Posto di blocco, cancella subito queste chat: se rientri in uno di questi gruppi ti rovinano

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Telefono (PIXABAY FOTO) - www.vehiclecue.it

Gruppi WhatsApp che segnalano posti di blocco: cosa rischia chi partecipa? La verità legale e quando la situazione si fa rischiosa.

Nell’era della comunicazione digitale e dei social network, la condivisione di informazioni avviene in tempo reale attraverso piattaforme di messaggistica istantanea come WhatsApp. Tra i numerosi gruppi che animano queste chat, alcuni sono dedicati a segnalare la presenza di posti di blocco delle forze dell’ordine sulle strade.

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Periodicamente, sui forum online, emerge la domanda se sia legale o meno far parte di questi gruppi WhatsApp che avvisano gli automobilisti della presenza di pattuglie e controlli stradali. Alcuni sostengono che tale partecipazione possa configurare il reato di “interruzione di pubblico servizio”, basandosi su episodi di denunce sporte da agenti a seguito del sequestro di smartphone in determinate circostanze.

L’analisi giuridica della questione sembra essere più complessa e non sempre sfociare in condanne penali, un’interessante pronuncia del Giudice per le Indagini Preliminari di Genova ha chiarito alcuni aspetti fondamentali, distinguendo tra la segnalazione generica di posti di blocco e quella più specifica relativa a dispositivi di controllo della velocità.

Ma cosa rischia realmente chi partecipa a questi gruppi? E in quali circostanze le forze dell’ordine potrebbero avere il diritto di accedere al contenuto delle chat e contestare eventuali illeciti? Facciamo chiarezza su una questione che tocca da vicino molti automobilisti.

La linea sottile tra informazione e illecito: cosa dice la legge

Secondo l’analisi emersa dalla fonte, la semplice adesione a un gruppo WhatsApp che segnala genericamente la presenza di posti di blocco non sembrerebbe integrare il reato di “interruzione di pubblico servizio”. Questa interpretazione si basa su due motivazioni principali, evidenziate dal Giudice per le Indagini Preliminari di Genova.

La natura privata della chat: I gruppi WhatsApp non sono accessibili a chiunque e, pertanto, non impediscono alla polizia di svolgere il proprio servizio per tutti gli altri automobilisti che non ne fanno parte.
Il numero limitato di partecipanti: Il numero di automobilisti coinvolti in queste chat è generalmente esiguo rispetto al totale degli utenti della strada, rendendo improbabile un intralcio significativo al servizio pubblico.

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Telefono (PIXABAY FOTO) – www.vehiclecue.it

Quando gli agenti possono “sbirciare” nelle chat e le conseguenze

La fonte menziona come, in alcune occasioni, gli agenti abbiano sporto denuncia contro i partecipanti a tali gruppi dopo il sequestro dello smartphone di uno di essi, in particolare a seguito di incidenti stradali, al fine di verificare se il conducente fosse distratto dall’uso del telefono.

Se dalle conversazioni emergesse chiaramente l’intento del gruppo di segnalare attivamente la posizione di autovelox o altri sistemi di rilevamento elettronico della velocità, i partecipanti potrebbero incorrere nella sanzione amministrativa prevista dal Codice della Strada.