“Sono bloccato nel traffico”, Lei è LICENZIATO: adesso è considerata giusta causa se rimani imbottigliato: ti mandano a casa subito
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Uomo disperato nel traffico (Depositphotos foto) - www.vehiclecue.it
Un ritardo sul lavoro può costarti davvero carissimo: la particolare sentenza della Cassazione che fa discutere.
Arrivare tardi al lavoro? Può succedere a chiunque. Un semaforo infinito, un incidente sulla strada, il treno cancellato all’ultimo minuto. Di solito, basta avvisare il capo e tutto si risolve con una scrollata di spalle. Ma ci sono mestieri in cui la puntualità non è solo una formalità, è una questione di responsabilità. E quando il tempo è un fattore chiave, anche un piccolo ritardo può trasformarsi in un grosso problema.
Alcuni settori non lasciano spazio all’improvvisazione: le conseguenze possono essere pesanti. In questi ambienti, l’orologio non perdona, e ogni minuto ha il suo peso. Certo, nessuno può prevedere il traffico o un problema improvviso.
Ma qui la questione non è tanto l’imprevisto in sé, quanto il dovere di prevenirlo. Organizzarsi in modo da ridurre il rischio di un ritardo diventa una parte del lavoro stesso. Chi ha un ruolo chiave deve essere sempre presente, e far saltare un turno per una distrazione può costare caro.
Negli ultimi anni, i tribunali si sono trovati spesso a dover decidere sulla legittimità di un licenziamento per ritardo. Alcuni giudici hanno ritenuto la misura eccessiva, altri l’hanno considerata una conseguenza inevitabile. Ora, una nuova sentenza della Corte di Cassazione mette un punto fermo sulla questione, stabilendo un principio che potrebbe cambiare le carte in tavola per molti lavoratori.
Una sentenza che fa discutere
Con l’ordinanza n. 26770 del 2024, la Cassazione ha affermato che un ritardo può essere motivo valido per il licenziamento, soprattutto in quei settori in cui la presenza tempestiva è fondamentale per la sicurezza. Il caso specifico riguardava una guardia giurata, licenziata dopo essere arrivata con 40 minuti di ritardo al lavoro. Il problema? In quel lasso di tempo, la banca in cui operava è rimasta senza sorveglianza, esposta a potenziali rischi.
Inizialmente, il lavoratore aveva impugnato il licenziamento e aveva persino ottenuto una prima vittoria in tribunale. Ma in appello le cose sono cambiate: i giudici hanno ribaltato la decisione e dato ragione al datore di lavoro. Il motivo? Il vigilante non aveva letto con attenzione un SMS che gli comunicava una variazione del turno. Un errore che, secondo la corte, non poteva essere giustificato data la delicatezza del suo ruolo.
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Cosa cambia per i lavoratori
Non soddisfatto, il vigilante ha portato il caso in Cassazione, sperando in un ribaltamento della sentenza. Ma il verdetto finale ha confermato il licenziamento. Secondo i giudici, la gravità di un ritardo non si misura solo in base ai regolamenti interni o ai contratti collettivi, ma soprattutto in base alle conseguenze concrete. Se il ritardo mette a rischio la sicurezza o compromette il funzionamento di un servizio essenziale, il licenziamento può essere considerato legittimo.
Questa decisione potrebbe avere effetti importanti su molti settori. Lavoratori della sicurezza, dipendenti dei trasporti, operatori sanitari: tutti coloro che hanno una responsabilità diretta sulla sicurezza delle persone o dei beni potrebbero vedersi applicare lo stesso principio. Il messaggio è chiaro: in certi lavori, il tempo non è solo denaro… è anche il tuo posto di lavoro.