Circolazione dei treni bloccata a Roma Termini: è stato davvero tutto colpa di un chiodo?
Caos a Roma Termini: circolazione dei treni bloccata e lunghi ritardi. La causa: un chiodo. Scopri tutti i dettagli.
Il traffico ferroviario alla stazione di Roma Termini, uno degli snodi principali per l’alta velocità in Italia, è stato fortemente compromesso mercoledì scorso a causa di un grave blocco della circolazione. Centinaia di treni sono rimasti fermi o hanno subito ritardi significativi, generando un caos che ha coinvolto sia i viaggiatori sia il personale ferroviario.
La causa scatenante del disservizio è stata una serie di errori e guasti alla rete elettrica che hanno coinvolto la stazione e le sue infrastrutture, con ripercussioni su gran parte delle tratte ad alta velocità e intercity.
L’incidente e le cause
Secondo quanto emerso dalle indagini iniziali, il problema è stato innescato da un errore umano commesso durante un intervento di manutenzione ordinaria. Un operaio di una ditta esterna incaricata da RFI (Rete Ferroviaria Italiana), il gestore dell’infrastruttura ferroviaria, ha piantato erroneamente un chiodo in una canalina di plastica che conteneva cavi elettrici cruciali per il funzionamento della stazione. L’incidente è avvenuto tra le 2 e le 3 del mattino di mercoledì, durante lavori di routine che non dovevano presentare particolari criticità.
Il chiodo, piantato nel punto sbagliato, ha provocato un danno che ha interrotto l’alimentazione della sala operativa di Termini, dove viene gestito il traffico ferroviario e monitorato il corretto funzionamento di binari, segnali e sistemi di sicurezza. La sala operativa rappresenta il cuore pulsante della stazione: senza il suo funzionamento, l’intero sistema ferroviario si blocca. L’errore ha avuto conseguenze dirette sulla fornitura elettrica, portando a un blackout e interrompendo la gestione dei treni.
Guasti al sistema di sicurezza
Tuttavia, l’incidente non si è limitato a questo errore umano. Il sistema di sicurezza predisposto per garantire la continuità elettrica in caso di cali di tensione o interruzioni della linea principale non ha funzionato come previsto. Quando si è verificato il blackout, il gruppo di continuità (UPS) è entrato in funzione correttamente, ma solo fino alle 6:20 del mattino, momento in cui le batterie si sono scaricate. Il problema principale, secondo quanto riportato, è che il sistema automatico di segnalazione del guasto non ha inviato alcun avviso ai tecnici preposti. Questo ha impedito un intervento tempestivo e ha prolungato l’interruzione.
Secondo alcune testimonianze, la mancanza di una segnalazione potrebbe essere dovuta al fatto che il cavo danneggiato non è stato tranciato completamente dal chiodo, ma rimane un’ipotesi poco plausibile secondo altri esperti tecnici. In ogni caso, ciò che è certo è che anche la linea elettrica di emergenza non ha funzionato, aggravando ulteriormente la situazione.
Le conseguenze sulla circolazione ferroviaria
Il blackout della sala operativa ha comportato la cancellazione e il ritardo di circa 180 treni, inclusi quelli ad alta velocità e intercity. La maggior parte dei treni è stata fermata o riprogrammata con ritardi di diverse ore, con impatti significativi in altre grandi stazioni come Firenze, Napoli, Bologna, Milano e Torino. Oltre ai disagi per i passeggeri, molti dei quali sono rimasti bloccati in stazione per ore in attesa di informazioni, anche il personale ferroviario ha dovuto affrontare notevoli difficoltà. I cambi di turno e la gestione del personale sono stati compromessi, causando ulteriori ritardi e disagi.
Per ripristinare il servizio, i tecnici di RFI hanno dovuto attivare i gruppi elettrogeni per ripristinare l’energia elettrica nella sala operativa e riavviare l’intero sistema. Le operazioni più lunghe hanno riguardato la configurazione e il riavvio dei segnali e degli scambi, che devono essere coordinati con precisione per garantire la sicurezza della rete. I primi treni sono riusciti a partire solo intorno alle 8:30 del mattino, ma i ritardi accumulati hanno avuto conseguenze su tutta la giornata.
La reazione di RFI e le indagini in corso
A seguito dell’incidente, il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha attribuito la responsabilità principale all’operaio che ha piantato il chiodo nella canalina sbagliata, una versione confermata anche da RFI. Tuttavia, lo stesso Salvini ha sottolineato che non si tratta solo di un errore umano, ma di una serie di guasti sistemici che devono essere affrontati. RFI ha immediatamente sospeso il contratto con l’azienda esterna incaricata della manutenzione e ha avviato un’indagine interna per accertare eventuali responsabilità e verificare se il caposquadra fosse in possesso delle informazioni necessarie per evitare l’incidente.
L’incidente di Termini non è un caso isolato. Negli ultimi mesi, la rete ferroviaria italiana ha subito diversi guasti, segno di un’infrastruttura che, nonostante gli ammodernamenti, fatica a reggere il crescente traffico ferroviario. In molte regioni, la quantità di treni in circolazione è superiore alla capacità della rete, e ciò comporta frequenti ritardi e disservizi. Inoltre, il crescente carico di lavoro per le aziende di manutenzione, spesso costrette a operare in tempi strettissimi, contribuisce a situazioni di potenziale rischio.