Automotive

Quando gli ingegneri Mazda inventarono… l’auto-valigia guidabile

‘WE ARE ENGINEERS’, è proprio il caso di dirlo: il motto che campeggia sul sito ufficiale Mazda non è solo un pourparler. L’iconico marchio giapponese, nato nel 1920 come produttore di oggetti in sughero, dallo sbarco nel mondo dell’Automotive non è si è mai risparmiato in fatto di esercizi progettuali di stile e unconventional ideeas destinate a rimanere nei ricordi dei fans più affezionati. Fra questi però non spiccano solo motori rotativi, mini-bus e moto 2t, ma anche un oggetto che oggi si direbbe ‘di micromobilità urbana‘: la Mazda Suitcase, un’auto-valigia nata nel 1991, dalla joint-venture con Samsonite.

Fantasyard: nasce la Mazda suitecase-car

Erano primi anni ’90, epoca d’oro per la Casa giapponese, sopraffatta sopraffatta in positivo dalla domanda per la roadster che sarebbe divenuta la più venduta al mondo, la Mazda MX-5 e reduce dalla vittoria a Le Mans con il rotativo 787B nonché dal concept rotativo alimentato a idrogeno Mazda HR-X. A Hiroshima, complice anche la fine della Guerra Fredda, si respirava il clima giusto per dare spazio a nuove ingegnose idee, sull’onda del neonato World Wide Web.

La suitecase-car nacque appunto per partecipare ad una delle note e temute competizioni interne fra gli ingegneri ed i tecnici Mazda, la Fantasyard. La competizione, in essere dal 1989 al 1991, nell’estenuante mercato automobilistico globale odierno, tra stringenti normative anti-inquinamento e budjet vincolanti, sarebbe quantomeno impensabile. Iniziative di questo tipo erano però all’ordine del giorno nel clima distensivo che si respirava nei primi anni ’90, e favorirono senz’altro l’incessante sviluppo tecnologico alla base dei tre decenni successivi.

Nel dettaglio, i dipendenti, organizzati in squadre, avevano il compito di progettare un prototipo funzionante di stampo futuristico: l’idea migliore sarebbe poi passata dalla carta alla linea di montaggio. Fu così che il team di sette ingegneri del dipartimento trasmissioni manuali si aggiudicò il premio, incastonando un motore a benzina a due tempi da 0,034 litri con potenza massima di 1,7 CV in una valigia Samsonite da 57×75 centimetri, che unita ad una pocket-bike arrivava ad accarezzare un tenore cinetico di ben 30 km/h. Ecco quindi realizzato, con una 20ina d’anni d’anticipo rispetto ai moderni monopattini elettrici, hoverboard e segway uno dei primi (ed assolutamente non eco-sostenibili) progetti di micromobilità urbana.

Mazda suitcase: com’è fatta e come funziona

Il team, dopo aver acquistato la più grande valigia Samsonite hard-shell che riuscì a trovare, sventrò totalmente una moto Pocket Bike e stipò all’interno della prima, le componenti utili della seconda. Quindi, il piccolo manubrio, gli pneumatici da 4 e da 6 pollici ed il propulsore trovarono posto con successo nella Samsonite. Le ruote posteriori trovarono alloggiamento all’esterno del guscio della valigia, mentre la singola anteriore campeggiava internamente tramite portello removibile. L’assemblaggio del piccolo veicolo, a patto di avere buona manualità, necessitava di soli 60 secondi, e la struttura risultava stabile fino al raggiungimento della propria velocità massima, ossia 30 km/h. Bastava infatti ruotare la ruota anteriore in posizione ortogonale rimuovendo il portello della custodia, inserire le ruote posteriori, agganciare il sedile all’assale posteriore… e mettere in moto!

Forse, l’unica pecca, prevedibile dato il periodo storico, era il peso: l’auto-valigia raggiungeva infatti i 30 kg, carburante escluso. Il prototipo originale, costruito per favorire la mobilità negli allora già affollati aeroporti giapponesi, andò accidentalmente distrutto pochi mesi dopo la sua creazione. Ad oggi però, l’unica -forse- valigia ancora esistente, funziona ancora perfettamente a 30 anni dalla sua creazione.

Il successo internazionale ed il – calcolato – flop commerciale

La Suitecase Mazda ottenne un successo mediatico così inaspettato, che la Casa ne produsse altre due, una per gli States (l’unica intatta ad oggi) ed una per l’Europa, poi esposta al Salone Internazionale dell’Automobile di Francoforte del 1991 e poi scomparsa in circostanze misteriose. Addirittura, il noto programma di intrattenimento ‘Oprah Winfrey Show’, richiese la versione statunitense ed i tecnici che l’avevano ingegnata, nei propri studi per una serata. Tuttavia, il peso eccessivo e lo scomodo motore a due tempi, non resero grazia all’auto-valigia.

La produzione in larga scala infatti, non fu mai presa in considerazione, e la valigia rimase solamente un’ottima copertura mediatica per il marchio giapponese. Ad ogni buon conto, l’auto-valigia rese senz’altro onore al DNA Mazda, fatto ancora oggi di baricentri bassi, trazioni posteriori e motori ‘scomodi’, sempre mantenendo vivo il filo conduttore con ciò che ha reso il marchio nipponico uno dei più apprezzati al mondo.