Cosa c’è dietro l’exploit di Gasly e dell’AlphaTauri?
Tutto si può dire di Dietrich Mateschitz tranne che non abbia fiuto per gli affari e, in ambito automobilistico, per i talenti. La vittoria dell’AlphaTauri, scuderia satellite della Red Bull, al recente Gran Premio d’Italia ha riportato in auge la scuderia che ha sede a Faenza, erede della leggendaria Minardi che ha goduto della passerella della Formula 1 per oltre due decenni.
Chissà a quanto era quotata la vittoria di Gasly sui migliori siti scommesse online. La fortuna, come spesso accade in occasione di exploit di questo tipo in Formula 1, ha giocato un ruolo decisivo: sosta ai box un giro prima della safety car e penalizzazione a Lewis Hamilton, i due momenti che hanno lanciato il pilota francese verso la sua prima vittoria in carriera.
Eppure l’AlphaTauri aveva già mostrato di essere veloce, sin da inizio stagione: costantemente in lotta per la Q3 e spesso pimpante in gara, la scuderia italiana ha potuto festeggiare un nuovo Gran Premio dopo quello vinto da Sebastian Vettel, sempre a Monza, nel 2008. La denominazione era quella originaria, Toro Rosso, e anche il cambio ad AlphaTauri nasconde un’altra intuizione del Mateschitz imprenditore.
La linea d’abbigliamento
Il cambio punta a mettere in evidenza il marchio d’abbigliamento che è stato lanciato da Red Bull ormai due anni orsono. Non si tratta, ovviamente, di una linea convenzionale: parliamo di abiti composti da tessuti e materiali “hi-tech”, una ricerca dell’eccellenza dal punto di vista tecnologico che ha trovato un accoppiamento perfetto con quanto accade in Formula 1.
Così per la prima volta abbiamo assistito ad una sfilata di moda ad accompagnare la presentazione di una vettura di Formula 1 e ad eventi collaterali ai Gran Premi che disputa la scuderia, com’è stato il caso della nuova collezione mostrata alla Rinascente di Milano pochi giorni prima di Monza.
L’acquisizione della Minardi e Formula Future
A ben vedere, le differenze, fatte le dovute proporzioni, tra Mateschitz e Giancarlo Minardi non sono clamorose, anzi. Ad accomunare i due c’è di certo la ricerca costante del “talento”, uno spirito mecenate che ha portato il magnate austriaco a prelevare la scuderia di Faenza nel 2006 e a costruire un gruppo giovane ed ambizioso: l’età media dei lavoratori di AlphaTauri supera di poco i 30 anni, le nazionalità sono le più disparate fermo restando che circa la metà dell’organico continua a parlare italiano.
La ricerca del talento anche fuori dalla pista è peraltro confermata dal progetto Formula Future: 18mila candidature spontanee all’anno sono valutate a Faenza per continuare a ringiovanire e migliorare il team.
I talenti in pista
I risultati sportivi sono quindi la punta dell’iceberg e riescono a rubare l’occhio. AlphaTauri ha un budget pari a 150 milioni di euro annui, per intenderci siamo quasi ad un terzo di quello stanziato da Mercedes per le sue “frecce nere”. E se spesso la frenesia di Mateschitz ha finito anche per bruciare qualche giovane pilota di buone potenzialità, nel caso di Gasly la “retrocessione” dalla Red Bulla alla scuderia satellite sembra averlo fortificato. Il francesino che vive a Milano guadagna 1 milione di euro a stagione, più bonus da 10mila euro a punto conquistato. Confronto stridente coi paperoni del circuito come Hamilton (50 milioni) e Vettel (oltre 30 milioni).
Proprio come accadeva con Minardi, coraggioso nel lanciare tanti piloti italiani anche di successo come Nannini, Morbidelli, Trulli e Fisichella, senza dimenticare due “top” come Alonso e Webber che mossero i primi passi proprio a Faenza, anche Mateschitz vanta già un discreto curriculum da questo punto di vista: Verstappen è il campione di oggi e di domani, Sainz jr. è approdato in Ferrari, Ricciardo è tra i piloti più talentuosi del paddock. E la lista è destinata ad allungarsi nei prossimi anni.