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BMW V12 LMR, la vettura di Monaco pensata con Williams F1

Lo storico marchio bavarese ha sempre intravisto nel motorsport la possibilità di esprimere al meglio le proprie capacità e potenzialità. In particolare, su pista BMW è stata diverse volte protagonista di successi o duelli con altre Case, come alla 24 Ore di Le Mans. Proprio per questa blasonata gara, dunque, sul finire degli anni ’90 l’azienda di Monaco vede nella Williams un partner interessante. Da qui, infatti, nascerà la BMW V12 LMR, Sport Prototipo che getterà le basi per la successiva collaborazione in Formula Uno.

BMW Motorsport, un nome noto

Come detto, la Casa di Monaco di Baviera ha sempre avuto una grande vocazione sportiva. Per rispecchiare questo DNA, ad esempio, nel 1972 nasce il Reparto Corse BMW, identificato da tutti con i classici colori rosso – blu (viola inizialmente) – azzurro e, soprattutto, la lettera “M“. La prima vettura a portare in alto il marchio tedesco è stata la BMW 3.0 CSL proprio negli anni ’70, quando ad esempio alla 24 Ore di Le Mans domina nelle edizioni 1973, 1974, 1976 e 1977. La 3.0 CSL (Coupé Sport Lightweight), dunque, è ritenuta il primo prodotto dopo la nascita di BMW Motorsport.

La BMW 3.0 CSL degli anni ’70. Credit: bmw-motorsport.com

Negli anni, poi, seguirono altre vetture da corsa, tra cui le monoposto progettate in collaborazione con Williams. Proprio da qui, nasce la BMW V12 LMR, prototipo del 1999 erede della BMW V12 LM, nonché unica ad ottenere la vittoria assoluta con i colori bavaresi sul Circuit de La Sarthe. La monoposto bianca, dunque, ha il compito di portare la vittoria dopo che nel 1998 la gara della BMW era terminata prematuramente a causa di un problema ai cuscinetti delle ruote.

La BMW V12 LM del 1998. Credit: 24h-lemans.com

BMW V12 LMR, aerodinamica approfondita

Iniziando dall’estetica della vettura, la BMW V12 LMR è una “barchetta”, dunque pensata con una carrozzeria aperta, ovviamente in fibra di carbonio. Le linee della monoposto, perciò, sono molto fluenti, “interrotte”, però, da un roll bar nella zona centrale. Questo unico elemento in protezione del pilota fece molto discutere, in quanto fosse al limite del regolamento vigente al tempo. Una volta omologata, infatti, questa soluzione introdotta da BMW verrà poi rapidamente copiata dagli altri costruttori. Da segnalare, inoltre, i due canali ai lati del cofano anteriore che convogliano i flussi aerodinamici all’interno delle due prese d’aria, raffreddando motore ed organi meccanici.

Immagine frontale in cui si nota l’unico roll bar. Credit: bmw-m.com

La monoposto bavarese, inoltre, è dotata di diversi altri elementi aerodinamici con lo scopo di sfruttare al meglio l’effetto suolo, soprattutto su piste lunghe ed a basso carico come Le Mans. La V12 LMR, dunque, è provvista di un fondo piatto tra i due assi, imposto da regolamento, ma, sia all’anteriore che al posteriore, sono presenti dei diffusori. In particolare, sulle fiancate vi sono degli ulteriori estrattori d’aria che incrementano l’effetto suolo, anche grazie ad un alettone posteriore posizionato molto basso. Sul muso, infine, vi sono anche le due classiche griglie a “reni” identificative della Casa tedesca, mentre a destra del pilota vi è un’ulteriore presa d’aria ovoidale.

I due tipici “reni” BMW. Credit: bmw-m.com

Il motore adottato

Come dice già il nome, la BMW V12 LMR è dotata di un propulsore benzina 12 cilindri a V con inclinazione a 60° tra le bancate, alloggiato centrale e longitudinale. Questa posizione, infatti, favorisce il baricentro e la distribuzione dei pesi che, in una vettura da corsa, fa sicuramente la differenza. Il motore BMW S70/3 è pensato in alluminio sia per quanto riguarda la testata che per il blocco motore, eroga 600 cv ed una cilindrata di 5990 cc. La coppia massima sviluppata è di 678 Nm, mentre la trasmissione è sequenziale a 6 mare + RM.

Scatto in cui si esalta il baricentro basso della BMW V12 LMR. Credit: press.bmwgroup.com

Il telaio e la meccanica della BMW V12 LMR

La Sport Prototipo bavarese è progettata con un telaio monoscocca, anch’esso in fibra di carbonio ed unito a componenti in alluminio a nido d’ape al fine di migliore rigidezza e resistenza. L’aspetto interessante di questo elemento, però, è che ha anche una funzione strutturale per alcune componenti meccaniche, soprattutto per quanto riguarda le sospensioni posteriori. Esse, sia sul retrotreno che all’avantreno, sono di tipo indipendenti e push rod, quindi fornite di uno schema a triangoli sovrapposti e “rovesciati” con puntone diagonale ad assorbire le sollecitazioni. Sono presenti anche delle barre antirollio al fine di ridurre le oscillazioni laterali.

La BMW V12 LMR in azione. Credit: press.bmwgroup.com

Altro elemento curioso è la zavorra, pensata larga, sottile e posizionata sotto l’abitacolo, consentendo di raggiungere il peso minimo richiesto di 900 kg. Atri aspetti riguardanti la meccanica sono, ad esempio, lo sterzo a cremagliera e servoassistito elettricamente, oltre l’impianto frenante Hitco fornito di freni a disco carboceramici. Le gomme Michelin sono montate su cerchi OZ Racing da 18”. La BMW V12 LMR, infine, è dotata di un serbatoio da 90 litri.

La 24 Ore di Le Mans 1999

La BMW V12 LMR debutta alla 12 Ore di Sebring 1999, ottenendo la vittoria in una gara dove la Casa tedesca, in realtà, prepara la vettura in vista di Le Mans. L’edizione di quell’anno è molto sentita, in quanto ci sia la partecipazione di numerose case automobilistiche blasonate con vetture di livello. La corsa, poi, è segnata di diversi incidenti “iconici”, come quelli che hanno visto il decollo della Mercedes CLR e le ripetute forature delle Toyota GT-One. Così, in un weekend altamente adrenalinico, le BMW sembrano non avere grandi problemi, portandosi in testa alla gara fino a 4 ore dal termine, quando vi è una prima paura anche per la Casa tedesca. La vettura del finlandese JJ Lehto, infatti, è costretta al ritiro a causa dell’acceleratore bloccato, lasciando perciò strada all’altra monoposto bavarese guidata da Pierluigi Martini.

La BMW V12 LMR di Pierluigi Martini ed il suo equipaggio.

La battaglia con l’equipaggio giapponese della Toyota non è facile ma il pilota italiano della BMW riesce a gestirla al meglio. Martini, infatti, guida in maniera pulita, mentre il box Toyota sceglie di non fermarsi al cambio gomme per recuperare tempo sulla tedesca. La scelta del team nipponico, però, sarà fatale nell’esito della gara. L’unica GT-One superstite delle 3 schierate, infatti, fora un pneumatico a causa di un detrito sulla pista, concludendo la gara al 2° posto. La BMW V12 LMR, perciò, sarà la vincitrice dell’edizione 1999.

La sport prototipo tedesca in azione sul Cicuit de La Sarthe. Credit: bmw-motorsport.com

Il futuro della BMW V12 LMR e della Casa tedesca

Dopo il grande successo ottenuto in Francia, la monoposto bavarese disputa altre gare in America nel campionato ALMS (American Le Mans Series), perdendo il Titolo 1999 soltanto a causa di due gare non corse per scelte aziendali. L’anno successivo, il 2000, la BMW non partecipa alla 24 Ore di Le Mans senza però neppure schierare le proprie vetture con team privati, concentrandosi ancora in America. Nel Nuovo Continente la Casa di Monaco di Baviera deve scontrarsi con le più performanti Audi R8, vetture che negli anni seguenti saranno grandi protagoniste. Questo, dunque, spinge BMW ad investire nel nuovo progetto con Williams: la Formula Uno.

Le Williams BMW FW25 in testa al GP di Monaco 2003. Credit: goodwood.com

Così, l’azienda di Monaco di Baviera rimarrà per diversi anni nel Circus, prima con Williams e poi con Sauber, ottenendo anche diversi risultati discreti. Più recentemente, poi, la BMW si è impegnata nel Campionato Mondiale di Formula E per poi annunciare il grande ritorno nel WEC, a partire dal 2023 con la M Hybrid V8. Insomma, BMW è ancora oggi molto attiva nel motorsport.

Il passato ed il futuro della BMW nelle gare Endurance. Credit: press.bmwgroup.com

Immagine di copertina: la BMW V12 LMR. Credit: 24h-lemans.com