Pompa di benzina, in questo modo ti erogano meno carburante: la truffa è sempre dietro l’angolo
Tra le innumerevoli possibili truffe ai danni degli automobilisti, questa è davvero diabolica: un trucco semplice e dannoso.
Mettere benzina è un gesto così quotidiano che ci pensiamo poco: ci fermiamo, inseriamo la pistola, paghiamo e via, si riparte. Facile, no? Eppure, non è sempre tutto trasparente come dovrebbe essere. Ci sono stati casi in cui quello che credevamo di aver pagato – e che ci aspettavamo finisse nel serbatoio – era meno di quanto dichiarato.
Non c’è niente di peggio che scoprire che qualcuno ha giocato con la tua fiducia. E qui stiamo parlando di manipolazioni ben pensate, non del semplice errore di conteggio. Alcuni distributori hanno trovato modi creativi – e illegali – per cambiare le regole del gioco.
Le tecnologie di questi raggiri sono, diciamolo, da manuale del “furbo”. Da un lato, c’è la rabbia di chi è stato truffato, ma dall’altro c’è la constatazione amara che il sistema, a volte, non riesce a stare al passo. Anche le verifiche, per quanto serrate, non riescono sempre a bloccare sul nascere queste truffe.
A risentirne, alla fine, sono sempre i cittadini, che pagano due volte: prima con i soldi delle tasse e poi al distributore “taroccato”. È una di quelle storie che ci fa riflettere su quanto la disonestà di pochi possa pesare su tutti. E ci sono casi particolari in cui il trucco è davvero subdolo.
Il capitolo giudiziario e le sentenze definitive
Nel 2018, dopo un processo durato anni, 25 persone sono finite davanti al giudice per una truffa al distributore. Si trattava di gestori, tecnici di manutenzione e persino dipendenti pubblici. Le condanne, purtroppo, non sono state così esemplari come si sperava e molte di esse sono finite in prescrizione con il tempo. Alla fine, solo sei imputati hanno ricevuto pene definitive: cinque condanne a un anno, con pena sospesa, e una a tre anni per il capo della banda.
Oltre alle pene detentive, i sei condannati dovranno anche versare somme di denaro a titolo di sanzione e coprire le spese processuali. Parliamo di migliaia di euro, una somma che per alcuni può sembrare importante ma che, in relazione al danno fatto, lascia un po’ di amaro in bocca. Resta il fatto che, dopo tutto questo tempo, questa storia di truffa ai danni di automobilisti e cittadini si è finalmente chiusa, almeno sul piano giudiziario. Ma la fiducia in certi distributori, per molti, è difficile da riconquistare. Ma come truffavano la gente?
Come funzionava il trucco
L’indagine, portata avanti dalla guardia di finanza, ha svelato uno schema truffaldino che ha interessato vari distributori tra il 2008 e il 2012. Il meccanismo era semplice e al tempo stesso diabolico: tramite congegni elettronici installati sugli impianti, si erogava meno carburante rispetto a quello che risultava sul display. Una differenza che poteva raggiungere il 10%, una cifra non trascurabile, specie quando si parla di centinaia di litri al giorno. L’indagine ha richiesto intercettazioni e controlli accurati, ma alla fine ha svelato tutto il sistema.
Insomma, dietro a questa truffa c’era un’organizzazione ben orchestrata che puntava a lucrare su ogni litro di carburante venduto. I mezzi pubblici che si rifornivano in quei distributori ricevevano meno carburante e finivano per lavorare di più, con costi superiori per tutti noi. Il trucco, così ben pensato, mostrava quanto si potesse guadagnare ingannando, ma anche quanto fosse necessario fermarlo per evitare altri danni. Alla fine, come sempre, sono le persone comuni a pagare per le azioni di pochi.