Posto di blocco: “si accontenta di questi?”, la Cassazione lo ha detto chiaramente: corrompere gli agenti non è reato

Corrompere la polizia al posto di blocco (Canva foto) - www.vehiclecue.it
Posto di blocco e “favori” agli agenti: la Cassazione chiarisce i confini della corruzione, adesso è consentito!
Fermarsi a un posto di blocco può essere un’esperienza scomoda, soprattutto se si è commessa un’infrazione al Codice della Strada. In quei momenti, alcuni automobilisti tentano di risolvere la situazione con una battuta, un sorriso o, nei casi più audaci, con un piccolo gesto economico. Ma dove finisce la cortesia e inizia la corruzione?
Non è raro che chi si trova in difficoltà cerchi un modo per evitare una multa. Una mancia, un’offerta apparentemente innocente, può trasformarsi in un reato con gravi conseguenze. Tuttavia, il confine tra un tentativo di corruzione e un gesto insignificante non è sempre così netto.
I tribunali italiani si sono già occupati di casi simili, con esiti spesso severi per gli automobilisti. Il semplice atto di infilare una banconota tra i documenti esibiti agli agenti può essere interpretato come un tentativo di alterare il loro giudizio. Ma cosa accade quando la somma è talmente irrisoria da non poter influenzare la decisione del pubblico ufficiale?
Un caso discusso in Cassazione ha sollevato un acceso dibattito. La vicenda ha riguardato un automobilista che, fermato dalla polizia stradale, ha cercato di evitare la sanzione in un modo particolare. La sua azione ha portato a una condanna per istigazione alla corruzione, ma il verdetto è stato successivamente ribaltato dai giudici di Piazza Cavour.
Cassazione: offrire 10 euro agli agenti non è corruzione
Secondo la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione, offrire una somma di 10 euro per evitare una multa non costituisce corruzione. Il motivo? La cifra è stata giudicata troppo esigua per influenzare la condotta dei pubblici ufficiali. Come riportato da Studio Cataldi, la Corte ha quindi assolto l’imputato perché “il fatto non sussiste“.
L’automobilista, fermato dalla polizia stradale, aveva consegnato i documenti con una banconota da 10 euro all’interno, dicendo agli agenti: “lassate stare e pigliatevi nu cafè”. Un gesto che gli è costato una denuncia e una condanna in appello. Tuttavia, i giudici della Cassazione hanno ritenuto che la somma fosse troppo bassa per configurare un vero tentativo di corruzione, sebbene potesse essere vista come un’offesa al prestigio degli agenti.

Una sentenza che fa discutere
La decisione della Corte di Cassazione ha suscitato diverse reazioni. Alcuni ritengono che si tratti di una sentenza equilibrata, che distingue tra un vero tentativo di corruzione e un gesto di poca rilevanza. Altri, invece, temono che possa creare un precedente pericoloso, incoraggiando comportamenti simili con la convinzione di poter evitare sanzioni senza rischi legali.
Ciò che è certo è che la Corte ha tracciato un confine chiaro: affinché si possa parlare di corruzione, è necessario che l’importo offerto sia tale da poter influenzare concretamente il pubblico ufficiale. In questo caso, i 10 euro non sono stati ritenuti sufficienti, spostando l’attenzione su un possibile reato di oltraggio piuttosto che di istigazione alla corruzione.