì a terminare dato che la March che guidava lo costrinse al ritiro.
Negli anni successivi Niki riuscì ad aggiudicarsi il grado di “pilota costante e buon collaudatore”, tanto che per la stagione 1974 la Ferrari gli offrì un posto da pilota ufficiale.
Nel 1975 Niki, grazie alla sua velocità, ma anche alla competitività della propria Ferrari 312 T, si laureerò Campione del Mondo, riportando il Cavallino sul tetto dei vincitori.
L’anno successivo, il 1976, sembrò iniziare allo stesso modo, quasi già destinato ad essere la continuazione del precedente. Tuttavia fu un anno particolare per la Formula 1, probabilmente uno dei più particolari e ricordati.
L’acceso confronto con James Hunt, il terribile incidente del Nurburgring, la guarigione e il ritorno in pista non fecero altro che attirare tutta l’attenzione mediatica.
Nel 1977 Niki Lauda tornò alla vittoria del titolo iridato con la Ferrari, a bordo dell’evoluta Ferrari 312 T2, già messa in pista nella stagione precedente. Una vettura meno aggressiva grazie a forme più armoniose e alla riduzione delle prese d’aria.
Negli anni successivi si trasferì alla Brabham e alla McLaren, dove terminò la sua carriera nel 1985. L’anno precedente però, nel 1984, non si dimenticò di lasciare il segno e vincere il suo terzo titolo mondiale.
Nel 1979, del tutto a sorpresa, Niki Lauda annunciò il proprio ritiro dalle corse. Tuttavia si dimostrò soltanto un periodo di stop durante la quale il campione austriaco si impegnò per lo sviluppo della propria compagnia aerea, la Lauda Air.
Una compagnia che cominciò ad operare a tutti gli effetti verso la metà degli anni Ottanta, senza però mai eccellere al punto di distinguersi dalle altre. Un lento declino la accompagnò fino al 2013, quando fu completamente assorbita dalla Austria Airlines Group.
Con l’aviazione non era finita qui. Grande appassionato di aerei, Niki Lauda diede vita ad altre due compagnie aeree: la Niki e la Laudamotion. La prima una piccola compagnia attiva in Austria dal 2003 al 2017, la seconda assorbita dal gruppo Rynair.
Ma il mondo della Formula 1 gli è sempre rimasto a cuore. Dopo aver ricoperto il ruolo di consulente in Ferrari, negli ultimi sette anni della sua vita, a partire dal 2012, vantò la carica di presidente non esecutivo del team Mercedes di F1.
Un uomo viene ricordato non solo per ciò che ha fatto, ma anche per tutto quello che ha detto.
“Quando ce la fai sono tutti con te, quando perdi li hai tutti contro. In mezzo non c’è niente”. Niki Lauda è stato un uomo sempre molto diretto e sincero. Non nascondeva mai la sua opinione, anche quando non era comodo esporla.
“Preferisco avere il mio piede destro che un bel viso”. Un chiaro riferimento all’incidente del Nurburgring. Un evento che ha segnato la sua vita, ma che non gli ha negato altri due titoli mondiali negli anni successivi.
“Uso sempre metodi estremi”.