Le gare del campionato SCCA (Sports Car Club of America) furono prese d’assalto nel 1962 dall’introduzione dell’ormai leggendaria Cobra. Originariamente chiamata AC Cobra e poi Shelby Cobra, come molti di voi sapranno, l’auto era tecnicamente l’unione perfetta tra una leggera roadster britannica e una muscle car con un propulsore spaventoso. Sebbene i team di corse ufficiali fossero banditi a causa di un reciproco accordo tra Chrysler, Ford e General Motors negli anni ’50, la Cobra riceveva supporto non ufficiale da Ford, principalmente costituito da motori e trasmissioni. Prima che apparisse la Roadster anglo-americana, le corse automobilistiche di produzione SCCA erano praticamente dominate dalle Chevrolet Corvette messe a punto dai clienti. Uno di quei piloti/meccanici di Corvette era Bill Thomas, che in qualche modo era ben più che un semplice meccanico e aveva già dato vita alla sua squadra corse.
Quando l’ultraleggera e potente Cobra iniziò a distruggere completamente la concorrenza, Bill Thomas si rivolse a General Motors con una richiesta ufficiosa di aiuto. Quindi la Cobra stava ricevendo supporto da Ford, Thomas fece una richiesta per un accordo simile con General Motors. Voleva il supporto dell’azienda nella costruzione di una vettura che potesse tenere testa alla Shelby Cobra utilizzando i componenti della Corvette.
La sua richiesta fu fortunatamente accolta, quindi Thomas procedette alla costruzione di quella che sarebbe diventata la Cheetah, un’auto da corsa rivoluzionaria per deturpare il trono appena conquistato dalla AC Cobra. Progettata da Bill Thomas e dal suo maestro costruttore Don Osmond, la Cheetah aveva un aspetto piuttosto non convenzionale. L’unica caratteristica normale dell’auto risultante era il fatto che aveva ancora quattro ruote ed era a trazione posteriore, ma a parte questo non assomigliava a nessun’altra vettura mai realizzata prima (e anche dopo).
Per ottenere una perfetta distribuzione del peso tra l’asse anteriore e quello posteriore, il motore della Corvette fu montato quanto più dietro possibile, restando comunque avanti all’abitacolo. In realtà, non aveva nemmeno bisogno di un albero di trasmissione. Che ci crediate o no, la ragione principale di quel cofano lungo e dell’abitacolo arretrato era il fatto che il V8 e il cambio erano direttamente collegati all’asse posteriore tramite un differenziale a slittamento limitato. Sfortunatamente, quella configurazione comportava anche un incremento spaventoso delle temperature nell’abitacolo. Inoltre, lo scarico sul lato sinistro del motore correva proprio sopra i piedi del pilota, quindi puoi immaginare che non fosse esattamente la macchina più comoda da guidare in pista.
La follia però non si fermava qui, perché Bill Thomas non voleva solo un’auto che bastonasse a dovere la Cobra o la Ferrari 250 GTO, ma un vero punto di svolta nelle corse automobilistiche di produzione americana. La cilindrata del motore era di 6,3 litri, con una potenza massima che superava i 500 CV. Per comprendere veramente le prestazioni di questa vettura, basti pensare che rispetto alla AC Cobra MKII, la Cheetah era oltre 100 CV più potente e pesava 135 chili in meno.
Sfortunatamente, la Cheetah ebbe fin dall’inizio un cattivo presagio, motivo per cui nel corso della storia è sempre stata l’ombra della Cobra. Per partecipare agli stessi eventi fu necessario costruire almeno 100 esemplari affinché l’auto fosse omologata. Poiché il primo prototipo di Cheetah era pronto verso la fine del 1963, era abbastanza ovvio che Thomas non avrebbe completato il ciclo di produzione richiesto prima dell’inizio della stagione 1964. Con poco più di venti auto finite, quando arrivò il 1964 la Cheetah non ebbe mai la possibilità di correre contro la Cobra nella stessa categoria. Oltre a ciò, General Motors si ritirò dall’accordo con Bill Thomas temendo il divieto di partecipare alle corse istituito un decennio prima. Questo a sua volta significava che il progetto non aveva più una linea di fornitura per le parti necessarie alla sua produzione.
Un altro ostacolo sulla strada arrivò dalle modifiche al regolamento del campionato SCCA: per la stagione 1965 in cui la Cheetah di Bill Thomas avrebbe dovuto competere, gli esemplari da realizzare diventarono 1000, ben 10 volte il limite minimo imposto dal regolamento precedente. Anche con il sostegno di General Motors, non c’era modo per Bill Thomas di costruire così tante macchine.
Come se ciò non bastasse, la piccola fabbrica in cui veniva costruita la Cheetah andò a fuoco nello stesso anno, quindi il progetto fu demolito del tutto. Il destino di quell’auto era segnato ancor prima che avesse avuto la possibilità di mostrare veramente di cosa fosse capace. Negli anni successivi sono state costruite diverse kit car ispirate alla Cheetah da varie aziende, ma nemmeno vicine alle repliche di Shelby Cobra che vengono ancora prodotte in tutto il mondo.
Dal 2006, tuttavia, una società dell’Arizona chiamata BTM ha avviato la produzione delle Cheetah Continuation Coupé e Roadster, che a quanto pare hanno l’approvazione dello stesso Bill Thomas, purtroppo scomparso nel 2009. Le vetture sono costruite secondo le esatte specifiche della Cheetah originale e ciascun esemplare è venduto con una lettera di autenticità originale firmata dal creatore dell’auto prima della sua morte.