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Morto Nicola Materazzi: l’ingegnere che ha dato vita a Ferrari F40, 288 GTO e Bugatti EB110

Questo mese di agosto è stato tragico dal punto di vista delle persone importanti che ci hanno lasciato. Dopo la scomparsa di Piero Angela, punto di riferimento della divulgazione scientifica e non solo, abbiamo appreso da poche ore la scomparsa dell’ingegnere Nicola Materazzi all’età di 83 anni. Per chi è un appassionato di auto avrà riconosciuto immediatamente l’incredibile perdita che ha colpito il mondo dell’automotive.

Per chi invece, non è un appassionato incallito, basti pensare che è colui che ha dato vita a vetture leggendarie e che resteranno immortali nei secoli, come la Ferrari F40, la Bugatti EB110 e la Ferrari 288 GTO. Ha anche lavorato in Formula 1. In totale, ha lavorato ad oltre 30 progetti, uno più famoso dell’altro.

Morto Nicola Materazzi: la storia di un personaggio unico

L’Ingegnere (la I maiuscola è appositamente voluta) Nicola Materazzi, il “papà della F40” è nato il 28 gennaio del 1939 a Caselle in Pìttari, in provincia di Salerno. Dopo il trasferimento a Sapri, iniziò i suoi studi e all’età di 22 anni realizzò il suo primo go-kart. Si laurea in Ingegneria Meccanica alla Federico II di Napoli. Dopo un anno di prova come assistente docente decise di entrare a tutti gli effetti nel mondo dell’automotive. Nel 1968 approdò in Lancia come specialista di calcoli in telaio, sospensioni e sterzo. Ha partecipato, infatti, allo sviluppo di un’altra auto storica: la Lancia Stratos. Dopo di lei, lavorò anche alla versione sovralimentata da pista chiamata Stratos Silhouette Gruppo 5. Dopo la fusione con FIAT nel 1978, lavorò per Abarth e successivamente per Osella. Qui lavorò al progetto della monoposto di Formula 1 chiamata Osella FA1.

Lancia Stratos

Nel 1979 fu assunto come Responsabile Ufficio Tecnico del Reparto Corse della Ferrari. Fu colui che sovralimentò le Ferrari. Lavorò ai progetti delle 328 Turbo, 288 GTO, 288 GTO Evoluzione, Testarossa, 412 GT. Enzo Ferrari, successivamente, gli designò il ruolo di guidare lo sviluppo della famosissima F40. I primi motori da Formula 1 realizzati da Materazzi erano sì potenti, ma poco affidabili. Pertanto, iniziò a studiare come rendere le auto anche più resistenti: un Gran Premio di Formula 1 va innanzitutto terminato dopo un’ora e mezza di gara.

Come nacque la Ferrari F40

Oltre ai motori, però, Nicola Materazzi imparò proprio a realizzare una vettura nella sua interezza: questo approccio piacque ad Enzo Ferrari, al punto da chiedere consigli all’Ingegnere su come migliorare le prestazioni delle auto di serie, in quanto poco performanti secondo il Signor Ferrari. Enzo Ferrari mostrò a Materazzi lo studio di un motore 3 litri Turbo, che avrebbe dovuto avere 330 cavalli, ma l’Ingegnere fece notare che un motore simile, di cavalli ne dovrebbe dovuti erogare almeno 400. La risposta di Ferrari fu immediata: “Allora lo faccia lei”. A quel punto, Materazzi passò al Reparto Produzione.

Ferrari GTO Evoluzione

Nel 1984 nacque perciò la 288 GTO e parallelamente, fu chiesto anche di lavorare al motore della Lancia LC2 per le gare di resistenza. Dopo la 288 GTO, Materazzi realizzò la GTO Evoluzione, un’auto che era destinata a correre in pista, ma che a causa della cancellazione del Gruppo B e delle limitazioni imposte dai nuovi regolamenti, non potè più partecipare. Su richiesta di Ferrari, quel progetto non fu cancellato: Materazzi lo sviluppò ulteriormente realizzandone una versione stradale. Nacque così la Ferrari F40 nel 1987, che all’epoca fece segnare il record di velocità massima per una vettura di serie: 324 km/h poteva raggiungere, un primato assoluto in tutto il mondo per l’epoca.

A quel punto, Ferrari voleva affidare a Materazzi il ruolo di Direttore Tecnico del Reparto Produzione vetture stradali. FIAT, però, che aveva il controllo generale a riguardo, decise di puntare su un’altra persona. Materazzi dunque lasciò la Ferrari e passò in Cagiva dal 1990. Nel 1991 si trasferì in Bugatti per prendere il comando dello sviluppo della EB110. Quell’auto aveva alcuni problemi: Materazzi la sviluppò utilizzando un telaio in fibra di carbonio (mentre in origine doveva essere in alluminio a nido d’ape), risolse i problemi di affidabilità e di erogazione della coppia. La lunga e vincente carriera, che non può essere riassunta in un unico articolo, si concluse con la B Engineering Edonis dal 2000 al 2005.

Bugatti EB110

Quell’auto usava come base la EB110, eliminando però la trazione integrale. Con lo sviluppo del motore, si arrivò ad una potenza di oltre 700 cv. La velocità massima raggiunta dall’auto fu di 359,6 km/h. L’Ingegnere Nicola Materazzi ci lascia in eredità dei veri e propri capolavori su ruote. Io, in prima persona, definisco la F40 come la mia auto preferita in assoluto. Sarebbe anche il mio sogno nel cassetto poterne guidare una. Grazie di tutto, Ingegnere!