Una 2CV 4×4 con motore boxer è stata in grado di percorrere 3.200 km senza fare mai il pieno di benzina | La regina d’Africa
Ecco come la leggendaria icona automobilistica 2CV 4×4 è riuscita a compiere un’impresa assolutamente straordinaria.
La Citroën 2CV è un’auto che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo automobilistico. Concepita come vettura economica e versatile, la 2CV ha saputo guadagnarsi un posto speciale nei cuori degli appassionati, grazie alla sua semplicità e alla capacità di affrontare terreni difficili con estrema facilità.
La sua storia, iniziata nel 1948, è caratterizzata da una continua evoluzione che ha visto diverse versioni e adattamenti. Tra le varianti più interessanti della 2CV vi è sicuramente quella dotata di trazione integrale, un modello che ha rappresentato una svolta nel design e nella funzionalità di questa icona.
La 2CV 4×4, conosciuta anche come Sahara, è stata pensata per affrontare le sfide dei terreni più impervi, dimostrando che anche un’auto leggera e semplice poteva essere trasformata in un veicolo robusto e affidabile per l’off-road. Questo particolare modello di 2CV ha trovato la sua massima espressione nelle gare di rally e nelle avventure su lunghe distanze, soprattutto in ambienti desertici e in condizioni climatiche estreme.
La versione 4×4 ha permesso alla 2CV di diventare un punto di riferimento per i viaggiatori e gli avventurieri, grazie alla sua trazione su tutte le ruote e alla sua leggerezza, che le consentiva di galleggiare sulla sabbia senza affondare. L’ingegnosità applicata alla 2CV 4×4 non si limitava alla meccanica di base; infatti, diversi appassionati e meccanici hanno sperimentato modifiche audaci, dando vita a versioni uniche e personalizzate.
Una 2CV trasformata in mito
Queste varianti, spesso create per scopi specifici o per competizioni, hanno reso la 2CV non solo un’auto economica, ma un vero e proprio laboratorio di idee per gli appassionati di motori. Una delle versioni più affascinanti di questo modello è stata creata nel 1979 da Jack Hanon, un ex pilota e ingegnere parigino.
Utilizzando un corpo del 1974 e un telaio modificato di una Super Ami, Hanon ha impiegato ben 3.000 ore di lavoro per trasformare una semplice 2CV in un veicolo bimotore con capacità straordinarie. Questo lungo e meticoloso processo di trasformazione non ha solo incrementato la potenza e la velocità del veicolo, ma ha anche migliorato notevolmente la sua stabilità e affidabilità, rendendolo adatto a terreni estremamente difficili e condizioni di gara proibitive.
L’impresa ingegneristica dietro al successo
Hanon installò due motori boxer a 4 cilindri, uno nella parte anteriore e uno in quella posteriore, entrambi provenienti da una Citroën GSA 1.299 cc. Questa configurazione non solo rese la vettura a trazione integrale, ma le permise di raggiungere velocità superiori ai 200 km/h, una vera e propria impresa per una 2CV. Grazie alla potenza combinata dei due motori, la 2CV di Hanon era in grado di affrontare con facilità anche i percorsi più accidentati, dimostrando una versatilità e una resistenza fuori dal comune.
La capacità di passare da una trazione anteriore a una posteriore, o di combinare entrambe, rendeva questo veicolo un capolavoro di versatilità e ingegneria. Questa innovazione offriva una stabilità eccezionale in condizioni di guida difficili, permettendo al veicolo di mantenere una trazione ottimale su terreni accidentati e sabbiosi, come quelli desertici.