Auto elettriche, l’Unione Europea valuta incentivi per contrastare la Cina
Il mercato automobilistico cinese prosegue la sua inarrestabile avanzata. L’UE è pronta all’attuazione di un piano di sussidi per contrastarlo
L’Unione Europea è al lavoro per l’attuazione di un piano volto a rilanciare l’industria automobilistica dell’intero continente, con l’obiettivo finale di proteggere il settore produttivo europeo dalla concorrenza spietata offerta dalla Cina. Nel mirino c’è anche la volontà di garantire un processo di transizione sostenibile, tenendo conto del limite imposto per il 2035, data entro la quale i motori a combustione dovranno essere stati completamente eliminati, in favore di alternative elettriche e sostenibili.
Come esposto anche dalla vicepresidente esecutiva della Commissione Europea, l’iberica Teresa Ribera, Bruxelles sente concretamente il fiato sul collo rappresentato dall’avanzata della potenza asiatica nell’ambito della produzione automobilistica. Il piano studiato prevederebbe sussidi che garantiscano il rilancio della produzione e della circolazione dell’elettrico nell’intero territorio dell’Unione.
E’ proprio la Commissione Europea che potrebbe fornire l’incremento necessario, proprio mediante l’introduzione di sussidi, verso l’industria automobilistica del Vecchio Continente, che rappresenta un punto di riferimento fondamentale per l’intero parco economia.
Ribera, come affermato anche dal Financial Times, ha proseguito il suo discorso anche in occasione del World Economic Forum a Davos, in Svizzera, sostenendo la necessità di approcciare la questione basandosi sul paneuropeismo, che possa garantire misure comuni e coordinate per l’interezza degli Stati membri.
Come potrebbe articolarsi il programma d’incentivi
I funzionari europei risultano essere ancora impegnati con la definizione dettagliata del programma incentivante, la cui futura attuazione sembra completarsi ogni giorno di un nuovo tassello. A tal proposito è intervenuto anche l’ex cancelliere tedesco Olaf Scholz, esplicando come il piano in studio da parte dell’UE sia stato, in un certo senso, comportando dall’abbandono dello schema di incentivi precedentemente adottato in Germania, nell’anno 2023, con una conseguente drastica riduzione nelle vendite dei veicoli a zero emissioni.
La necessità di procedere seguendo una precisa coordinazione ed unità d’intenti è data anche dal fatto che gli incentivi legati all’acquisizione di vetture elettriche siano profondamente differenti tra i vari Stati membri. Per questo si avverte il bisogno di procedere con lo schieramento di sussidi comunitari, evitando così la profonda discrepanza attualmente presente. La priorità dell’UE è lavorare su un sistema di incentivi nel totale rispetto delle regole WTO, sistema che disciplina le politiche e gli scambi commerciali, allo scopo di ridurre le barriere tra gli Stati che ne appartengono. Contemporaneamente diviene prioritaria l’esigenza di non favorire i concorrenti automobilistici cinesi.
La voce contrastante delle case automobilistiche
L’Europa, come sottolineato proprio da Teresa Ribera, presenta un’industria ancora fortemente in ritardo rispetto al resto del globo; c’è inevitabilmente bisogno di una decisiva accelerata sia per quanto concerne il processo di elettrificazione, sia relativamente alla decarbonizzazione, in merito alla quale persiste la volontà di perseguire l’obiettivo fissato che avrà scadenza tra esattamente un decennio, raggiungibile mediante il divieto di vendita di vetture alimentate a combustione interna.
Di riflesso, non può essere ignorata l’azione delle case automobilistiche, che hanno espresso la propria preoccupazione in merito alla possibilità di dover provvedere al pagamento di multe, qualora venissero riscontrate attività non in linea con i target sulle emissioni di CO2 fissati dall’UE. Le aziende attive nel settore produttivo evidenziano come ciò potrebbe comportare un vero e proprio ostacolo per l’effettuazione di investimenti, andando indirettamente a rafforzare i produttori automobilistici cinesi. Inoltre, sono stati definiti i requisiti tecnologici estendibili nei confronti delle aziende extraeuropee mosse dalla volontà di stabilire il proprio processo produttivo nel territorio dell’Unione.