Le competizioni sono sempre state il banco di prova adatto per testare vetture, tecnologie e capacità. Audi lo sa bene essendo protagonista storica di questo mondo, in cui ha vinto ed ottenuto molto in diverse discipline: dai rally alla Formula E passando per la 24 Ore di Le Mans. Ecco come è nata Audi Sport.
La fondazione della casa tedesca si deve ad August Horch, il quale, nel 1899, crea la A. Horch & Cie, azienda specializzata in riparazioni di vetture. La società cresce e, poco dopo, diventa una vera e propria casa automobilistica. A causa della sua mentalità ed indole proiettate all’innovazione ed agli investimenti, spesso August Horch non era ben visto dai colleghi, i quali, addirittura, lo esclusero dal Consiglio di Amministrazione aziendale.
Horch, non contento di questa situazione, dunque decide di lasciare l’azienda e di crearne una nuova. Non potendo fondare una seconda casa con il suo nome a causa di motivi legali, ha un’intuizione interessante. Suo nipote aveva un figlio studente di latino, il quale, venendo a conoscenza della vicenda, pensa che il cognome Horch nel tedesco antico significa “ascoltare”, dal latino “audire”, quindi “audi”. La nuova azienda si chiamerà, perciò, Audi e verrà fondata nel 1909 a Zwickau, in Sassonia.
Poco dopo la sua nascita, Audi diventa famosa nel panorama automobilistico anche grazie alle prime gare. August Horch decide di chiamare i suoi modelli con le lettere dell’alfabeto in maniera progressiva, iniziando con la Typ A del 1910, seguita l’anno successivo dalla Typ B affiancata alla Typ C. Proprio grazie a quest’ultima vettura, l’Audi si fa conoscere nel mondo delle corse, dando rilievo alla casa tedesca. La gara che battezza l’Audi è la “Österreichische Alpenfahrt“, ovvero la “Corsa Alpina dell’Austria”, evento impegnativo in cui la Typ C trionfa ben 3 volte di fila, dal 1912 al 1914.
Con lo scoppio del Primo Conflitto Mondiale, tutte le case automobilistiche adattano la loro produzione in ambito bellico. Terminata la guerra, dunque, molte di esse si trovano in difficoltà economica, senza possibilità di investire in nuovi progetti. In Germania, le principali aziende automobilistiche quali Audi, Horch, DKW e Wanderer decidono di unire le proprie forze per uscire dalla recessione. Nasce così, il 29 giugno 1932, la Auto Union, società produttrice di vetture e motociclette con il logo dei Quattro Anelli a simboleggiare le aziende componenti.
Dopo il Secondo Conflitto Mondiale, la Germania ne esce sconfitta e, soprattutto divisa in due. Infatti, nell’ormai ex stabilimento di Audi di Zwickau appartenente alla parte sovietica della Germania, si costruiscono le Trabant, auto che non hanno avuto grande evoluzione in tutto il periodo in cui sono state prodotte. La rinascita dell’Audi, perciò, si deve a dei fatti molto curiosi. Lo Stato Maggiore della Auto Union fugge dalla Sassonia ad Ingolstadt, in Baviera, dove rifonda la società. Il marchio viene acquistato nel 1958 dalla Daimler – Benz che, nel 1964, comincia a vendere parte delle azioni alla Volkswagen. Quest’ultima, l’anno successivo, resuscita definitivamente l’Audi con lo scopo di istituire un marchio di lusso ed auto sportive.
Il vero punto di svolta per Audi si ha nel 1980, quando a capo della Volkswagen vi è Ferdinand Porsche, il fondatore dell’omonimo marchio. Le sue idee rivoluzionarie e moderne portano all’introduzione della trazione integrale che debutta sull’Audi Quattro. Proprio nel 1980 e con questa vettura nasce il Reparto Sportivo, inizialmente chiamato Audi Motorsport, portando i Quattro Anelli ai vertici mondiali. A partire dal 1981, dunque, la Casa dei Quattro Anelli partecipa ufficialmente al Mondiale Rally.
L’Audi Quatto vince due Mondiali Costruttori, nel 1982 e 1984, e due Piloti, 1983 con il finlandese Hannu Mikkola e 1984 grazie allo svedese Stig Blomqvist. La vincente vettura tedesca è stata prodotta in diverse versioni fino al 1986, anno in cui la FIA abolisce il Gruppo B, dall’87, dopo i drammatici incidenti al Rally del Portogallo ed a quello di Corsica. L’Audi decide di ritirarsi immediatamente senza concludere la stagione, vendendo alcune vetture ufficiali a team privati per gare di Rallycross e cronoscalate.
Nel 1987, dunque, la casa tedesca non partecipa al Mondiale Rally ma, comunque, utilizza ancora l’Audi Sport Quattro per correre la Pikes Peak, famosissima cronoscalata che si svolge in Colorado sulle pendici dell’omonima catena montuosa. La vettura da rally viene, perciò, opportunamente modificata e ribattezzata Audi Sport quattro S1 E2 Pikes Peak. Vengono introdotti vistosi alettoni che donano un enorme carico aerodinamico al veicolo. Anche il motore viene rivisto, in grado di sviluppare 600 cv. Grazie a questi accorgimenti, l’Audi Sport riesce a trionfare con Walter Rohrl, battendo la rivale Peugeot 205 Turbo 16 Evo2.
A partire dal 1987, ad eccezione della Pike Peak, la Casa dei Quattro Anelli si proietta sulla pista. In particolare, partecipa al rinomatissimo Campionato DTM, acronimo di Deutsche Tourenwagen Masters (Campionato Tedesco Gran Turismo), con l’Audi V8 Quattro. Questo, però, non è l’unico impegno sportivo della Casa. Infatti Audi si iscrive all’IMSA GT Championship prima con la Trans Am e poi con l’Audi 90 Quattro IMSA GTO.
Intorno alla metà degli anni ’90, l’Audi partecipa a diversi campionati europei della categoria Super Turismo, in particolare con l’Audi 80 e successivamente l’Audi A4, entrambe a trazione integrale ovviamente. I successi in questi campionati lanciano i Quattro Anelli verso la 24 Ore di Le Mans, a partire dal 1999. Sul Circuit de La Sarthe l’Audi trionfa per 5 volte su 6 partecipazioni, ottenendo, inoltre, 2 Mondiali Endurance nel 2012 e 2013. Ad aprire le danze è stata l’R8 nel 2000, vettura capace di riportare il marchio ai vertici del motorsport che conta dopo diversi anni di assenza.
L’R8 lascia il testimone, nel 2006, alla R10 TDI, monoposto che ha scritto la storia grazie all’introduzione di un motore Diesel su un’auto da corsa. La vettura, in quell’anno, trionfa nella categoria LMP1 della 12 Ore di Sebring ed alla 24 Ore di Le Mans, primi due appuntamenti stagionali. Il motore, in particolare, è un bi-turbodiesel da 650 cv e 5500 cc di cilindrata. Seguirono, poi, altri modelli vincenti nel Mondiale Endurance (WEC), come le diverse versioni della R18, fino al 2016, ultimo anno di partecipazione Audi prima di passare alla Formula E. Tra i piloti vincitori a Le Mans con Audi, spicca anche l’italiano Dindo Capello nel 2004 e 2006, il quale ha ottenuto anche diversi podi e piazzamenti di rilievo.
Nel 2014 nasce la Formula E, competizione dedicata a vetture monoposto con propulsione elettrica. L’Audi, dunque, guarda con interesse al campionato partecipando con Abt Schaeffler Audi Sport (team privato) sin dalla prima stagione. Nel 2016 – 2017 arriva il titolo Piloti con Lucas Di Grassi, mentre la stagione successiva arriva quello Costruttori ma in veste di team ufficiale, l’unico ottenuto nella serie elettrica. Dopo 7 stagioni, l’Audi si ritira per intraprendere la strada verso Dakar e Formula Uno.
Sulla base dell’esperienza maturata con la propulsione elettrica nella Formula E, Audi partecipa alla Dakar 2022 schierando la RS Q e-tron, avveniristico prototipo spinto da 3 motori elettrici, oltre ad uno termico per ricaricare le batterie. La Casa dei Quattro Anelli è la prima a debuttare con un mezzo del genere nella serie dei Rally Raid, aggiudicandosi alla Dakar 2022 4 vittorie e 10 podi di tappa ed ottenendo il primo successo assoluto all’Abu Dhabi Desert Challenge.
Ma il 2022 è anche l’anno di un’altra grande sorpresa Audi. La Casa tedesca annuncia l’approdo in Formula Uno dal 2026, presentando, al Gran Premio del Belgio, il modello FIA in scala 1:1 con livrea Audi Sport. Recentemente, poi, è stata confermata la partnership con Sauber per entrare nel Mondiale tramite strutture e persone aventi un minimo di esperienza, come già spesso accaduto nel passato (es. Mercedes acquisendo la Brawn GP). Audi, dunque, è sempre stato grande sinonimo di motorsport ed innovazione tecnologia.
Immagine di copertina: l’equipaggio Audi Sport vincitore a Le Mans 2000. Credit: lemans.com