La Jaguar è stata un grande emblema del motorsport, in particolare si ricordano i successi ed i risultati ottenuti con le vetture Sport Prototipo. Nel Mondiale dedicato a questa tipologia di vetture, infatti, la Jaguar è protagonista di diverse vittorie, trovando, però, nella Mercedes una seria rivale. Così, nel 1991, viene introdotta la Jaguar XJR-14 per combattere la supremazia tedesca.
Il Mondiale Sport Prototipi del 1990 è dominato dalla C11, vettura pensata da Sauber in collaborazione con Mercedes, che vince 8 gare su 9. L’unica vittoria non a nome della monoposto tedesco – elvetica è, infatti, ottenuta dalla Jaguar a Le Mans, con la XJR-12. Il risultato, se pur importante e di rilievo, non soddisfa però le ambizioni della scuderia inglese che, nel 1991, vuole tornare al vertice.
Così, si pensa ad una vettura sviluppata presso la struttura di TWR. Infatti, il rinomato marchio inglese fondato da Tom Walkinshaw nel 1976, produttore di auto sportive in piccola serie, è anche impegnato nelle competizioni. A capo del progetto vi è un certo Ross Brawn, personaggio che non ha bisogno di presentazioni.
Nel 1991, per il Gruppo C del Mondiale Sport Prototipi si ha un cambio regolamentare interessante. I due aspetti principali introdotti in quell’anno riguardano l’utilizzo di motori ad aspirazione naturale da 3500 cc, senza limiti di consumi, ed il peso vettura minimo di 750 kg.
Parlando della propulsione, Jaguar adotta, dunque, un motore Ford dal momento che, in quegli anni, il marchio inglese era di proprietà dell’Ovale Blu. In particolare, viene fornito un V8 a 75° della Cosworth, già in dotazione al team Benetton in Formula Uno per la stagione 1991; la potenza sviluppata è di 650 cv, mentre la cilindrata esatta è 3493 cc. La trazione è posteriore e, curiosità, il cambio meccanico sequenziale a 6 marce è realizzato in magnesio.
Una delle caratteristiche interessanti riguardanti la Jaguar XJR-14 è la costruzione del telaio. Questo, infatti, è pensato sulla tipologia “honeycomb“, ovvero formato da pannelli in alluminio a nido d’ape con all’esterno fibra di carbonio dallo spessore ridotto. Questa tecnologia, di cui ad esempio è composto il cartone, consente una migliore resistenza di tutte le parti che la formano. Altro elemento in fibra di carbonio è la carrozzeria, mentre le sospensioni sono push rod, garantendo un’ottima tenuta di strada; vi sono anche ammortizzatori e barre antirollio.
L’impianto frenante della XJR-14 è formato da 4 dischi in carbonio, mentre gli pneumatici Goodyear, da 17” all’anteriore e 18” al posteriore, sono montati su cerchi Speedline. Per quanto riguarda l’interno dell’abitacolo, invece, si nota il volante a destra ed il resto della strumentazione a lato, il tutto disposto in maniera contenuta e “rivolta” verso il pilota.
Ciò che realmente ha reso la vettura del Giaguaro molto competitiva sono stati i profondi studi aerodinamici. La XJR-14, per esempio, oltre ad un fondo invidiato da tutti i rivali, ha un alettone anteriore incorporato al musetto che genera un effetto suolo, convogliando i flussi fino all’estrattore posteriore.
Al retrotreno, inoltre, è presente una vistosa ala biplano lunga 2 metri e con paratie laterali che scorrono fin quasi all’estrattore d’aria. La vettura, così, genera un carico aerodinamico impressionante che le consente di girare 2 – 3 secondi al giro più veloce delle altre auto in pista, dominando. La prima che riuscì a copiare gli studi della Jaguar fu la Peugeot, introducendo una versione della 205 profondamente rivisitata.
Come già anticipato, l’anno di massimo splendore della Jaguar XJR-14 è il 1991, in cui domina il Mondiale Sport Prototipi, ad eccezione di Le Mans. Sul Cicuit de La Sarthe, infatti, trionfa la Mazda 787B, mentre la Jaguar, inaspettatamente, non schiera la XJR-14, che disputa solo le qualifiche, ma la XJR-12, vettura antecedente ritenuta più affidabile.
La scuderia inglese decide di ritirarsi dal Mondiale Prototipi al termine della stagione 1991, dopo aver vinto il terzo titolo costruttori e quello piloti con l’italiano Teo Fabi. Nel 1992, però, l’attività della Jaguar XJR-14 prosegue in America, in particolare nel campionato IMSA GTP (acronimo di Grand Touring Prototype), dove raccoglie podi e vittorie classificandosi terza a fine stagione.
Una volta ritiratosi, il progetto Jaguar non viene abbandonato. La prima a pensare di acquistare diversi telai della XJR-14 è la Mazda, la quale, non potendo più utilizzare il motore rotativo, abbina i telai Jaguar al motore V10 Judd, anch’esso comprato. Nasce, quindi, la Mazda MXR-01, vettura che, sostanzialmente, è molto simile alla Jaguar XJR-14.
Altra grande casa che pensa alle doti tecniche della XJR-14 è la Porsche, la quale commissiona due vetture sport aperte alla TWR, azienda che il progetto Jaguar lo ha seguito fin dagli albori. L’idea del marchio tedesco era di partecipare al Campionato IMSA WSC che, però, cambiò improvvisamente i regolamenti motoristici. La Porsche, perciò, ci ripensa ed i telai vengono venduti alla Joest Racing, scuderia fondata dall’ex pilota tedesco Reinhold Joest nel 1978. Il team, grazie a questi telai ribattezzati TWR-Porsche WSC-95, vince la 24 Ore di Le Mans nel 1996 e 1997.
Dopo queste ultime occasioni, l’era Jaguar si chiude definitivamente, lasciando comunque un patrimonio tecnico molto interessante e prezioso. Gli studi aerodinamici di quegli anni sono stati esempio di un’evoluzione importante nel motorsport, e non solo, che ancora oggi viene ammirata.
Immagine di copertina: la Jaguar XJR-14. Credit: us.motorsport.com