Crisi europea automotive: Cina inizia ad aprire stabilimenti nel vecchio continente, noi invece li chiudiamo | Fine di una storia triste

Crisi europea automotive

La Cina inizia ad aprire stabilimenti nel vecchio continente, noi li chiudiamo (Pixabay foto) - www.vehiclecue.it

Crisi europea automotive più pressante per il settore dell’auto con la spinta verso il verde da parte dell’Unione Europea. I primi ad approfittarne sono i Paesi che hanno le materie prime in loco.

La crisi europea automotive coinvolge sempre di più le case automobilistiche con sede in Europa, ma da cosa dipende? I cambiamenti climatici e l’aumento dell’effetto serra anche nel Vecchio Continente ha messo sotto i riflettori una realtà grave.

I giovani si sono mobilitati per il futuro del pianeta con i Fridays for Future e l’Unione Europea non è stata certo a guardare. Infatti, le nuove normative degli ultimi anni hanno previsto l’efficientamento energetico degli edifici e un cambio di paradigma per la produzione di auto, soprattutto sui motori.

Entro il 2027 le auto elettriche saranno le uniche che potranno circolare liberamente nel territorio comunitario. Quello che il legislatore non si aspettava è la crisi europea automotive che le case automobilistiche si stanno trovando ad affrontare per una serie di problemi tecnici.

La difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, il prezzo per il pubblico solo in parte coperto da incentivi e i tempi di produzione troppo stretti anche per un grande impero automobilistico non sono gli unici problemi legati a questa crisi. L’espansione cinese non accenna ad arrestarsi nel settore dell’auto elettrica. Perché?

Crisi europea automotive, il confronto con la Cina

La Cina è diventata il primo concorrente delle case automobilistiche europee nel settore dell’automotive. La presenza in loco delle materie prime e la manodopera a basso costo sono due elementi chiave che spingono la Cina verso un’espansione commerciale anche nel mondo dell’auto, con modelli di tutto rispetto.

L’Unione Europea ha cercato di correre ai ripari con dei dazi sull’importazione di questi mezzi e affrontare così la crisi europea automotive, ma il risultato non è cambiato, anzi. L’UE ha dovuto ritornare sui suoi passi per evitare dissidi diplomatici e non solo.

Crisi europea automotive, i problemi e le sfide
La Cina inizia ad aprire stabilimenti nel vecchio continente (Pixabay foto) – www.vehiclecue.it

I problemi delle case automobilistiche europee

Infatti, la Cina sta pensando ora di portare i propri stabilimenti in Europa, in particolare in Francia e in Spagna. Un esempio è quello della cinese BYD, che ha già avviato la costruzione di uno stabilimento in Ungheria e ora si appresta ad aprire in questi Paesi. L’obiettivo è quello di aggirare l’ostacolo dei dazi, creando strutture in grado di produrre in Europa, così da non essere soggetti a queste tasse. Anche Chery valuta l’acquisizione di Ebro e di un ex stabilimento Nissan, mentre porta avanti in Europa i nuovi marchi Omoda Jaecco.

Nel frattempo le case automobilistiche europee affrontano vecchi e nuovi problemi. Volkswagen pensa di chiudere alcuni centri produttivi per l’aumento dei costi dell’energia in Germania. Il costo dell’energia, le nuove normative di cui tenere conto e gli effetti su larga scala renderanno sempre più pressante la sfida per le case europee. Ed è solo l’inizio.