Essere una delle case automobilistiche a partecipare alle prime gare nella storia, per poi assentarsi diversi decenni dal motorsport. La Bentley è un nome che, per molto tempo, è mancato alle corse, fino al 2001 quando, dopo più di 70 anni, la Casa inglese ritorna. Così, dalla voglia di tornare protagonista, nasce la Bentley Speed 8, vettura concepita per le gare di durata.
La Bentley viene fondata nel 1919 da Walter Owen Bentley, imprenditore ed ingegnere inglese. La prima sede è nei pressi di Londra, precisamente a Cricklewood, diventando presto uno dei maggiori fornitori d’auto per la Casa Reale. L’idea del fondatore, infatti, è quella di creare modelli di prestigio, non solo lussuosi ma anche pensati per competere. Questo concetto, dunque, si esprime al meglio grazie alle vittorie ottenute alla 24 Ore di Le Mans negli anni 1924, 1927, 1928, 1929 e 1930. Da qui in poi vi è un vuoto temporale di 73 anni che verrà colmato soltanto nel 2003 grazie alla Bentley Speed 8.
La studio della nuova creazione, pensata per riportare il marchio britannico nelle competizioni, è affidato al progettista Peter Elleray. La vettura è concepita per partecipare alle gare di durata, dunque al Mondiale Endurance, in particolare per la categoria LM GTP, gareggiando però, poi, nella classe LMP. Questa, infatti, prevedeva la partecipazione di monoposto scoperte, quindi più leggere, a differenza della Bentley Speed 8 che, invece, è una vettura coupé. Il regolamento, però, consente alla Casa inglese di iscriversi alla classe LMP in quanto fosse concesso l’aumento di potenza per le vetture coperte, pareggiando, perciò, il dislivello di prestazione con auto più leggere.
Ciò che penalizza la Bentley Speed 8, invece, è la dimensione degli penumatici (Dunlop nelle prime due stagioni e poi Michelin nel 2003) maggiorata rispetto a quella delle vetture LMP. La larghezza prevista per le gomme della categoria LM GTP, infatti, è di 14 pollici contro i 16 delle LMP, con conseguenza maggior degrado del pneumatico a causa dell’elevata potenza erogata dal motore.
Riguardo il motore della Bentley Speed 8 c’è una storia curiosa. L’unità termica, infatti, è fornita da Audi Sport che, però, è avversaria della Casa inglese nonché una delle maggiori protagoniste del Mondiale Endurance nei primi anni 2000. Il fatto che incuriosisce, inoltre, è che, come già accennato, la Bentley ha possibilità di aumentare la potenza del motore come concesso dall’organizzazione, per i motivi descritti prima. Parlando delle caratteristiche tecniche inerenti la propulsione, dunque, la Speed 8 è equipaggiata di un V8 a 90° benzina biturbo, di derivazione Audi appunto, che eroga più di 630 cv ed una cilindrata di 3600 cc nel 2001. Nel corso degli anni successivi, ovvero 2002 e 2003, infatti, quest’ultima aumenta fino a 4000 cc, mentre la coppia sviluppata è superiore ai 700 Nm. Il motore è prodotto in alluminio e le valvole sono 32.
Dunque, la monoposto britannica ha un ottimo motore che, però, la Federazione limita per evitare prestazioni troppo estreme. Così, sui condotti di aspirazione vengono inserite delle flange al fine di diminuire la quantità d’aria immessa nei cilindri, quindi anche la potenza; stesso discorso vale anche per il sistema di sovralimentazione. Inoltre, nella stagione 2003, Bentley adotterà l’unità FSI che, tramite Audi, introduce l’iniezione diretta a benzina, al fine di ridurre i consumi.
Prima di descrivere le altre peculiarità della “vettura in verde”, bisogna specificare che nel 2001 e 2002 la Casa inglese ha corso con il modello chiamato EXP Speed 8, prima di introdurre nel 2003 la Speed 8 Evo. Quest’ultima versione, infatti, è più estrema e migliorata rispetto a quella precedente, oltre ad adottare le gomme Michelin in sostituzione delle Dunlop. Comunque sia, entrambi i modelli sono ad abitacolo chiuso, quindi con un’aerodinamica nel complesso migliore, unita ad una maggiore sicurezza per il pilota ed ad un’ottima rigidezza telaistica. Questa caratteristica, infatti, è data principalmente dal fatto che la Speed 8 sia una coupé, quindi con la possibilità di inserire un ulteriore montante anteriore nella zona del parabrezza.
Il telaio è un monoscocca in fibra di carbonio a nido d’ape, unito ad alcuni rinforzi ed ad altri elementi in alluminio, donando alla Bentley Speed 8 un peso di 900 kg. La trazione è posteriore, mentre il cambio trasversale è sequenziale ed elettropneumatico a 6 velocità. Parlando delle sospensioni, la tipologia adottata è la push rod, schema che prevede dei doppi triangoli sovrapposti e che garantisce un’ottima tenuta di strada. Per questo motivo è una sospensione molto utilizzata nelle competizioni, come in Formula Uno e nelle altre maggiori categorie del motorsport. Ultimo dato tecnico rilevante riguarda l’impianto frenante, fornito di 4 dischi carboceramici.
Come già anticipato, la linea della vettura inglese è dettata dalla “capsula” di guida centrale, quindi ad abitacolo chiuso. L’anteriore, nel complesso, non è troppo elaborato ma comunque presenta diversi elementi interessanti, come i due condotti sullo splitter anteriore, oltre alle prese d’aria centrali per il raffreddamento di motore e componenti meccanici. La scocca della Speed 8, poi, prosegue in maniera pulita verso il posteriore con un cofano motore piatto ed una vistosa ala, avente due sostegni centrali per il modello EXP mentre due paratie laterali sulla versione 2003.
La monoposto che riporta la Casa britannica ai vertici del motorsport debutta nel 2001, anno in cui prende parte alla 24 Ore di Le Mans. Sul Circuit de La Sarthe la Bentley è la squadra favorita grazie alle sue caratteristiche che, sulla carta, si adattano al meglio al tracciato francese. La gara, però, consegna un verdetto diverso. Una delle due vetture, infatti, esce di pista insabbiandosi e, nel tentativo di ritornare sull’asfalto, surriscalda il motore danneggiandolo e provocando il ritiro dell’auto. L’altro equipaggio, formato da Andy Wallace, Eric van de Poele e Butch Leitzinger, chiude al terzo posto assoluto nonché primo di categoria LM – GTP. In realtà, la Bentley avrebbe potuto trionfare ma, a causa di un’elevata umidità che ha compromesso la stabilità elettronica, la vittoria è a panaggio dell’Audi R8, nonostante montasse lo stesso motore.
La stagione successiva, il 2002, è ancora un anno in cui la Bentley non è al vertice, soprattutto a causa di scelte aziendali. Il marchio britannico, infatti, è di proprietà del Gruppo Volkswagen, il quale, sportivamente parlando, è più concentrato sull’Audi, come dimostrano i risultati. La svolta, perciò, si ha nel 2003, quando la direzione del Gruppo pensa ad un forte rilancio della Casa inglese, partendo dal motorsport e dall’importante aggiornamento introdotto sulla Speed 8, nella sua già citata versione Evo.
Così, durante la terza stagione, la nuova versione della Bentley Speed 8 debutta alla 12 Ore di Sebring, appuntamento di inizio campionato. La gara inaugurale, in realtà, è soltanto un modo per verificare le potenzialità della vettura, in quanto il team inglese si concentra sulla 24 Ore di Le Mans. Le due monoposto Bentley corrono la corsa americana partendo dall’ultima fila a causa di un problema dovuto alle dimensioni dell’estrattore posteriore, ritenute non a norma. Dopo aver primeggiato in prova, la gara, perciò, è in salita ma, nonostante questo, le due monoposto verdi chiudono in terza e quarta posizione, precedute ancora dall’Audi R8.
Bentley, quindi, giunge direttamente al blasonato appuntamento francese, al quale Audi Sport non si presenta per lasciare possibilità di vittoria ai “cugini” britannici. La Casa tedesca, addirittura, “presta” soltanto per quella gara due dei sui piloti di spicco, ovvero Dindo Capello e Tom Kristensen, affiancati da Guy Smith. L’esito, dunque, è nettamente a favore della squadra inglese già dalle qualifiche, in cui la Bentley ottiene la Pole Position, dominando anche in gara.
La 24 Ore di Le Mans 2003, quindi, vede trionfare la Bentley dopo 73 anni, grazie all’equipaggio Capello – Kristensen – Smith. Questa sarà l’ultima apparizione in pista di una monoposto Bentley. La Casa, infatti, dopo il tanto atteso successo si ritirerà dalle competizioni, chiudendo con un’esibizione pubblica a Parigi. All’evento, paradossalmente, si rompe il motore che aveva percorso più di 5 mila km in gara senza problemi, ma, nonostante questo inconveniente, la storia di questo prototipo è ancora oggi apprezzata.
Immagine di copertina: le Bentley Speed 8 in pista. Credit: 24h-lemans.com