Gruppo B: la storia delle auto da rally più pericolose (e affascinanti) di sempre
Quello del Rally è uno dei pochi sport automobilistici che ancora oggi riesce ad emozionare per come le auto sfrecciano tra le stradine di montagna, sulla neve, nel fango, a pochi centimetri dai dirupi a velocità estremamente elevate. Eppure c’è stato un periodo particolarmente florido per il mondo delle gare su sterrato, quando gli appassionati di rally erano accalcati sulle piste scansandosi negli ultimi secondi per far sfrecciare quelle che sono state le auto più affascinanti, ma anche le più pericolose di sempre: parliamo del Gruppo B.
Le origini del Gruppo B
Tutto ebbe inizio nel 1979 quando la FISA (Fédération Internationale du Sport Automobile), che allora era il nome della divisione della FIA responsabile dei regolamenti del motorsport, rese legale la trazione integrale. Solo un anno dopo, l’Audi lasciò tutti a bocca aperta partecipando con successo usando un’auto a trazione integrale nei rally, l’ormai comunemente chiamata Quattro. Nel 1982 apparve sulla scena dei rally una nuova serie di regolamenti, che alla fine avrebbe portato alla comparsa delle Gruppo B. Le principali differenze tra le vetture del Gruppo B e quelle precedenti erano le pochissime restrizioni imposte alla tecnologia e il numero di vetture stradali richieste per l’omologazione, che fu abbassata a sole 200 vetture.
Poiché la maggior parte delle auto da rally era già turbocompressa, non furono imposti limiti alla pressione di sovralimentazione o ai materiali utilizzati, il che poteva solo significare che tutte le principali case automobilistiche potevano risparmiare belle somme di denaro o, al contrario, sfruttare il marketing che ne derivava dal rally per vendere le auto stradali. Qualsiasi produttore, infatti, poteva utilizzare questa categoria di corse come terreno di caccia personale, beneficiando quindi di un enorme strumento di marketing. Il 1983 vide la Lancia vincere il Campionato Costruttori con il prototipo 037.
Le AWD: dei veri e propri mostri di potenza
Dopo il primo anno, tutte le auto del Gruppo B si evolsero rapidamente da auto da corsa molto veloci a bestie adrenaliniche a trazione integrale con una tecnologia tale da poter fare concorrenza agli space shuttle. Alluminio, magnesio e kevlar sono solo alcuni dei materiali high-tech che si possono trovare sui modelli del Gruppo B ancora oggi, quando le auto vengono riaccese agli eventi commemorativi. Avevano rapidamente raggiunto un punto in cui i migliori modelli erano effettivamente più veloci di un’auto di Formula Uno (in termini di accelerazione, si intende). Il campione di Formula 1 Nigel Mansell una volta testò una Peugeot 205 T16 del Gruppo B preparata per la gara e disse proprio che quella piccola vettura accelerava meglio della sua monoposto di Formula 1. Un’auto da rally a quei tempi, infatti, poteva vantare uno scatto da 0 a 100 km/h inferiore ai 3 secondi sulla ghiaia.
Alcune voci dell’epoca affermano che la leggenda del rally Henri Toivonen una volta abbia guidato la sua Delta S4 sulla pista di Formula 1 dell’Estoril così velocemente che le persone che cronometrarono dissero che si sarebbe qualificato in sesta posizione per il Gran Premio del Portogallo del 1986. Abbastanza impressionante, soprattutto tenendo conto che la Lancia fu creata per essere utilizzata su asfalto, ghiaia, neve, fango ed in ogni altra condizione del suolo. I mostri del Gruppo B diventarono così veloci che i tempi di reazione dei piloti dovettero essere dimezzati rispetto alle precedenti classi di rally.
“I rally hanno raggiunto un punto tale che il limite di velocità è il profilo della strada. Se tutto va bene per i piloti, non ci sono più di due o tre secondi di differenza su una tappa. Il che significa che la differenza non la fa la macchina, le gomme, o i piloti, ma la strada. Non possono andare più veloci” affermò una volta Maurice Guaslard, l’ex capo del programma di rally della Michelin.
Dopo il successo di Lancia del 1983, un anno dopo Stig Blomqvist riuscì a regalare ad Audi un titolo mondiale nella neonata classe rally. Non avendo alcun legame con il misterioso pilota di Top Gear, Stig riuscì a dominare la stagione 1984 al volante della “vecchia” Audi Quattro, che si apprestava a essere sostituita da un’altra bestia, la S1. Il 1985 fu la prima stagione completa della Quattro S1, ma la vittoria generale sfuggì a causa della Peugeot 205 T16, che faceva parte della squadra di rally più forte di sempre della Peugeot. Con Ari Vatanen e Timo Salonen come piloti del team ed un “certo” Jean Todt (Team Principal della Ferrari negli anni di dominio di Schumacher) come direttore di gara, la squadra francese riuscì a vincere il campionato del mondo sia nell’edizione 1985 che in quella 1986.
La fine dell’era delle Gruppo B
All’aumentare della potenza, sebbene possiamo tranquillamente presumere che i piloti di rally del Gruppo B non fossero esseri umani, ma un qualcosa che tendeva ad avvicinarsi ad un’entità superiore, il numero di incidenti iniziò a salire rapidamente e in modo piuttosto spaventoso. Il primo incidente quasi fatale avvenne quando Ari Vatanen perse il controllo nel rally argentino, nel 1985. Nel rally corso dello stesso anno, il pilota della Lancia Attilio Bettega morì dopo un incidente con la sua 037. Quell’anno fu anche il momento in cui più produttori capirono il potenziale di marketing della categoria e iniziarono a investire enormi somme di denaro in nuove tecnologie rivoluzionarie, rendendo le auto sempre più veloci.
Auto come la Ford RS200 a motore centrale, la Lancia Delta S4 sovralimentata, l’Audi S1 Quattro da oltre 500 CV e la minuscola ma furiosa Peugeot 205 T16 riuscirono a lasciare a bocca aperta molti spettatori. Sfortunatamente, il numero delle vittime aumentava di pari passo con la velocità di queste bestie. Nel Rally del Portogallo del 1986, Joaquim Santo fece precipitare la sua Ford RS200 in mezzo a una folla di spettatori, uccidendo tre persone e ferendone altre 31. Anche se quasi tutte le squadre si erano immediatamente ritirate dal rally, il campionato continuò.
Il colpo di grazia al Gruppo B arrivò più tardi quell’anno, nella tappa del Tour de Corse del Rally di Corsica. Henri Toivonen era in testa al campionato con la sua innovativa ma feroce Lancia Delta S4 quando si verificò il disastro. Nella 18a tappa del rally, la sua Delta S4 volò fuori strada e si schiantò in un burrone rompendo, nell’urto, il serbatoio della benzina. Quest’ultima fuoriuscì, e a contatto con le parti roventi della vettura, la S4 prese fuoco. Poiché il punto dell’incidente risultò molto distante, le squadre di soccorso riuscirono ad arrivare sul luogo dell’incidente solo dopo quasi mezz’ora, trovando il telaio annerito, il motore e i cadaveri di Henri Toivonen e Sergio Cresto, il suo copilota, ancora seduti nei loro sedili.
A poche ore dall’incidente mortale di Toivonen, la FISA decise di bandire la stagione del Gruppo B dal 1987, mentre Audi e Ford si ritirarono completamente dalla classe in quello stesso giorno. Le ultime parole pubbliche di Toivonen prima di entrare nella sua fase finale di rally furono: “È difficile tenere il passo con la velocità“. Un po’ ti fa pensare, vero?