Traffico stradale: dalle targhe ai semafori, la storia del codice della strada
Nel corso del tempo abbiamo avuto modo di parlare di come sono nati i semafori, i parchimetri, ma com’è nata la legislazione, e quindi il codice della strada, come lo conosciamo oggi? Si tratta di un aspetto senza il quale le auto sarebbero solo delle opere d’arte statiche in lamiera. Non esiste fisicamente ma ha delle conseguenze sulla vita delle persone e aiuta a gestire anche il traffico stradale.
Traffico stradale: la prima legislazione
All’epoca, intorno al 1800 non c’era niente: niente asfalto, niente automobili, niente semafori, niente segnali stradali, niente segnaletica orizzontale, niente polizia. Perché allora la necessità di creare una legislazione che copra… il niente? Mentre la rivoluzione industriale continuava a progredire, le ferrovie e, soprattutto, i campi iniziarono ad essere inondati di veicoli motorizzati, le locomotive. Per spostarsi da un posto all’altro, le locomotive dovevano attraversare aree urbane e popolate e, nonostante fossero lente, rumorose e impossibili da non notare, rappresentavano una vera minaccia per i passanti o i cavalli.
Spaventato dalla prospettiva che un cittadino venisse investito, così come dalla prospettiva di sentire una locomotiva sbuffare nel silenzio della notte, il Parlamento britannico adottò quello che divenne noto come Locomotive on Highways Act, nel 1861. Le disposizioni della legislazione sembrano alquanto esilaranti se viste con gli occhi di oggi. Alcune misure, tuttavia, costituirono la base per l’attuale legislazione sul traffico stradale.
La legislazione, ad esempio, stabiliva solo che il peso dei veicoli doveva essere al massimo di 12 tonnellate e imponeva un limite di velocità di 10 miglia orarie (l’equivalente di 16 km/h). Nel 1865, la legge fu rivista e trasformata nella Locomotive Act (nota anche come Red Flag Act). Richiedeva che un veicolo a motore, indipendentemente dal suo scopo, fosse preceduto da un uomo con una bandiera rossa quando viaggiava su strada: e per “strada” si intendeva anche marciapiedi pubblici.
La velocità massima fu ridotta a 4 mph (6 km/h) nelle aree non urbane e a 2 mph (3 km/h) nelle città. Camminare a passo d’uomo, fondamentalmente, era decisamente più efficiente. Ma l’aggiunta più importante era l’obbligo di impiegare almeno tre persone alla guida di un veicolo: una alla guida, un fuochista e una che portava una bandiera rossa (da cui il nome Red Flag) o, in alternativa, una lanterna. L’uomo con la bandiera serviva a due scopi: rallentare il veicolo, costretto a procedere a passo d’uomo, e avvisare della loro presenza i pedoni e i cocchieri in avvicinamento.
Nel 1896, la revisione del Locomotives on Highways Act (o Emancipation Act) eliminò la necessità di un equipaggio di tre uomini, vide aumentare i limiti di velocità a 14 mph (22 km/h) e, cosa più importante, stabilì la categoria dei veicoli leggeri o, come la conosciamo oggi, con peso inferiore alle 3 tonnellate.
Le prime targhe
Per quanto riguarda le targhe, abbiamo dedicato ad esse un intero articolo spiegando nel dettaglio come sono nate e quali erano le necessità. Con l’aumento del numero di veicoli sulle strade, aumentò anche la necessità delle autorità di tenere traccia di loro e dei rispettivi proprietari. Secondo quanto riferito, il primo paese a utilizzarle fu la Francia, che le istituì nel 1893. Ma i primi a definire un intero sistema dedicato alle targhe furono i Paesi Bassi. Le targhe, infatti, avevano per la prima volta degli standard rispettati a livello nazionale.
La patente di guida
Mentre fino al 1900 quasi ogni singolo atto legislativo imponeva limiti e requisiti per i veicoli, dal 1904 cambiò tutto. Nel Regno Unito, ad esempio, la targa divenne obbligatoria solo dal 1904, quando viene adottato il Motor Car Act. Per la prima venne introdotto il concetto di guida pericolosa, prevedendo anche sanzioni per il colpevole. Se, invece, il conducente non lasciasse in mostra la targa della sua auto, commetterebbe anche lui un reato. Per la prima volta, fu necessaria la patente di guida. Non c’era nessun esame da sostenere e la licenza si otteneva semplicemente pagando cinque scellini e compilando un modulo. Praticamente non serviva a niente, se non far intascare qualche soldo in più.
Gestione del traffico stradale: i primi semafori
Anche l’argomento relativo ai semafori è stato abbondantemente approfondito in un articolo apposito. Prima dell’introduzione dell’obbligo della patente, gli inglesi introdussero i primi semafori. Anche se i primi segnali stradali apparvero nella città di Ur (Iraq) intorno al 4 mila a.C. , per ovvi motivi i primi semafori non furono possibili fino alla fine del 1800.
Il primo in assoluto fu un segnale bicolore (rosso e verde), installato all’esterno del Parlamento britannico. Per funzionare non utilizzava l’elettricità, ma il gas e necessitava di essere acceso manualmente. I rapporti affermano che, dopo un mese di servizio, il semaforo esplose e non fu mai più ricreato. L’idea però era buona, tanto che venne ripresa negli Stati Uniti nel 1912 da Lester Wire, l’uomo considerato l’inventore del semaforo elettrico rosso-verde. Il primo fu installato nel 1914 all’angolo tra East 105th Street e Euclid Avenue a Cleveland, Ohio. Il semaforo con tre colori arrivò come evoluzione naturale nel 1920, per mano di William Potts.
Il collegamento tra i semafori fu realizzato per la prima volta a Salt Lake City, nel 1917, quando il traffico con sei incroci era controllato da un interruttore. I semafori automatizzati apparvero nel 1922, a Houston. Cinque anni dopo, il paese da cui tutto ebbe inizio, la Gran Bretagna, vide i suoi primi semafori a Wolverhampton.
I primi sistemi di segnaletica
Come già anticipato, i segnali stradali, in senso generale, esistono da millenni. È vero, si presentavano solo sotto forma di colonne di pietra erette o di rocce ai lati delle strade che segnavano varie distanze da importanti centri urbani. Ma erano solo segnali informativi: non guidavano i viaggiatori.
Si dice che la prima segnaletica stradale come la intendiamo oggi sia stata realizzata nel 1895 dal Touring Club Italiano, ma delle sue disposizioni si sa poco. Solo nel 1909, nove paesi europei accettarono di utilizzare gli stessi segnali per indicare caratteristiche stradali come il dosso, la curva o l’incrocio. Il lavoro su un sistema unificato e completo continua ancora oggi, anche se esiste dagli anni ’50. Negli Stati Uniti l’adozione del sistema internazionale iniziò negli anni Sessanta. Fino ad allora, gli Stati Uniti utilizzavano il proprio sistema di segnaletica.
L’origine della guida a destra/sinistra
Ti sei mai chiesto perché nella maggior parte dei Paesi si guida sul lato destro della strada e in altri si guida a sinistra? Perché gli inglesi, ancora una volta, fanno tutto al contrario? Beh, in realtà, questa volta sembrerebbe ad essere il resto del mondo in errore. Storicamente parlando, almeno. Alcuni ritrovamenti archeologici in Inghilterra tendono a suggerire che i romani usassero il lato sinistro della strada per viaggiare. Perché?
Il motivo principale, come suggerito dallo storico Northcote Parkinson, è la fisiologia umana. Poiché la maggior parte degli esseri umani erano destrimani, era più facile per un cocchiere/cavaliere viaggiare sul lato sinistro della strada. In questo modo, poteva facilmente respingere gli aggressori e stringere la mano agli amici. Secondo gli stessi storici fino al 1700 quasi tutti viaggiavano a sinistra. Nel 1756, la prima restrizione stradale documentata stabiliva che il traffico sul London Bridge doveva rimanere sul lato sinistro.
Il resto del mondo iniziò a cambiare lato della strada all’inizio del 1800, quando i conducenti delle carrozze merci trovarono più facile liberarsi dei cavalli in arrivo utilizzando il lato destro della strada (perché i conducenti erano solitamente seduti sull’ultimo cavallo a sinistra, quindi era più facile per loro di stimare la distanza se l’altro carro gli passasse vicino). Oggi, la maggior parte dei paesi utilizza il lato destro della strada per viaggiare.