Ferrari 312 PB, il canto del motore 12 cilindri ideato da Mauro Forghieri

La grande rivalità sportiva tra Ferrari e Porsche porta il Cavallino Rampante ad evolversi e migliorarsi sempre di più. Nei primi anni ’70, infatti, a Maranello ci si avvale di ogni tecnologia dell’epoca per creare soluzioni nuove e continuare ad essere protagonista nel motorsport. Così, dall’esperienza vissuta in parallelo in Formula Uno deriva molto della Ferrari 312 PB, vettura Sport Prototipo del 1971.

Il cambio regolamentare e la battaglia con Porsche

Nel corso della storia, spesso la Casa di Maranello e quella di Stoccarda si sono confrontate nel motorsport. Nel 1970, lo scontro tra la Ferrari 512 S e la Porsche 917 è molto combattuto ma in Emilia pensano già anche al futuro. Proprio in quell’anno, infatti, la FISA, che poi dal 1993 verrà sostituita completamente dalla FIA, decreta la fine dei motori 5 litri per quanto riguarda le sport prototipo del Campionato Marche Gruppo 6, a partire dal 1972. Dunque, il cambio regolamentare prevede l’ingresso di propulsori 3 litri, generando decisioni e pensieri contrastanti.

Ferrari 312 PB
La Porsche 512 S. Credit: ferrari.com

Porsche, quindi, decide di abbandonare il Mondiale Endurance al termine della stagioni 1971, per dedicarsi al Campionato CanAm, ovvero la rinomata competizione americana che si correva tra Stati Uniti e Canada. La Casa tedesca, infatti, era già impegnata nel Nuovo Continente, dove anche il nome Ferrari era noto, ad esempio grazie alla 612 CanAm. A Maranello, però, si guarda ancora con interesse all’Endurance mondiale. Dunque, l’impegno prosegue basandosi sulla debuttante monoposto F1 per le stagioni 1970/71, la 312 B, sulla quale Mauro Forghieri ed il suo team progetteranno la 312 PB.

Ferrari 312 PB, il perché del nome ed il motore

Come detto, Ferrari era impegnata in diversi ambiti del motorsport, tra cui la massima serie, ovvero la Formula Uno. A Maranello, perciò, decidono di chiamare la Sport Prototipo del 1971 con il nome 312 PB, per evitare confusione con l’omonima 312 P impegnata nel Mondiale F1 1969. In realtà però, dietro la sigla si cela una storia molto più interessante. Innanzitutto, come spiegato dalla Ferrari stessa, il nome è ufficioso per il motivo detto prima ma, principalmente, B indica “Boxer“, ovvero la tipologia di motore adottato. Forghieri, infatti, adotta un “finto” propulsore piatto a 12 cilindri, in quanto la scelta ricade su un V12 a 120°.

Ferrari 312 PB
Mauro Forghieri ai tempi della Ferrari. Credit: ferrari.com

La differenza sostanziale tra le due tipologie non è l’inclinazione ma, bensì, il numero di manovelle che sul V12 a 120° sono la metà. Nel motore Boxer, infatti, ad ogni manovella corrisponde una biella, mentre nell’altro 12 cilindri piatto vi sono due bielle su ciascuna manovella. Il motore V12 centrale longitudinale pensato dal tecnico italiano, quindi, sviluppa 440 cv anziché i 460 erogati sulla monoposto F1, ed una cilindrata di 2991 cc anch’essi ridotti rispetto ai 3000 della vettura impegnata nel Circus. Il cambio, poi, è a 5 rapporti + RM, mentre la trazione è posteriore. La distribuzione è data da un doppio albero a camme in testa e 4 valvole per cilindro. L’iniziazione con sistema Lucas, invece, è indiretta. Velocità massima? 320 km/h.

Il telaio e le altre caratteristiche tecniche

Prima di parlare della tecnica è giusto accennare le dimensioni. La Rossa è lunga 3500 mm, larga 1880 mm ed alta 956 mm, per un passo di 2220 mm. Come anticipato, la Ferrari 312 PB deriva fortemente dalla vettura di Formula Uno. Un primo importante esempio è il telaio, pensato in tubolari con una struttura irrobustita grazie a pannelli di alluminio rivettati, dando vita ad una monoscocca. Questo elemento, unito ad una carrozzeria in poliestere rinforzato con vetroresina, dona un’ottima leggerezza alla vettura, con un peso di 585 kg. Tutto ciò, dunque, aumenta di conseguenza anche maneggevolezza e guidabilità. Ma gli accorgimenti tecnici non finiscono qui.

Ferrari 312 PB
La Ferrari 312 PB. Credit: ferrari.com

Altro aspetto importante è dato dalla particolare disposizione dei 4 serbatoi, al fine di migliorare la distribuzione delle masse. Questi elementi, infatti, sono dislocati in diverse zone del veicolo: il serbatoio principale da 80 litri è alla sinistra del pilota, mentre un altro da 40 litri a destra. Gli altri due da 10 litri, invece, sono posizionati sotto il sedile, donando, come detto, ottima distribuzione dei pesi. Le sospensioni, poi, provengono anch’esse dalla Formula 1 come il motore, quindi sono a quadrilateri deformabili sia all’anteriore che al posteriore. Gli penumatici, invece, sono inizialmente Firestone (stagioni 1971/72) per poi passare a Goodyear (1973), montati su cerchi Campagnolo da 13″ anteriori e 15″ posteriori. I freni, infine, sono a disco ventilati, sia sull’avantreno che al retrotreno.

Ferrari 312 PB: i successi in pista

A partire dal 1969, il Cavallino inizia i test in preparazione della vettura. I collaudi vengono affidati all’esperta guida di Peter Schetty, pilota svizzero Campione Europeo della montagna di quell’anno che aveva annunciato il ritiro a fine stagione. Così, Ferrari lo nomina direttore responsabile delle attività nelle gare endurance, dopo aver iniziato i collaudi tra Modena ed una pista in Sudafrica. Il debutto ufficiale della barchetta Rossa, invece, si avrà nel 1971, stagione propiziatoria in vista del cambio regolamentare del 1972. In realtà, però, l’anno non è pessimo, anzi, la nuova creatura italiana risulta competitiva ed ottiene anche una doppietta alla 9 Ore di Kyalami. Sul tracciato sudafricano, infatti, la vettura era stata testata due anni prima. Il successo è ottenuto da Clay Regazzoni e Brian Redman che precedono Mario Andretti e Jacky Icks.

Ferrari 312 PB
La Rossa in azione. Notare anche l’aggiunta del giallo, simbolo della città di Modena. Credit: goodwood.com

Ciò che accadrà nel 1972, poi, sarà eccezionale. La Ferrari domina la stagione con 10 successi su 10 gare, ottenendo il Titolo Marche anche grazie alla presenza continua di due Rosse sul podio. La stagione 1972, quindi, vede il Cavallino battere le rivali Alfa Romeo e la francese Matra, oltre ad introdurre un pilota rally al di fuori del proprio contesto. Sandro Munari, infatti, viene scelto per correre la Targa Florio 1972 insieme ad Arturo Merzario, trionfando e ripetendo il successo anche in occasione della 1000 Km di Zeltweg, in Austria. Questa grandiosa esperienza del pilota veneto, poi, contribuirà fortemente allo sviluppo della Lancia Stratos, anche grazie ad Enzo Ferrari che “donerà” il motore Dino alla Casa torinese dopo questo successo.

L’ultima stagione prima del ritiro

Il 1973 sarà l’ultimo anno della Ferrari 312 PB. La vettura di Maranello, però, non riuscirà a replicare il dominio visto la stagione precedente. Ferrari partecipa anche alla 24 Ore di Le Mans, competizione alla quale l’anno prima aveva rinunciato, senza però raccogliere un buon risultato. Le Matra, quindi, otterranno il Titolo stagionale ma la Rossa, comunque, dirà la sua. Il Cavallino vince la 1000 Km di Imola e la 1000 Km del Nurburgring, ultimo canto prima di concentrarsi esclusivamente sulla Formula Uno.

Ferrari 312 PB
La Ferrari 312 PB in azione a Le Mans. Brian Redman, compagno di squadra di Jacky Ickx, in percorrenza della Curva Arnage. Credit: 24h-lemans.com

Immagine di copertina: la Ferrari 312 PB in mostra. Credit: 24h-lemans.com