Come con qualsiasi categoria di corse, gli eventi indesiderati come gli incidenti sono un dato di fatto. Fin dalla sua nascita negli anni ’20 come Grand Prix e dal suo successivo rebranding come Formula 1 nel 1946, la massima espressione dell’automobilismo ha avuto tante pagine nere in termini di incidenti e decessi in pista. Nel corso della storia, un totale di cinquantuno piloti sono morti mentre guidavano una vettura di Formula 1, includendo non solo le gare dei weekend, ma anche le sessioni di prove libere, qualifiche e altri eventi non validi per il campionato. Il primo pilota a perdere la vita in un Gran Premio fu Charles de Tornaco, nel 1953, l’ultimo Jules Bianchi, nel 2014. Un incidente durante una qualsiasi fase del weekend di gara è pericoloso non solo per i diretti interessati ma anche per tutti i partecipanti, tifosi, marshal a bordo pista. Ecco perché, al giorno d’oggi, le cosiddette safety car vengono mandate in pista ogni volta che la corsa non può continuare al suo ritmo normale, rallentando i piloti fino a quando il pericolo non è passato o fino a quando l’ostacolo non è stato rimosso.
In Formula 1 la Safety Car viene utilizzata quando il Direttore di Gara vuole ridurre la velocità per motivi di sicurezza, sia a causa di un incidente che per condizioni meteorologiche avverse. Il regolamento ufficiale della competizione prevede che le safety car vengano utilizzate “ogni volta che c’è un pericolo immediato, ma le condizioni non richiedono l’interruzione della gara”.
Il pilota della safety car (che ricordiamo, dal 2000 fino ad oggi è sempre stato Bernd Mayländer) è in standby per tutta la gara, rimanendo sempre in contatto con il Race Control attraverso delle apposite apparecchiature di comunicazione. Quando viene chiamata ad intervenire, la vettura entra in circuito, e da quel momento non è consentito il sorpasso tra i piloti. La safety car consentirà ai piloti di superarla facendo lampeggiare le luci verdi fino a quando il leader della corsa non sarà immediatamente dietro di essa.
I piloti vengono informati che la safety car è in pista attraverso appositi pannelli luminosi, cartelloni, e tramite radio dai box. Inoltre, dal 2007, tutte le auto di Formula 1 hanno un display nell’abitacolo che informa il pilota in caso di bandiera gialla/rossa o ingresso in pista della vettura di sicurezza.
Passato il momento di pericolo, la safety car lascerà il circuito dopo un ultimo giro con il famoso messaggio “Safety Car in this lap”. All’inizio di quel giro, la vettura di sicurezza spegne le luci lampeggianti arancioni e accelera il passo per sgomberare la pista il prima possibile. I piloti sono tenuti a rimanere in formazione, senza superare fino ad una linea apposita posta poco prima della linea del traguardo. Pertanto devono essere pronti soprattutto quelli dietro il leader a non far sfuggire l’attimo per ripartire e tentare l’attacco sulla vettura avanti.
Il primo utilizzo di una Safety Car in Formula 1 è un fiasco che risale al 1973. Durante il Gran Premio del Canada, fu introdotta in pista una Porsche 914 gialla per dettare il passo ai piloti durante vari incidenti in condizioni meteorologiche avverse. Il pilota della Porsche, Eppie Wietzes, entrò in pista piazzandosi davanti al pilota Howden Ganley, che Wietzes pensava fosse in testa. Ciò permise a diversi piloti, incluso l’eventuale vincitore del GP, Peter Revson, di guadagnare un giro sul resto delle vetture e mandare la maggior parte degli altri piloti ad un giro di svantaggio.
La confusione non fece che aumentare perché la pit lane, all’epoca piccola, si riempì di piloti che cercavano di mettersi nella giusta posizione. Alcuni si misero dietro Ganley, altri alle spalle di Emerson Fittipaldi.
Quando Fittipaldi tagliò il traguardo di quello che la sua squadra credeva essere l’ultimo giro, era in realtà a un giro di distanza. Gli ufficiali di gara impiegarono diverse ore per chiarire il pasticcio e capire chi avesse vinto il Gran Premio, cedendo il primo posto a Peter Revson, nonostante le proteste di Ganley. In seguito all’incidente, le safety car non furono più utilizzate per i vent’anni successivi. L’idea tornò alla ribalta tra il 1981 e il 1983, ma solo per il Gran Premio di Monaco. L’auto usata allora fu una Lamborghini Countach.
Durante la stagione 1992, la Formula 1 ha condotto diversi test di safety car ai GP di Francia e Gran Bretagna. L’auto utilizzata era una Ford Escort RS Cosworth. Un anno dopo venne adottato il concetto di safety car, ma non esisteva un’unica vettura omologata da usare nell’intero calendario. La scelta più strana fu fatta al GP del Brasile, dove venne utilizzata una versione di produzione locale della Fiat Tempra a 16 valvole.
Nel 1994, gli esperimenti aumentarono con l’utilizzo di vari modelli di auto. A San Marino la Formula 1 utilizzò una Opel Vectra, mentre in Giappone fu scelta la Honda Prelude. Auto più potenti, come la Porsche 911 GT2 e la Lamborghini Diablo furono impiegate durante la stagione 1995. Anche un Tatra 613 vide un po’ di azione quella stagione. Dal 1996 è iniziata l’era Mercedes, anche se in alcuni GP di quell’anno veniva utilizzata anche una Renault Clio.
Compresa la Mercedes-AMG GT Black Series recentemente presentata, la casa automobilistica tedesca ha avuto non meno di 11 modelli di auto da corsa dal 1996 ad oggi, in tutti i circuiti di tutto il mondo. Inutile dire che erano tutti rigorosamente elaborati da AMG.
Per la stagione 1996, la Mercedes ha utilizzato la C 36 AMG, seguita negli anni consecutivi dalla CLK 55 AMG, CL 55 AMG, SL 55 AMG e CLK 55 AMG. Nel 2004 ha fornito nuovamente la SLK 55 AMG, seguita un anno dopo dalla CLK 63 AMG e nel 2008 dalla SL 63 AMG. Per quattro anni, dal 2010 al 2014, la SLS AMG è stata la safety car preferita dalla Formula 1.
Dal 2015 al 2017 è stata usata l’AMG GT S che è stata sostituita poi dalla AMG GT R da 585 CV per gli anni 2018-2020. La AMG Black Series è stata usata nelle stagioni che vanno dal 2021 ad oggi alternandola con la Aston Martin Vantage.