L’invenzione dell’auto volante risale al 1905: ecco le origini e la sua evoluzione
Che ci crediate o no, l’uomo che per primo brevettò un’auto volante non fu Henry Ford, o Glenn Curtiss, né nessuno dei fratelli Wright, ma il rumeno Traian Vuia, l’uomo che è passato alla storia come colui che ha progettato, costruito e pilotato la prima auto volante in Europa. Il motivo per cui a Vuia fu attribuita l’invenzione della prima auto volante documentata è molto semplice, ma non storicamente accurato. L’inventore chiamò il suo aggeggio “airplane-car”, perché comprendeva delle ali montate su un veicolo a quattro ruote.
Comunque sia, la macchina di Vuia lasciò un’impressione duratura, soprattutto perché adottò una configurazione monoplano, in controtendenza all’epoca, che richiedeva una configurazione a doppia ala. Vuia motivò il suo progetto dicendo: “Non ho mai visto un uccello con più di due ali“. Denominato Vuia 1, l’aereo-auto fu completato nel 1905 ed era dotato di un motore da 20 CV. L’apertura alare della macchina era di 8,70 m, sufficiente per aiutare Vuia a prendere il volo per la prima volta il 18 marzo 1906. La macchina volava per 12 metri, ad un’altezza di solo un metro dal suolo.
Le origini dell’auto volante
La prima vera auto volante a decollare arrivò dalle mani dell’ingegnere aeronautico americano Waldo Waterman. Waterman prese ispirazione da un veicolo progettato da uno dei suoi soci, Glenn Curtiss. Quest’ultimo, dopo aver sperimentato gli idrovolanti della US Navy, progettò nel 1917 il cosiddetto Autoplane, una macchina che non volava di per sé, ma saltellava. Ci sono voluti circa 20 anni a Waterman per capitalizzare l’idea di Curtiss e inventare quello che in seguito chiamò Aerobile, un monoplano ad ali alte con ali smontabili. Il volo inaugurale del velivolo avvenne nel 1934, quando il prototipo dell’Arrowplane, come veniva chiamato all’epoca, prese il volo.
Waterman impiegò molti altri anni per modificare la macchina e farla diventare l’Arrowbile. Nel 1957, quando fu completata la versione finale, l’Arrowbile era un monoplano biposto ad ala alta con cabina con un sistema di trasmissione che azionava l’elica in aria e le ruote posteriori a terra. La macchina era alimentata da un motore Studebaker e utilizzava molte parti che di solito si trovavano sulle automobili provenienti da varie case automobilistiche possibile: radiatore, manopole, parti interne, griglia del cofano, motorino di avviamento, generatore, batteria e motore erano Studebaker; Griglia del radiatore e gruppo di riduzione del cambio erano fabbricati da Ford, mentre il volante era della Austin. Infine, il faro anteriore, gli ingranaggi differenziali interni e freni erano Willys.
L’auto, anzi l’aereo… Insomma, questo “veicolo” di Waterman attirò l’attenzione della Studebaker Company, che decise di acquistare la società dell’inventore e di ordinare la costruzione di cinque Arrowbile in modo che potesse partecipare alle National Air Races del 1937. Tre di loro presero il volo da Santa Monica a Cleveland, Ohio, con un atterraggio di fortuna da qualche parte in Arizona, mentre gli altri due andarono decisamente meglio. L’Arrowbile non fu realizzato in produzione. Dopo il 1940 fu ribattezzato Aerobile e ricevette l’iscrizione FAA (allora CAA) nella categoria sperimentale nel 1957. Il disinteresse per l’auto-aereo portò lentamente alla sua prematura scomparsa. L’Aerobile fu inserita dal critico automobilistico vincitore del Premio Pulitzer, Dan Neil, nell’elenco delle peggiori auto di tutti i tempi della rivista Time.
La seconda guerra mondiale, o la sua fine per essere più precisi, portò con sé un periodo di rapida crescita e sviluppo in tutti i settori dell’industria e della vita umana. L’idea di un aereo che all’occorenza potesse camminare su strada iniziò a essere contemplata da sempre più persone e, a un certo punto, divorò parte del tempo e dei soldi del produttore americano Ford. Quando abbiamo scritto “contemplata da più persone” intendiamo che i design proposti erano centinaia, la maggior parte risalenti al periodo antecedente gli anni Sessanta.
Naturalmente, ci furono alcuni modelli che si distinsero dalle masse. Nomi come Aerocar erano le stelle dell’epoca. Tanto che, come detto, Ford iniziò ad investire tempo e soldi in questo possibile segmento di mercato. Il fatto che in Harry Potter l’auto volante fosse proprio una Ford, più precisamente una Anglia prodotta dal 1949 e il 1953, molto probabilmente non era un caso. Negli anni ’50, lo studio di fattibilità di Ford per un’auto volante concludeva che: 1) Ford poteva farlo; 2) Ford avrebbe osato farlo; 3) Ford aveva possibili mercati dove venderla (principalmente agenzie di pronto intervento, militari e, perché no, il mercato del lusso).
Il coinvolgimento di Ford con l’auto volante non fu solo uno stato d’animo passeggero. Contattarono persino la FAA per discutere la possibilità e le normative inerenti il traffico di massa nei cieli. Ed è qui che cominciarono a comparire i problemi. A quanto pare, lo studio di fattibilità di Ford non tenne conto dell’enorme sforzo logistico necessario per supportare le auto volanti: le normative, la legislazione, il supporto al traffico (semaforo, corsie) e tanti altri grattacapi che costrinsero Ford a rinunciare all’idea.
Con i grandi protagonisti del mercato automobilistico fuori dai piedi dopo il tentativo di Ford, i piccoli produttori, sognatori e inventori avevano tutto ciò di cui avevano bisogno per ricominciare a sognare e costruire la propria auto volante. Nel 1946, Robert Edison Fulton presentò il Fulton FA-2 Airphibian, un misto tra un’auto e ali in tessuto. L’Airphibian era alimentato da un motore a sei cilindri da 165 CV e fece il suo debutto nel 1946. Man mano che l’entusiasmo per l’Airphibian cresceva, Fulton decise di costruire quattro prototipi, tutti approvati dalla FAA come sperimentali.
Come nel caso dei suoi predecessori, l’Airphibian scomparve lentamente dalla circolazione. Senza soldi per sostenere il suo progetto, Fulton vendette l’idea a un’azienda, che mise i progetti in un cassetto e se ne dimenticò. Fino a quel momento, tuttavia, Fulton riuscì a volare per più di 160 mila chilometri, rendendola una delle auto volanti di maggior successo nella storia.
Un’altra vettura volante considerata un punto di riferimento dagli appassionati del settore fu l’Aerocar del 1949, o Taylor Aerocar, dal nome del suo ideatore, Moulton Taylor. Nonostante siano stati prodotti solo sei modelli, il fatto che uno di essi sia stato restaurato e voli ancora oggi è un’impresa notevole. L’Aerocar affonda le sue radici nell’Airphibian di Fulton, ma con una svolta. Taylor sostituì le ali staccabili usate da Fulton con ali pieghevoli, come sull’Aerobile. La prima delle sei Aerocar, la Model I, o N4994P, aveva un’apertura alare di 10,36 m ed era alimentata da un motore Lycoming 0-290, che sviluppava 135 CV e consentiva una velocità di crociera di 160 km/h.
Purtroppo anche l’Aerocar finì tristemente, poiché, dopo aver ottenuto la certificazione civile nel 1956 e aver stretto un accordo con Ling-Temco-Vought per la produzione in serie dell’Aerocar, Taylor riuscì a raccogliere solo circa la metà dei 500 ordini necessari per avviarne la produzione. Quindi, Ling-Temco-Vought definì annullato l’accordo.
Gli esperimenti di fondere auto e aerei insieme e rendere il risultato in grado di funzionare sia su strada che in aria continuano ancora oggi, ma con una grande differenza. Mentre fino ad ora i limiti tecnici facevano morire i progetti ancora prima di nascere, molti dei produttori di oggi stanno lavorando sodo per far diventare questi veicoli una realtà e non solo un qualcosa che deriva dai film di fantascienza. Tra la moltitudine di tali produttori, ne spiccano tre: Terrafugia, Moller e Volante.
A che punto siamo con lo sviluppo delle auto volanti?
Terrafugia produce il Transition Roadable Aircraft, un velivolo ad ali pieghevoli, una macchina sportiva leggera in grado di viaggiare sia via terra che in aria. È alimentata da un motore Rotax 912S, in grado di fornire alla macchina un’autonomia di 400 miglia nautiche (740 chilometri) a una velocità massima di crociera di 100 nodi (185 km/h). Per l’uso terrestre, la Transition a due posti utilizza una configurazione a trazione anteriore.
Mentre Terrafugia ha concentrato tutte le sue forze sullo sviluppo di un unico velivolo stradale, il più eccentrico Moller ha lavorato non a uno, ma a due progetti. Il primo prende il nome di M400 Skycar. Si tratta di un velivolo VTOL (decollo e atterraggio verticale), azionato da 8 motori rotativi di tipo Wankel. La velocità massima che può raggiungere è di 531 km/h e un’altitudine massima di 10,8 km.
Moller ha persino inventato una versione più convenzionale della Skycar, chiamata Autovolantor. Utilizzando la stessa tecnologia di base della Skycar, l’Autovolantor usa la carrozzeria della Ferrari 599 GTB.
L’Autovolantor è alimentata da otto ventole montate sui due cofani, quello anteriore e posteriore. Su strada è alimentata elettricamente e raggiunge una velocità massima di 160 km/h. In aria, invece, l’auto può raggiungere i 240 km/h.
Volante, invece, è un compromesso tra le auto presentate poco fa e un aereo normale. A differenza dei due produttori che abbiamo menzionato prima, Volante conta sulla semplicità.
Costruita KP Rice, la Volante può volare per 1000 chilometri ad una velocità massima di 240 km/h. È una macchina a due posti alimentata da due motori, uno per la strada e uno per volare. Il vantaggio di avere due motori separati, consente di non dover girare per strada usando il motore di un aereo. Allo stesso modo, gli elementi aerodinamici da usare in volo sono interamente ripiegabili.