Ci sono state molte rivoluzioni in merito al conseguimento di questo particolare tipo di patente: per prenderla ora devi fare così.
Il mondo delle patenti di guida ha subito così tanti cambiamenti negli anni che a volte sembra quasi impossibile tenere il passo. Se ci pensi, c’era un tempo in cui prendere la patente per l’auto significava automaticamente poter guidare anche una moto, di qualunque cilindrata e potenza.
Niente restrizioni, niente esami aggiuntivi, un’unica “carta magica” per tutto. Oggi, invece, ci troviamo davanti a un sistema ben più articolato, nato dalla volontà di aumentare la sicurezza e, forse, anche dalla necessità di regolare un po’ il caos che c’era.
A partire da lì, il sistema si è fatto sempre più complesso. La distinzione tra patente A e B è diventata una sorta di spartiacque per chi voleva salire su due ruote. Ogni tipo di moto richiedeva un’abilitazione specifica, a seconda della potenza o della cilindrata, e chi voleva passare a una categoria superiore doveva affrontare un vero e proprio percorso a ostacoli.
Col tempo, le cose sono cambiate ancora, e a volte in direzioni opposte. C’era chi negli anni ’90 poteva ancora salire in sella ai famosi “cinquantini” senza neppure avere una patente. Tempi più rilassati, forse troppo. Poi, un irrigidimento generale: patenti per tutti, restrizioni, e via dicendo.
Uno degli aspetti che ha creato più grattacapi è stato sicuramente il passaggio alle categorie superiori. Ottenere la patente A3 per guidare motocicli senza limiti di potenza è diventato un processo lungo e costoso. Corsi, esami, attese: una trafila che ha finito per scoraggiare molti. E poi, diciamocelo, con i rincari su tutto – carburante, bollette, la vita in generale – aggiungere spese non è mai stato il massimo.
Ecco, però, che arriva la svolta. Da adesso chi ha già la patente A1 o A2 può accedere alla categoria superiore senza dover affrontare un altro esame pratico. Non male, vero? Basta frequentare un breve corso teorico di sette ore in autoscuola. Un piccolo passo che alleggerisce la burocrazia e, chissà, potrebbe far tornare la voglia di mettersi su una moto di maggiore cilindrata. È un incentivo? Probabile. Ma è anche un modo per semplificare la vita.
Chi ha solo la patente B, però, ha una situazione un po’ diversa. Chi l’ha presa prima del 1986 ha già, di fatto, il permesso per guidare moto di qualsiasi potenza, seppure con qualche limitazione all’estero (solo nei paesi UE); può farlo anche chi l’ha presa tra il 1986 e 1988, ma solo in Italia.
Gli altri, invece, devono comunque affrontare un esame pratico per conseguire la patente A. La parte teorica, fortunatamente, è già coperta. È una soluzione pensata per velocizzare il processo, senza però mettere a rischio la sicurezza sulle strade.