Parcheggi, altro che sensori: negli anni ’90 Mercedes incorporava questo rudimentale sistema per misurare la distanza

Sensore di parcheggio vintage

Sensore di parcheggio vintage (P R/YouTube foto) - vehiclecue.it

Le innovazioni nel campo automobilistico non smettono mai di sorprendere. Ogni decennio vede l’introduzione di tecnologie che un tempo sembravano fantascientifiche.

Negli anni ’90, ad esempio, il mondo fu testimone di invenzioni incredibili che rivoluzionarono il modo di guidare e vivere l’esperienza dell’auto. Queste invenzioni, pur sembrando bizzarre, erano pionieristiche e hanno gettato le basi per molte delle tecnologie che oggi diamo per scontate.

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Nel corso della storia dell’automobile, le case produttrici hanno spesso sperimentato soluzioni innovative per migliorare la sicurezza, il comfort e le prestazioni dei loro veicoli. Alcune di queste invenzioni, sebbene inusuali, hanno avuto un impatto duraturo sull’industria. Dalle ruote sferiche ai parabrezza autopulenti, l’inventiva degli ingegneri automobilistici non conosce limiti.

Uno degli esempi più stravaganti di innovazione è il “Bubble Car” degli anni ’50, una piccola vettura con una cabina trasparente simile a una bolla. Questo design unico offriva una visibilità eccezionale ma presentava anche alcuni inconvenienti, come l’eccessivo riscaldamento sotto il sole. Nonostante i suoi limiti, il Bubble Car rimane un’icona della creatività ingegneristica di quel periodo.

Un’altra invenzione curiosa è rappresentata dai fari orientabili, introdotti per la prima volta negli anni ’60. Questa tecnologia permetteva ai fari di seguire la direzione dello sterzo, migliorando la visibilità in curva e aumentando la sicurezza durante la guida notturna. Sebbene all’epoca sembrasse una novità eccentrica, oggi è una caratteristica comune in molti veicoli moderni.

Il sistema di parcheggio analogico

Nel 1991, la Mercedes-Benz presentò una delle sue innovazioni più singolari: le “varillas extensibles”. Questo sistema di parcheggio analogico consisteva in aste che si estendevano dal posteriore del veicolo per aiutare nel parcheggio. Al posto dei moderni sensori di parcheggio, questo metodo permetteva ai conducenti di misurare la distanza da un ostacolo in modo visivo. L’idea era di rendere il parcheggio di un’auto di grandi dimensioni più agevole, sfruttando una tecnologia rudimentale ma efficace.

Oltre a questo curioso sistema di parcheggio, il W140 era ricco di altre innovazioni. Ad esempio, era dotato di un sistema che permetteva la chiusura automatica delle porte in modo delicato, grazie a una tecnologia elettropneumatica. Anche il portellone posteriore aveva una maniglia retrattile, pensata per mantenersi pulita durante la marcia, evitando di sporcare le mani al conducente.

Mercedes vintage con sistema per misurare la distanza
Negli anni ’90 questa Mercedes incorporava già un sistema per misurare la distanza (Motor Pasion foto) – vehiclecue.it

L’evoluzione delle tecnologie di parcheggio

Le “varillas extensibles” non erano l’unica stranezza ingegneristica della Mercedes. In quel periodo, la concorrenza tra i grandi marchi automobilistici era feroce, con ognuno che cercava di superare l’altro in termini di innovazione. BMW, ad esempio, introdusse i fari allo xeno nel suo Serie 7 poco prima del lancio del W140, un altro esempio di come l’industria stesse sperimentando soluzioni tecniche sempre più avanzate.

Questi esempi di creatività e ingegnosità mostrano quanto lontano siano arrivati i progressi tecnologici nel settore automobilistico. Sebbene oggi possiamo contare su sensori di parcheggio e telecamere di retromarcia avanzate, è interessante riflettere su come invenzioni apparentemente strane abbiano contribuito a plasmare il futuro delle automobili.