Patenti revocate, il nuovo incubo dei “requisiti morali”: la stanno togliendo praticamente a tutti senza giusta motivazione | Scoppia il caos

Patente e uomo disperato (Depositphotos foto)

Patente e uomo disperato (Depositphotos foto) – www.vehiclecue.it

Allarme rimozione patenti: la stanno togliendo a tutti a causa dei tanto dibattuti “requisiti morali”. Cosa sta succedendo.

Negli ultimi anni, il dibattito sui requisiti morali necessari per ottenere o mantenere la patente di guida ha generato crescenti polemiche. La questione tocca non solo chi ha commesso reati gravi, ma anche chi si trova in situazioni marginali che, secondo la normativa vigente, potrebbero portare alla revoca del titolo di guida. Una serie di sentenze della Corte Costituzionale ha recentemente rimodulato le regole, ma resta l’incertezza su come queste vengano applicate.

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Il Codice della Strada stabilisce che la patente non può essere rilasciata o può essere revocata a chi non soddisfa determinati requisiti morali. Tuttavia, il criterio su cui si basano queste decisioni solleva preoccupazioni: chi stabilisce quando un comportamento è incompatibile con il possesso della patente? E, soprattutto, queste norme vengono applicate in maniera equa o rischiano di colpire indiscriminatamente?

Le revoche e i dinieghi legati ai requisiti morali non sono più automatici, grazie a sentenze che ne hanno limitato l’applicazione rigida. Tuttavia, la discrezionalità concessa alle autorità competenti apre scenari controversi. Il cittadino può trovarsi in balia di interpretazioni normative che variano a seconda del contesto e del giudizio di chi le applica, facendo nascere il timore di decisioni arbitrarie o ingiustificate.

Ad aggravare la situazione, si aggiunge l’apparente sproporzione tra la gravità di alcuni reati e l’effetto che essi hanno sul diritto alla guida.

Diniego e revoca: chi decide veramente?

Ci si domanda se il sistema attuale, nel tentativo di tutelare la sicurezza stradale, non stia di fatto escludendo dal circuito sociale persone che, a fronte di condanne lievi o misure di prevenzione temporanee, potrebbero invece essere reintegrate positivamente.

La giurisdizione su queste decisioni rappresenta un ulteriore punto critico. A seconda della natura del provvedimento – se revoca o diniego – e delle circostanze del caso, può essere coinvolto il giudice ordinario o quello amministrativo. La sentenza n. 152/2021 della Corte Costituzionale ha chiarito che il diniego basato sull’assenza di requisiti morali è vincolato e automatico, ma con criteri ben definiti. Ciò nonostante, il giudice ordinario resta l’autorità competente quando si tratta di dirimere questioni legate a diritti soggettivi.

patente di guida (Depositphotos foto)
Patente di guida (Depositphotos foto) – www.vehiclecue.it

Caos normativo e i rischi di decisioni arbitrarie

La sentenza ha sancito che il diniego opera in maniera preventiva, impedendo il rilascio della patente a chi non è in regola con i requisiti morali. Questo principio distingue i casi di diniego da quelli di revoca, in cui l’autorità amministrativa ha ora margini di discrezionalità maggiore. Tuttavia, la legittimità dell’automatismo è stata più volte messa in discussione, soprattutto quando si ignorano circostanze specifiche.

L’automatismo del diniego, sebbene supportato dalla legge, è al centro di un acceso dibattito. Numerosi esperti sottolineano come tale rigidità possa penalizzare situazioni in cui la gravità del reato o la condotta successiva non giustifichino l’esclusione definitiva dal conseguimento della patente. La questione rimane aperta: il sistema attuale tutela la giustizia e la sicurezza o rischia di creare disuguaglianze e discriminazioni?