Cassazione contro il Codice della Strada: serve la prova dell’alterazione, non basta un test

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Illustrazione di un posto di blocco (Depositphotos FOTO) - www.vehiclecue.it

Il nuovo Codice della Strada potrebbe presentare alcune problematiche. Non basta solo un test, bisogna avere delle prove.

Allora, parliamo un attimo del Nuovo Codice della Strada, che è entrato in vigore il 14 dicembre 2024. Sì, è tutto molto recente, ma già ci sono un sacco di polemiche.

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La Corte di Cassazione ha lanciato un bel campanello d’allarme con la sentenza n. 2020/2025, sottolineando che ci sono un sacco di ambiguità nelle nuove normative.

Una delle novità più discusse è che ora basta un test antidroga positivo per sanzionare un guidatore. Cioè, non serve nemmeno dimostrare che la persona sia effettivamente alterata. Già, può sembrare un po’ strano, soprattutto per chi assume farmaci legali e si ritrova a rischio di multe o addirittura di ritiro della patente senza aver fatto niente di male.

E qui ci sono anche preoccupazioni legate a chi, pur essendo in regola con i farmaci prescritti, potrebbe trovarsi in situazioni delicate. È un tema caldo che merita di essere approfondito.

Le ambiguità normative

Iniziamo con il Nuovo Codice della Strada. Una delle cose più choc è che non è più necessario dimostrare l’alterazione psicofisica del guidatore. Basta un test antidroga positivo, e puff, si parte con le sanzioni. Questo significa che anche chi assume farmaci legittimi che hanno effetti simili a quelli delle droghe potrebbe ritrovarsi nei guai. Rischiare multe fino a 6.000 euro e vedersi ritirata la patente? Non è proprio una passeggiata! Ora, parlando della sentenza della Cassazione, la n. 2020/2025, c’è un punto interessante.

Gli esami del sangue sono considerati più affidabili rispetto a quelli delle urine per rilevare l’alterazione psicofisica. Questo perché la presenza di sostanze nel sangue è un indicatore più preciso dello stato attuale del guidatore. Ma non finisce qui! Gli agenti devono anche osservare il comportamento del conducente: coordinazione, eloquio e stato emotivo. Insomma, è necessaria una valutazione globale per capire davvero se una persona è in grado di guidare in sicurezza.

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Illustrazione di un posto di blocco (Depositphotos FOTO) – www.vehiclecue.it

Le implicazioni della sentenza

Ora parliamo delle implicazioni di questa decisione. È chiaro che la Cassazione sta dicendo che non basta avere sostanze nel corpo; bisogna dimostrare che queste abbiano effettivamente compromesso la capacità di guida. Quindi, se uno ha i riflessi un po’ lenti ma non si può dimostrare che sia per colpa di quelle sostanze, beh, la situazione si complica. Questa sentenza “smonta” un po’ la parte del Nuovo Codice che prevedeva sanzioni solo sulla base di test positivi. E ora? Potremmo dover rivedere le normative per allinearle ai principi giuridici stabiliti dalla Cassazione.

E non dimentichiamo la sentenza precedente, quella n. 12409/19, che già stabiliva che non basta semplicemente aver assunto sostanze stupefacenti. È necessario dimostrare che ci sia stata un’effettiva alterazione psicofisica al momento della guida. Questo principio rimane centrale nel dibattito su eventuali modifiche legislative future. In conclusione, la sentenza n. 2020/2025 potrebbe realmente portare a una revisione del Nuovo Codice della Strada. E il dibattito giuridico e politico su come riconoscere l’alterazione psicofisica sarà sicuramente al centro dell’attenzione per un bel po’.