La Ford Mustang, è stata incoronata per il terzo anno consecutivo come auto sportiva più venduta in tutto il mondo. I i dati sono stati elaborati dalla società inglese IHS Markit sulle immatricolazioni delle vetture sportive nel 2017. L’iconica Mustang è risultata la più venduta con 125.809esemplari immatricolati. I dati vengono forniti sia da fonti govertative che dalle stesse società produttrici di autoveicoli e coprono circa il 95% del volume di vendita. Dei quasi 130.00 esemplari venduti in 80 paesi, 85.000 sono stati venduti negli USA, paese dove Ford produce la Mustang.
Anche in Europa, Ford ha ottenuto un buon risultato, vendendo oltre 13.000 esemplari. In 7 paesi europei, la Mustang è riuscita a piazzarsi davanti alla Porsche 911. Inoltre, l’auto statunitense è risultata essere la coupè sportiva più venduta anche in Cina.
La nuova Mustang anche in Europa
PH: motortrend.com
Arriverà anche in Europa, nel secondo semestre del 2018, la nuova versione della Ford Mustang. L’aspetto sarà decisamente più sportivo ed elegante, ma anche i motori saranno aggiornati. Infatti, il restyling verrà accompagnato dal nuovissimo motore da 450 CV 5.0 V8. Inoltre, con la nuova trasmissione 10 rapporti automatica, si presenta al pubblico europeo con un’accelerazione da 0 a 100 km/ di soli 4,3 secondi. Migliorati anche i consumi (12 l/100 km) e le emissioni di anidride carbonica (270 g/km).
L’esperienza di guida viene notevolmente migliorata grazie a diversi accorgimenti, come i nuovissimi ammortizzatori MagneRide. Anche le funzioni di guida Drive Modes saranno personalizzabili grazie alla modalità My Mode. Una maggiore tranquillità alla guida, invece, sarà garantita dai sistemi anti-collisione con Pedestrian Detection e dal sistema di mantenimento della corsia. Inoltre, per evitare un eccessivo inquinamento acustico, per esempio durante le ore notturne, sarà possibile attivare la modalità Good Neighbour che garantisce una guida più silenziosa attraverso la regolazione del sound.
Mustang BULLITT Limited Edition
PH: motorionline.com
La Ford Mustang sarà disponibile da giugno anche nell’esclusiva versione BULLITT Limited Edition. Un omaggio alla Mustang GT protagonista dell’omonimo film del ’68 con Steve McQueen. Sarà ordinabile in due diverse tonalità (Dark Highland Green e Shadow Black) e disporrà dell’esclusiva tecnologia Ford Rev-Matching per controllare elettronicamente il motore. Quest’ultimo sarà un V8 5.0 potenziato da 464 CV, esclusivamente con trasmissione manuale.
Si è soliti far riferimento alle schede tecniche per comparare due o più veicoli. I fattori da tener presente sono svariati e molto spesso si trascurano dati come: carico aerodinamico, carico complessivo del veicolo, specifiche tecniche del singolo propulsore, sospensioni e tipologie, qualità delle componenti legate alla trasmissione di potenza, bilanciamento etc. E’ anche vero però che molti di questi fattori possono essere trascurati se si va a confrontare nel complesso ciò che il veicolo, in seguito a una lunga e attenta fase di progettazione e sviluppo, è in grado di garantire.
Abbiamo in precedenza analizzato e stilato una classifica dulle auto più e meno affidabili sul mercato. Oggi invece analizzeremo uno dei dati più importanti delle schede tecniche: 0-100 Km/h? No, bensì l’esatto opposto. La potenza è irrilevante se non vi è un buon sistema efficiente nella fase di frenata. Da 100 a 0 Km/h: quali sono le vetture e i sistemi di frenatura più efficienti da questo punto di vista? E perché?
• Brembo: Ancora leadership?
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Come ogni test che si rispetti, la modalità di raccolta dei dati dev’essere standardizzata. Il test si svolge con due persone a bordo di ciascuna auto. Si scaldano i freni con nove frenate decise e intense; la decima è quella valida per la misurazione. Il perché? L’efficienza frenante varia da vettura a vettura, da sistema a sistema; garantendo il raggiungimento di temperature in modo rapido o lento, con materiali più o meno duttili. Tutto ciò non condiziona l’efficienza complessiva dell’impianto frenante, pertanto questi dati fanno riferimento al carico di lavoro che, complessivamente, dovrà sopportare la vettura in questione.
Assoluta leadership per Brembo, la quale, ancora una volta, segna record nel suo campo: 40 delle 50 migliori vetture performanti dai 100-0 km/h sono equipaggiate con dischi e/o pinze freni Brembo.
• Classifichiamo:
La classifica, nonché l’intera indagine è stata condotta dai tecnici della rivista tedesca Auto Motor Und Sport. I simboli in rosso indicano il tipo di equipaggiamento Brembo della vettura. Partiamo dalle ultime 25 posizioni:
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Chi vincerà il confronto?
A dominare la classifica con soli 30,7 metri è la Porsche 911 GT3 991: unica supercar a rimanere sotto i 31 metri. Essa è equipaggiata con dischi da 410 mm (di diametro) all’anteriore e 390 mm al posteriore. Inoltre, pinze freni fisse a monoblocco in alluminio a 6 pistoncini (anteriore) e 4 pistoncini (posteriore).
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Ancora Brembo: al terzo posto Ferrari F12 Berlinetta e Ktm X-Bow GT, con Brembo, firmano i 31,3 metri ottenuti nel test.
La “capostipite” delle 12 cilindri è dotata di freni carbo-ceramici di terza generazione con 398 mm all’anteriore e 360 mm al posteriore. L’austriaca Ktm ha rivoluzionato l’ottica del mondo delle supercar con i suoi dischi autoventilanti Brembo di ultima generazione e misure contenute: 305 mm all’anteriore e 262 mm al posteriore.
• Perché Brembo?
La Top10 è dominata da Brembo. Le motivazioni sono semplici e chiare: Brembo dispone di 40 anni di esperienza su tracciati e competizioni di resistenza Endurance, sviluppando negli anni la miglior tecnologia sul mercato. Per non finire c’è da considerare anche un know-how unico: conoscenze nel proprio ambito che permettono di realizzare dischi, pinze, pompe freno e pastiglie di altissima qualità.
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Nel 2014 Brembo ha equipaggiato le monoposto vincitrici dei campionati mondiali di Formula 1, GP2, GP3 e la storica 500 Miglia di Indianapolis. Non solo: Brembo ha equipaggiato anche le grandi GT nella 24H di Le Mans, Mondiale Endurance e GT3 Blancpain.
Per rivivere il faticoso lavoro svolto dai tecnici e ingegneri Formula 1 nei circuiti impegnativi per i freni, date un’occhiata a questo articolo:
==>circuiti impegnativi Brembo formula 1
• Soprattutto le tedesche?!
Le tedesche dominano la classifica con ben 25 modelli, vale a dire metà classifica è legata alla Germania. 13 vetture Porsche, 5 Audi, 3 Mercedes, 2 BMW e supercar meno famigerate come Artega e Wiesmann rientrano in questo ulteriore record.
Il 92% delle auto tedesche inserite nella Top 50 adotta freni Brembo.
Passiamo ad una classifica a nazioni: #nonsologermania fortunatamente.
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L’Italia non è del tutto persa, anzi: Ben 10 modelli garantiscono un ottimo 100-0 km/h. Gli Alfisti e non solo, avranno di certo notato che non si è menzionato per niente la nuova Alfa Romeo Giulia, uno dei modelli di auto sportive che ha fatto tanto parlare di sé. Una degna rivale delle ormai note tedesche Audi, Porsche e BMW.
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La Brembo ha previsto per la sportiva della casa del Biscione un’impianto frenante di serie che solo pochissime vetture stradali possono vantare. Il sistema di frenatura dell’Alfa Romeo è chiamato High-performance Brembo Brake System: Dischi freno flottantiventilatico-fusi da 360 mm (anteriore) e 350 mm (posteriore).
I dischi freno flottanti hanno una pista frenante realizzata in due pezzi. La pista frenante è libera di muoversi assialmente (alla ruota) e delle volte anche radialmente rispetto al cestello. Ciò permette in caso di leggera deformazione della pista, a causa del troppo calore assorbito dal materiale del disco in fase di frenata, di auto-allineare la pista frenante tra le pastiglie, garantendo efficienzafrenante a scapito della resistenza agli sforzi.
Oltre alla tecnologia High-performance, l’Alfa Romeo Giulia utilizza l’innovativo sistema di frenata IBS, Integrated Brake System. Per approfondire la straordinarietà del sistema frenante e non solo della Giulia, vi consiglio la lettura di questo approfondimento:
==> Alfa Romeo Giulia: La “bellezza necessaria”
La Corvette Grand Sport ha pinze freno anteriori molto particolari: sono in monoblocco di alluminio lavorate a macchina utensile partendo da un grezzo a blocco di alluminio fuso. Tale tecnica garantisce una rigidità e minor deformazione agli alti carichi senza eguali.
Nato ad Alberobello (BA) , laureato in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Bari nel luglio 2018. Grande appassionato di tecnologia e di meccanica dei veicoli. Attualmente frequenta un corso di laurea magistrale in Ingegneria del Veicolo con specializzazione Automotive Powertrain, presso il dipartimento Enzo Ferrari dell’università di Modena. Nel 2016 entra a far parte del team Close-up Engineering come responsabile del reparto Vehicle.
A seguito dello scandalo soprannominato “Diesel-Gate“, che ha coinvolto il noto gruppo industriale tedesco Volkswagen, l’intero scenario mondiale legato all’Automotive risulta essere, ancora oggi, profondamente scosso. L’azienda tedesca era riuscita nell’intento di diventare una vera e propria potenza economica a livello mondiale: la seconda, più precisamente. Tutto bello, fino a quando l’EPA (Agenzia di protezione Americana) ha scoperto il trucco adottato dai più prestigiosi marchi automobilistici per falsare i dati relativi alle emissioni prodotte.
Nello scandalo sono coinvolte anche: Audi, Seat e Skoda. Le auto con motore Diesel TDi 2.0 Euro5 con emissioni non in regola, ad oggi sono:
Il gruppo ha risolto i problemi legati allo scandalo; l’effetto però si ripercuote nel presente.
•Tante classifiche, tante Auto.. A chi dobbiamo credere?
allaguida.it
Le classifiche vengono stilate da numerosissime aziende, riviste, centri di analisi mondiale. Ce ne sono infinite. Quindi, a quale delle tante dobbiamo credere?
Tali statistiche NON vanno prese per verità assolute, in quanto il 70% dei fattori determinanti la più o meno affidabilità del vostro veicolo dipendono dal vostro stile di guida e dalla cura che, sotto ogni punto di vista, sarete in grado di garantire al veicolo stesso.
E’ abbastanza logico ed evidente che le compagnie assicurative e le associate riviste nazionali tendano, nelle loro classifiche, a privilegiare i marchi della propria nazione. Che indice di affidabilità potranno mai avere quest’ultime?
123rf.com
L’unico modo è affidarsi a centri di ricerca competenti, specializzati e svincolati da interessi secondari, pertanto occorre fare una vera e propria statistica delle statistichemondiali. Il tutto al fine di essere in grado di avvicinarci il più possibile a dati concretamente validi.
• Andiamo alle classifiche:
I dati sono stati elaborati comparando JD Power, Warranty Direct e Euro NCap (European New Car Assessment Programme).
Il JD Power, con il suo Vehicle Dependability Study realizzato in Germania, garantisce dati sul marketing globale;
Warranty Direct è il centro di indagine assicurativo Inglese;
Euro NCap è il centro Europeo di test sulla sicurezza dei veicoli (esempio Crash-Test).
euroncap.com
I dati riguardano gli ultimi due anni; sono stati coinvolti più di 20.000 automobilisti, andando a confrontare i problemi riscontrati nelle auto con un’età compresa tra i 12 e 36 mesi e i 2/3 anni.
Per problemi si intende: Impianto frenante, parte propulsiva, alimentazione, sospensioni, elettronica dei comandi fondamentali e soprattutto l’elettronica di bordo preposta all’intrattenimento (impianto audio, il sistema di infotainment e il navigatore).
Bene le Giapponesi e Coreane, male le Tedesche.. e le Italiane?
Di certo le ultime autovetture non raggiungeranno i record, in termini di durata del propulsore, delle TurboDiesel (a stampo Rightsizing con HDi e TDi) di 10/15 anni fa.
A garantire questo è la nuova mentalità adottata in fase di progettazione, l’attenzione quasi maniacale per le emissioni e i consumi come non mai, il fenomeno Downsizing con propulsori piccoli e troppo spinti.
giornaledellepmi.it
Ovviamente si cerca di mobilitare il più possibile il mercato legato all’Automotive, abbassando, in media, il costo della singola autovettura. Il tutto andando a garantire molta più sicurezza alla guida (controlli elettronici di supporto, sensori..).
Molti di voi, però, potranno sicuramente vantare cifre come 300.000 km (e anche più) realizzati con le proprie autovetture: il merito, sappiatelo, è soprattutto vostro. L’azienda può anche sviluppare la miglior vettura mai esistita al mondo e vincere il “Engine Of The Year“, ma senza una buona dose di attenzione e cura per il veicolo, arrivereste a poco meno di 10.000 km, in media.
Per durata della parte propulsiva del veicolo, attualmente, abbiamo Toyota, Honda, Volvo e Peugeot in cima. Le migliori auto dal punto di vista complessivo risultano essere:
Honda (tasso di guasti: 1 ogni 344)
Toyota (tasso di guasti: 1 ogni 171)
Mercedes-Benz (tasso di guasti: 1 ogni 119)
Volvo (tasso di guasti: 1 ogni 111)
Jaguar (tasso di guasti: 1 ogni 103)
Lexus (tasso di guasti: 1 ogni 101)
Fiat (tasso di guasti: 1 ogni 85)
Ford (tasso di guasti: 1 ogni 80)
Nissan (tasso di guasti: 1 ogni 76)
Land Rover (tasso di guasti: 1 ogni 72)
NOTA BENE: Il tutto è proporzionato a quante vetture sono state vendute di una stessa azienda! Ovviamente un marchio che fattura il doppio rispetto ad un altro, avrà il doppio della probabilità di riscontrare un problema.
Molto bene:
Molto bene anche Mazda, Kia, Genesis, Porsche (modelli con Ibrido), Subaru e Hyundai.
Le Italiane procedono bene con la Fiat Panda 1.2 Easy, Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio e Ferrari LaFerrari e 488. Il mercato Italiano sembra essersi ripreso, però la strada è ancora lunga.
Gli ultimi “Engine Of The Year” sono stati vinti dalla Ferrari, tuttavia le statistiche portano vincenti:
Germania: 89 volte
Giappone: 50 volte
Usa: 16 volte
Italia: 13 volte
Francia: 3 volte
• Le più resistenti al CrashTest?
Secondo EuroNcap le 5 stelle, tra tutte le autovetture, le meritano:
5) HYUNDAI IONIQ:
allaguida.it
Con 80,75% di affidabilità, la berlina 5 porte e peso 1.370 Kg entra nella TopFive.
4) MERCEDES CLASSE E:
allaguida.it
Con ben 81% di indice d’affidabilità, la nuova classe E 220 d Avantguarde, berlina 4 porte e peso 1.680 Kg, entra al 4° posto della nostra TopFive.
3) TOYOTA C-HR :
allaguida.it
Con 81,5% anche Toyota, 5 porte e peso 1.470 Kg, entra nella classifica delle migliori.
2) TOYOTA PRIUS :
allaguida.it
Con l‘84% la “familiare grande” Prius di casa Toyota si riconferma nella TopFive.
1) VOLVO S90 / V90 :
allaguida.it
86%! I test sono stati condotti sia sulla berlina Volvo S90, sia sulla SW V90, riportando punteggi identici.
• Per concludere..
La JD Power ha stilato una classifica sulle migliori automobili da acquistare sia da nuove, sia da usate:
SkodaSuperb e Yeti;
JaguarXF;
Citroën DS3;
Lexus RX;
Honda Jazz;
Volkswagen Passat CC;
Volvo S60/V60;
Lexus IS;
Mercedes-Benz B-Class;
Toyota Prius.
Come è stato già ribadito prima, le classificheriportano dati analizzati dal punto di vista STATISTICO; nongarantiscono nient’altro che non sia una stima (a livello mondiale) delle migliori/ peggiori autovetture sotto vari punti di vista.
Contenti o delusi dei risultati?
Nato ad Alberobello (BA) , laureato in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Bari nel luglio 2018. Grande appassionato di tecnologia e di meccanica dei veicoli. Attualmente frequenta un corso di laurea magistrale in Ingegneria del Veicolo con specializzazione Automotive Powertrain, presso il dipartimento Enzo Ferrari dell’università di Modena. Nel 2016 entra a far parte del team Close-up Engineering come responsabile del reparto Vehicle.
Si è soliti attendere un paio di minuti prima di metterci in marcia con il nostro veicolo: ma siamo sicuri che ne valga davvero la pena? Cerchiamo di capire il principio fisico che sta alla base di questa pratica di uso comune.
cnet.com
Diciamoci la verità: tutti abbiamo, almeno una volta, atteso anche dieci minuti abbondanti prima di avviarci, alcuni lo fanno tutt’ora. Perché lo facciamo? Cosa crediamo di ottenere?
Alcuni pensano che attendere e lasciar riscaldare il motore sia una pratica utile al fine di migliorare le prestazioni del veicolo ed aiutarlo a lavorare al meglio. Nulla di più sbagliato!
In questo modo viene a mancare una componente fondamentale per i motori endotermici a combustione interna: Il corretto raggiungimento della temperaturaidealed’esercizio degli organi meccanici.
•Cosa accade nei motori durante questa fase?
Dopo aver avviato il motore, le pareti metalliche del propulsore iniziano ad assorbire grosse quantità di calore, non a caso sono detti motori “endotermici“. La causa del sostanzioso assorbimento di calore è dovuta all’elevata differenza di temperatura tra gas di scarico e superfici.
In “trasmissione di calore” si studia la potenzatermica fluente (assorbita o ceduta da un corpo) e per una nota relazione possiamo affermare che: maggiore è la differenza di temperatura tra corpi, maggiore sarà la potenza termica scambiata. Adesso risulta facile comprendere quanto calore venga assorbito nella fase iniziale di accensione a freddo.
Il calore si diffonde nella struttura metallica in modo disomogeneo: ecco il perché dell’articolo di oggi.
Le parti che si scalderanno più rapidamente sono le parti a contatto diretto con i gas esausti. Infatti, le valvole di scaricosubiranno un riscaldamento molto più repentino della testatadel motore, la quale richiede di una maggior quantità di calore e di conseguenza tempo per entrare in temperatura.
motori.it
La causa? La diversa composizione di materiale metallico presente.
• Valvole di scarico:
Le valvole sono piccole e strette, con una composizione di materiale di lega bassa.
Il calore spinge i metalli (e leghe comprese) a dilatarsi e questo porta le valvole stesse a dilatarsi, facendo diminuire il gioco, ancora prima che il veicolo sia in moto.
Scala di carico termico di una valvola di scarico, ralph-dte.net
Le valvole di scarico sono progettate con materiali a basso coefficiente di dilatazione termica, rispetto ad altri componenti come la testata.
Esse sono soggette a temperature elevatissime di funzionamento; all’incirca le più alte nell’intero “circuito” di un motore a combustione interna.
• Pistoni:
Analogamente, i pistoni subiscono un carico termico variabile creando una vera e propria criticità nella fase di “transitorio termico”, ossia la fase di riscaldamento del motore.
ralph-dte.net
• Testata:
La testata consta invece di una massa metallica elevata e quindi, come ovvio che sia, impiegherà più tempo a riscaldarsi.
Sorge spontaneo domandarsi allora: Cosa accade non appena si è raggiunta una temperatura di regime?
La testata, generalmente in lega d’alluminio, tende a dilatarsi in maniera proporzionata; tuttavia l’assorbimento omogeneo di calore è ostacolato dalle viti di fissaggio della testata stessa.
ralph-dte.net
La distribuzione delle temperature per questi tre componenti è differente e bisogna considerare il numerosissimo quantitativo di componenti soggetti a scambio termico. Non possiamo che concludere che la distribuzione è disomogenea e questo comporta tensioni (negative) all’interno delle strutturecristalline dei materiali.
Una volta messo in moto il veicolo, mediante i sistemi di raffreddamento e l’aria che riceve dall’esterno, le temperature tendono ad una condizione “stazionaria” d’equilibrio. I cambiamenti dimensionali interni dei componenti porteranno tuttavia accoppiamenti di gioco e interferenza, i quali sono misurati e calcolati accuratamente in fase di progettazione.
• Lubrificazione:
Altro parametro fondamentale nell’avviamento a freddo è la lubrificazione. Non appena avviato il motore, le temperature sono ancora basse e di conseguenza l’olio nel motore è molto viscoso. La viscosità e la temperatura sono proporzionalmente legate. Questo porta l’olio a scorrere meno agevolmente a motore freddo e di conseguenza tempi maggiori per il riscaldamento.
alamy.com
Maggiore viscosità implica maggiore resistenza allo scorrimento delle componenti e di conseguenza aumenta la pressione all’interno del circuito idraulico. In quest’ultimo vi è una valvola regolatrice, la cui funzione è proprio quella di regolare la pressione evitando valori esagerati.
A freddo la valvola è sollecitata e aprendosi, spinge una notevole quantità di lubrificante a defluire. Il lubrificante espulso verrà poi rimesso in circolo mediante un’apposita pompa.
•In passato l’avviamento a freddo era difficoltoso..
Quanti di voi hanno provato ad avviare una vecchia automobile o la vespa special del nonno?
La ricordate come una pratica facile e immediata o anche voi riscontravate difficoltà?
Con i vecchi veicoli occorreva l’utilizzo dello starter, con valvola starter, una sorta di iniettore che andava ad arricchire la miscela aria-carburante al fine di una accensione immediata.
L’effetto è duplice: miscela dal condotto principale con circuito del minimo e miscela dal canale secondario (comandato dalla valvola starter), vedasi immagine sotto.
Il motore funzionava irregolarmente (scoppietti dalla marmitta, vuoti di erogazione, fumo) fino a quando non veniva raggiunta la temperatura di equilibrio.
digilander.libero.it
Col passaggio dal carburatore agli iniettori, l’accensione è migliorata. Il carburante infatti viene polverizzato finemente mediante alte pressione sviluppate dalla pompa di pressione d’iniezione. Gli iniettori svolgono la stessa funzione che starter e carburatore svolgevano prima assieme. Il sistema è più compatto ed è regolabile a seconda delle condizioni atmosferiche esterne: Alcuni di voi ricorderanno sicuramente i “fastidi” causati dal cambio di stagione e delle temperature con conseguente ri-carburazione del motore.
automoto.it
•Quindi cosa fare?
Attendere minuti e minuti non facilita, quindi, il raggiungimento della temperatura ideale di funzionamento, anzi è controproducente e persino vietato in alcuni paesi, come quelli nord-europei. Il riscaldamento dovrebbe essere rapido proprio per evitare tutte le disomogeneità che vengono a crearsi (maggiormente) quando attendiamo da fermi.
Basta seguire questo utile ragionamento.
Se lasciassimo l’auto accesa ferma con i giri motore al minimo (generalmente sotto i 1000 al minuto), avremmo un’aperturaminore della valvola del gas, rispetto allo stessoregime di rotazione, ma con l’auto in movimento.
Pertanto, in movimento con una maggior apertura della valvola, si avrebbe maggior carburante consumato e quindi minor tempo per il riscaldamento. La fase stessa di transitorio termico risulterebbe più omogenea.
imaging1.com
NON SOLO! L’avviamento a freddo in questo modo ottimizza il contenimento delle emissioni di scarico. Il catalizzatore deve lavorare ad una certa temperatura ideale per funzionare al meglio e più rapidamente la raggiunge, meglio è.
•Non esagerate..
Questo non significa che bisogna sgommare in partenza e aumentare velocemente i giri, al contrario, bisogna seguire un certo stile. Una dilatazione termica troppo rapida porta maggior fatica nei materiali, con conseguenti cricche che a lungo andare possono facilitare la rottura dei componenti.
L’ideale sarebbe attendere circa 15-20 secondi; il tempo di mettersi la cintura e accendere le luci o, per esempio, mandare un messaggio alla propria morosa avvisandola di essere appena partiti.
Mantenere una velocità costante a giri molto bassi e dopo qualche minuto spingere maggiormente l’acceleratore, nei limiti della legalità.
Nato ad Alberobello (BA) , laureato in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Bari nel luglio 2018. Grande appassionato di tecnologia e di meccanica dei veicoli. Attualmente frequenta un corso di laurea magistrale in Ingegneria del Veicolo con specializzazione Automotive Powertrain, presso il dipartimento Enzo Ferrari dell’università di Modena. Nel 2016 entra a far parte del team Close-up Engineering come responsabile del reparto Vehicle.
La trazione integrale è il sistema di trazione che trasmette la potenza a tutte le ruote dell’automobile. L’esigenza di quattro ruote motrici nasce per affrontare terreni particolari e condizioni ostili. I problemi iniziali di realizzazione non sono trascurabili. Infatti bisogna ripartire correttamente la potenza tra asse anteriore e posteriore. È necessario compensare la differenza di velocità tra i due, ad esempio durante la sterzata o in caso manchi aderenza ad una ruota.
Trazione integrale con giunto
La ripartizione della coppia può essere realizzata inserendo un giunto viscoso tra gli alberi di trasmissione relativi alla parte anteriore e posteriore. È necessario poter imporre diverse velocità alle quattro ruote che, in curva, necessitano diverse condizioni. Le due parti sono collegate tramite un giunto (Ferguson o Haldex) che permette il collegamento non rigido. I giunti sono soluzioni semplici che permettono anche di costruire versioni integrali di auto a due ruote motrici. Questo senza alterarne l’aspetto o le sospensioni.
L’utilizzo del giunto viscoso ha però anche dei difetti. Infatti l’attivazione della trazione integrale comporta inizialmente una perdita di aderenza. Questo avviene trasmettendo il moto da un assale all’altro. Per questa ragione l’auto viene usata a quattro ruote motrici solo in situazioni di necessità.
redlive.it
Trazione integrale a tre differenziali
Soluzione alternativa è quella di utilizzare un differenziale centrale. Esso riceve il moto dall’albero secondario del cambio. Quelli che normalmente sono i semiassi diventano alberi di trasmissione. Tendenzialmente viene utilizzato il differenziale autobloccante in quanto quello normale presenterebbe alcuni problemi. Cioè nel momento in cui uno degli assi dovesse perdere aderenza esso enfatizzerebbe la reazione sotto o sovrasterzante dell’auto. Questo trasferendo più coppia all’asse con meno aderenza.
Anche la soluzione a tre differenziali non è esente da difetti. Infatti se su un percorso innevato una ruota slitta, la stessa coppia viene trasmessa alle altre ruote impedendo il movimento corretto del veicolo. Inoltre in frenata ogni ruota deve essere indipendente in modo che l’ABS intervenga correttamente. Praticamente il problema è la necessità di gestire in modo indipendente le ruote appartenenti allo stesso asse.
Un notevole passo in avanti è la tecnologia Torque Vectoring. Essa permette al differenziale di gestire la potenza e la sua ripartizione tra le ruote. È un sistema elettronico collegato alla centralina. I sensori monitorano le condizioni delle ruote, come velocità e angolo di sterzata. In base alle informazioni raccolte si stabilisce quale ruota abbia bisogno di più potenza. Ovvero quella che presenta più aderenza a terra. Questo sistema aumenta notevolmente la sicurezza e la tenuta di guida. Inoltre è un validissimo candidato per risolvere i problemi precedentemente elencati.
Film del 2000 (remake di Rollercar – Sessanta secondi e vai!) presenta la storia di Randall “Memphis” Raines (Nicolas Cage), grande appassionato di motori e automobili, ladro d’auto di grande fama che riesce a far sua ogni auto in 60 secondi; abbandonato il mondo del crimine, il pericolo nel quale si trova invischiato il fratello, lo obbliga a tornare al suo vecchio “lavoro”, coinvolgendo la sua vecchia banda ed anche Sara “Sway” Wayland (Angelina Jolie), sua vecchia amante; il film è incentrato sui preparativi per il furto, da completare in 72 ore, delle 50 auto e sui rapporti umani fra i vari personaggi della storia.
Ecco la lista ed i dettagli salienti delle prime 10 auto, bramate e desiderate come donne, tanto da essere ribattezzate con nomi femminili:
Aston Martin DB1(1962),“Barbara”:
it.wikipedia.org
Una roadster a 2 posti a trazione posteriore prodotta dal 1948 al 1950 in soli 15 esemplari (13 presentavano una griglia suddivisa in tre sezioni); monta un propulsore posizionato anteriormente da 1970 cm³(4 cilindri e 90 CV), che consentiva al veicolo di raggiungere i 150 km/h; tale vettura presentava un caratteristico alloggiamento della ruota di scorta sul parafango anteriore.
Aston Martin DB7(1999), “Mary”:
it.wikipedia.org
Una gran turismo, disponibile sia in versione coupé che in versione cabriolet, costruita dalla Aston Martin dal settembre 1994 al dicembre 2003; è il modello più venduto, con oltre 7.000 esemplari e disponibile in 4 versioni tutte con motore a benzina: Coupè(3239 cm³, 332 CV, 490 Nm, 0-100 km/h: 5.7 s, 274 Km/h e 6.9 Km/l), GTA(5935 cm³, 420 CV, 542 Nm, 0-100 km/h: 5.1 s, 266 Km/h e 4.5 Km/l), Vantage(5935 cm³, 420 CV, 540 Nm, 0-100 km/h: 5.0 s, 298 Km/h e 5.1 Km/l) e la GT(5935 cm³, 441 CV, 556 Nm, 0-100 km/h: 5.0 s, 298 Km/h e 4.8 Km/l).
Bentley Arnage (1999), “Lindsey”:
it.wikipedia.org
Una berlina di lusso prodotta dalla Bentley dal novembre 1998 al 2010, il cui nome deriva dal paese francese di Arnage, che ospita una delle curve più impegnative del Circuit de la Sarthe, sul quale si disputa la 24 Ore di Le Mans, vinta da Bentley 6 volte. La principale novità dell’ Arnage è il passaggio da un motore Bentley/Rolls-Royce ad uno BMW; il propulsore è un 4400 cm³, 8 cilindri a V di 90°, 32 valvole, sovralimentato da due turbocompressori, 353 CV a 5500 giri/minuto, e 570 Nm di coppia(velocità massima: 240 km/h, accelerazione: 0-100 km/h in 6.5 s); il veicolo presenta la trazione posteriore, un cambio automatico a controllo elettronico a cinque rapporti, annesso ad uno manuale sequenziale.
Bentley Azure (1999), “Laura”:
it.wikipedia.org
Cabriolet a quattro posti il cui nome “Azure” rievoca la Cote d’Azur(Costa Azzurra); la Bentley Azure(1ª serie) disegnata dalla Pininfarina, è stata prodotta dal 1995 al 2003 e adotta un motore da 6761 cm³(360 CV a 4200 giri/minuto, e una coppia di 750 Nm), 8 cilindri a V di 90° e due turbocompressori Garrett con intercooler. Oltre alla versione standard, la Bentley Azure è stata prodotta dal 1998 al 2003 nell’allestimento Mulliner, con motore da 426 CV a 4100 giri/minuto, 875 Nm di coppia, velocità massima di 245 km/h e accelerazione 0-100 km/h in 6.2s.
Bentley Continental (1964), “Alma”:
it.wikipedia.org
Nota anche come “Chinese eyes”, è una versione sportiva della S3, una vettura di lusso costruita dalla Bentley dal 1962 al 1965; la differenza principale rispetto al modello precedente(la S2), risiede nel posizionamento degli indicatori di direzione sul frontale (anziché lateralmente), insieme ai gruppi ottici sdoppiati, il cofano più basso e una griglia del radiatore modificata. Il modello montava un motore V8 da 6230 cm³ basato su quello installato sulla S2, con carburatori ingranditi, il sistema di aspirazione, il rapporto di compressione ed il servosterzo furono modificati. I modelli “Continental” presentavano il corpo della vettura fabbricato in alluminio, furono realizzati in 311 esemplari(291 carrozzati da Mulliner e 20 da James Young).
Cadillac Eldorado (1959), “Madeline”:
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Vettura prodotta dal 1953 al 2003, il cui nome è di controversa origine; secondo alcuni, esso deriva da un suggerimento di una segretaria che propose quello della mitica città dell’oro Eldorado, poichè il modello era molto lussuoso; altri, invece, credono che il nome derivi dall’appellativo con il quale veniva identificato l’“Eldorado Country Club”, ubicato in California. La Eldorado, per tutta la sua produzione, rimase la più lussuosa vettura della casa Cadillac.
Cadillac Eldorado Brougham (1999), “Patricia”:
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Fece la sua apparizione nel corso dell’anno 1992; adottava i finestrini senza telaio e la combinazione fra un design più gradevole e razionale rispetto ai modelli precedenti, abbinata all’utilizzo di un propulsore eccellente, rese questo modello molto più simile alle grandi Eldorado del passato.
Cadillac Eldorado ETC (2000), “Daniela”:
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Grazie ai 304 CV erogati, conquistò il primato della seconda più potente auto a trazione anteriore mai prodotta negli Stati Uniti(dopo la Pontiac Grand Prix GXP); venne reintrodotta la verniciatura bicolore rosso/bianco, caratteristica della versione del 1953 e i tubi di scarico furono sistemati in modo da imitare la disposizione che adottavano i modelli prodotti all’epoca.
Cadillac Escalade (1999), “Carol”:
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Appartiene alla prima generazione dei SUV di lusso, prodotti dal 1999 dalla Cadillac; era dotata di cambio automatico a quattro rapporti, trazione integrale inseribile, un motore anteriore V8 da 5700 cm³ e 255 CV, interni in pelle e un sistema audio della Bose.
Chevrolet Bel Air Convertible (1957), “Stefanie”:
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Nel 1957 l’auto venne dotata del propulsore V8 Super Turbo Fire V8 a iniezione, 4600 cm³ e 283 CV; i modelli con questo motore sono piuttosto rari, in quanto la maggior parte delle vetture presentava l’alimentazione a carburatore; le Bel Air diventarono l’icona dell’industria automobilistica statunitense di quel periodo.
Chevrolet Camaro Z28 (1969), “Erin”:
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Quante volte avremo sognato di poter guidare una vera “muscle car” come questo meraviglioso esemplare: nata per contrastare la concorrenza dell’epoca, sfrutta un motore da 290 CV alimentato da un solo carburatore Holley 850 Cfm. Per aumentare la manovrabilità e il controllo agli alti giri vennero adottati un cambio manuale a 4 rapporti ravvicinati e un differenziale a slittamento limitato. La Z28 passava da 0 a 100 km/h in 7,5 secondi, raggiungendo una velocità massima di 210 km/h. Le sospensioni anteriori erano indipendenti a bracci corti e lunghi, mentre il semiasse posteriore era sostenuto da molle a balestra. L’auto aveva di serie il servosterzo e come optional la possibilità di avere tutti e 4 i freni a disco, fondamentali considerando la potenza del propulsore; cerchi da 15 pollici e pneumatici Firestone Sports Car 200, completano l’opera.
Chevrolet Corvette (1953), “Pamela”:
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Di “generazioni”, la Corvette, ne ha avute tante: ben 7 (da C1 a C7) in poco più di sessant’anni. Molti ricorderanno soprattutto le edizioni più recenti, per via della popolarità via via crescente del marchio Chevrolet. Le ragioni di questo successo sono da ricercare nel lontano 1953, anno in cui venne presentata la prima Corvette (generazione C1). Tale vettura veniva chiamata “solid axle” (ponte rigido) per via della rigidità rilevata alla guida; in quanto fino al 1963 (avvento 2° generazione) le Corvette non erano dotate del sistema di sospensione a ruote indipendenti. Montava un propulsore che forniva 290 hp (horse power), vale a dire, circa 216 kW.
Chevrolet Corvette Stingray Big Block (1967), “Stacey”:
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Questo esemplare rappresenta un’edizione speciale della seconda generazione Corvette (C2). Il nome fa riferimento al propulsore montato un V8 da 6,5L che forniva una potenza di 425 hp (317 kW). Sull’edizione “Sting Ray” vennero montati dei vistosissimi tubi di scarico con uscita laterale, mantenuti fino al 1969. A grande richiesta venne montato successivamente un motore da 5,4 L dotato di iniezione. Questo nuovo sistema richiedeva un prezzo maggiore, quasi 500 dollari in più. La potenza diminuì di 55 hp (41 kW) rispetto all’originale 6,5 L. Il nuovo sistema non ebbe molto successo e venne cancellato dal programma di vendita.
Ford F350 4×4 pick-up (2000), “Anne”:
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Storico 4×4 americano. Vanta di essere il pick-up più venduto di sempre negli USA e secondo modello di automobile con il maggior numero di immatricolazioni: una vera e propria leggenda americana.
La Ford F350 ha avuto più serie sul mercato; in merito a questo film ricordiamo la decima serie (1997-2004). Questo gigante puramente americano era lungo 5,2 metri e largo 2. La decima serie subì un restyling degli interni: più grandi e confortevoli, accessori di serie aumentati e il design della carrozzeria fu reso meno spigoloso e più accattivante. Il motore sull’anteriore, con più di 200 CV, era in grado di generare una coppia di 342 Nm e trasmetterla mediante una sofisticata trazione integrale.
De Tomaso Pantera (1971), “Kate”:
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La “Pantera” è un gioiellino di origini italiane. La De Tomaso è stata una società italiana fondata a Modena nel 1959 dal pilota italo-argentino Alejandro De Tomaso. La pantera nacque a cavallo tra il ’69 e ’70, dall’esigenza della Ford che voleva commercializzare in Europa una vettura sportiva, a motore centrale ad altre prestazioni, per contrastare il successo della Corvette GT40. Monta un potente propulsore da 350CV.
Dodge Daytona (1969), “Vanessa”:
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La Dodge usando la galleria del vento riuscì a creare una vettura di prima categoria: la Daytona. Come si vede in foto, il grande alettone alto 58,4 cm era in grado di ridurre il coefficiente di attrito aerodinamico, garantendo alti valori di velocità. Il progetto della Dodge per la Daytona era esclusivamente riservato allo storico campionato automobilistico americano NASCAR. Montava prese d’aria rivolte all’indietro e inserite nei parafanghi; questa particolare soluzione venne adottata per consentire lo sfogo della pressione elevata che veniva a crearsi negli spazi vuoti tra ruota e parafango, alle alte velocità; ciò consentiva una riduzione di consumo del pneumatico nelle curve strette o a forte pendenza (tipiche del campionato NASCAR), inoltre si riduceva il valore di deportanza, favorendo alte velocità.
Dodge Viper Coupe GTS (1998), “Denise”:
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Altra storica super sportiva americana. La colonna portante di questo bolide è il motore: progettato assieme alla Chrysler, che in quel momento possedeva la Dodge, ed infine alleggerito dalla Lamborghini. Il blocco motore Dodge V10 possedeva elementi in lega leggera, portando così il peso a 360 Kg. Per migliorare quest’ultimo dato tecnico, che risulta essere improponibile per una vettura sportiva, furono migliorate le prestazioni della Viper. Il motore riusciva ad erogare circa 450 CV generando una coppia motrice di 664 Nm. Grazie ad un valore di coppia molto elevato e i rapporti lunghi, propri di una super car come questa, si raggiungevano consumi extraurbani molto bassi. La versione GTS montava una carrozzeria realizzata con tubi di acciaio ricoperti da pannelli in vetroresina RTM. Venne mantenuta la configurazione tipica delle sportive americane: motore anteriore e trazione posteriore. Dotata di ABS e TCS (Traction Control System) e di un peso molto limitato (solo 1488 Kg) raggiunge la velocità di 299 km/h.
Ferrari 275 GTB/4 (1967), “Nadine”:
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In casa Maranello, la Ferrari, nel 1964 creò una sportiva mozzafiato. Concentriamoci sulla versione berlinetta 275 GTB/4: con un V12 a 60° a testate e basamento in lega leggera e 4 alberi a camme (da cui deriva il “4” in sigla) divenne unica nel suo genere. Adottava un differenziale ZF a scorrimento limitato, mentre l’alimentazione fu affidata ai 6 carburatori 40 DCN. Il nuovo layout delle “camme”, rispetto ai “gomiti”, garantiva una potenza netta di 300 CV a 8000 giri/min.
Ferrari 550 Maranello (1999), “Angelina”:
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Dopo 4800 ore di lavoro in galleria del vento, la casa del cavallino rampante, riuscì ad assicurarsi un posto nella classifica delle auto più veloci e aerodinamiche del momento. Tutto questo accadeva nel 1996. La meccanica della 550 Maranello era raffinata e tecnologicamente avanzata. Il motore in senso longitudinale era collocato sull’anteriore; parliamo di un sofisticatissimo V12 cilindri a 65° tra le bancate, con una cilindrata di quasi 5,5 L (da cui deriva la sigla 550). Sviluppa una potenza di 485 CV a 7000 giri/min e una coppia massima di 568 Nm a 5000 giri/min. La realizzazione del motore in lega leggera (coppa dell’olio, testate e basamenti), con bielle in titanio e alleggerimento del carico sull’albero a gomiti, consentirono ottime prestazioni.
Ferrari F355 (1995), “Diane”:
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Nel 1993 la Ferrari dedica i suoi sforzi nello sviluppo dell’erede della 348: la F355. Grazie all’esperienza nel mondo della Formula uno, la Ferrari introdusse l’iniezione elettronica, fondo piatto, cambio sequenziale e sospensioni a controllo elettronico regolabili, comodamente dall’abitacolo, su due differenti settaggi: Normale e Sport. Il primo garantiva maggiore confort mentre il secondo, irrigidendo le sospensioni, assicurava maggiore aderenza nelle curve a bassa percorrenza e maggiore velocità di punta. Nelle versioni con cambio sequenziale, inoltre, venivano velocizzati i tempi di cambiata per avere a disposizione il massimo dei giri motore. Altre chicche della nuova berlinetta F355 sono: il telaio puramente in acciaio e motore centrato V8 a 90° di 3,5L, con distribuzione di 5 valvole per cilindro, capace di sviluppare una potenza massima di 380 CV a 8250 giri/min.
Ferrari F355 F1 (1997), “Iris”:
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La versione F1 si differenzia dalla originale F355 semplicemente per l’adozione di un nuovo cambio. Si è passati dal manuale a 6 rapporti + RM al cambio “elettroattuato”. Quest’ultimo rappresentava un cambio privo di pedale della frizione e comandato da 2 bilancieri posti dietro al volante (le cosiddette “palette”) per l’inserimento e la scalata del rapporto di marcia. Vi erano comandi posti sul tunnel centrale dell’automobile per la selezione della RM (retromarcia) e N( Neutral o “folle”). La frizione era di tipo semiautomatico. La versione F1, chiamata così per l’adozione di un cambio utilizzato, essenzialmente, in Formula 1, aprì la strada alla leggendaria F360.
Ferrari Testarossa (1987), “Rose”:
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Il salone dell’automobile di Parigi presentò, nel 1984, la leggendaria Ferrari Testarossa. La linea sportiva ed accattivante, luci rettangolari e le grandi griglie laterali la portarono sin da subito al successo. La visibilità posteriore era limitatissima e per risolvere questo problema venne inizialmente montato un solo specchietto retrovisore a metà del montante del parabrezza. La sportività, caratteristica intrinseca in casa Ferrari, ne risentiva parecchio; pertanto si passò, nel 1986, ai classici due specchietti montati sulla base del montante stesso. La meccanica venne affinata rispetto alle precedenti sportive: V12 ad angolo di 180° di 4,9 L ed una nuova testata a 4 valvole per cilindro portavano ad un erogazione netta di 390 CV. Il retrotreno venne dotato del sistema a doppi ammortizzatori; era in grado di raggiungere una velocità di oltre 290 km/h.
Ford Thunderbird (1957), “Susan”:
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La Ford Thunderbird (“T-Bird”) è un modello prodotto dalla Ford in undici versioni, dal 1955 fino al 2005. La Thunderbird venne prodotta inizialmente a due posti, presentando a metà anni ’50, una delle vetture più sportive ed eleganti dell’epoca. Solo successivamente i posti a sedere vennero aumentati a 4; era dotata di un propulsore da 8 cilindri a V di 4,7L.
GMC Yukon (2000), “Megan”:
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Il GMC Yukon è un SUV di grossa taglia e cilindrata prodotto dal gruppo statunitense General Motors dagli anni novanta. Venne commercializzato con il marchio GMC. Monta un motore a benzina V8 da 4,8L che eroga 278 CV, la trasmissione è di tipo 4WD.
Hummer Pickup (1999), “Tracy”:
Pinterest.com
Questo gigante americano venne inizialmente creato nel 1992 dalla AM General, successivamente il marchio Hummer divenne di proprietà della General Motors, lasciando inalterata la gestione della linea produttiva alla AM General. La gamma Hummer si caratterizza in 3 generazioni, fino al 2005: H1, H2 e H3. La prima generazione dispone di un motore DieselV8 da 6,5L che eroga fino ai 285 CV a 3.800 giri/min con una coppia massima di 798 Nm. La sua velocità massima (autolimitata) è di 145 km/h per un peso complessivo di 3429 Kg.
Infiniti Q45 (1999), “Rachel”:
ZombDrive.com
Infiniti è il marchio delle auto di lusso del gruppo giapponese Nissan Motor. La prima proposta commerciale fu la Q45, derivata dalla Nissan President, equipaggiata con un motore V8 da 4,5L e 278 CV di potenza. Una novità di questa vettura era l’utilizzo delle “sospensioni attive”, le quali erano in grado di controllare il movimento oscillatorio verticale delle ruote con un sistema elettronico a bordo, a differenza delle “passive” in cui il movimento dipendeva esclusivamente dalla superficie stradale.
Jaguar XJ220 (1994), “Bernadene”:
wikipedia.org
Questa super sportiva in casa Jaguar è stata detentrice, fino al 1994, del record di velocità massima tra veicoli di produzione, con ben 350 km/h (220 mph da cui prende il nome questa vettura). Il potentissimo propulsore V12 da 6,2L con quattro valvole per cilindro e quattro alberi a camme in testa era in grado di sviluppare una potenza di circa 500 CV. Era dotata anche di un sofisticatissimo sistema di trasmissione integrale. L’auto venne ufficialmente presentata nel 1989 con un prezzo che si aggirava intorno ai 580000 dollari.
Jaguar XK8 Coupe (1999), “Deborah”:
H&Hclassic.com
La Jaguar XK8 è un modello sportivo dell’omonima casa automobilistica Jaguar. Venne prodotta dal 1996 al 2014. Montava un motore V8 (da cui la sigla XK8) da 4 L tutto in alluminio, un cambio di tipo automatico sequenziale a 5 rapporti e una sofisticatissima gestione elettronica che controllava l’alimentazione (ad iniezione), la fasatura variabile e la lunghezza dei condotti d’aspirazione variabile assicuravano una potenza di 284 CV.
Lamborghini Diablo SE30 (1990), “Gina”:
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La “special edition” (SE in sigla) della Diablo necessitava di soli 4 secondi per toccare i 100 km/h; questo grazie al potente V12 a 60° ad iniezione elettronica che montava componenti alleggerite in magnesio, come i collettori di aspirazione. L’edizione speciale dotava vetri laterali sintetici, volante ridotto, sedili e componentistica interna all’autoveicolo in fibra di carbonio ed alcantara, rimozione degli impianti di aria condizionata e radio, spoiler posteriore regolabile, carrozzeria quasi completamente in alluminio, freni a disco maggiorati ed infine il sistema elettronico VT per la gestione elettronica delle sospensioni. Il tutto per rendere l’autovettura leggera e garantirle velocità massime elevate. La casa del “toro” riuscì nell’intendo portando la Diablo SE30 alla potenza spaventosa di 525 CV a 7000 giri/min. Venne prodotta tra il giugno del 1994 e il novembre 1995, chiedendo ai consumatori un sovrapprezzo del 15% rispetto alla Diablo VT.
Lexus LS 400 (1999), “Hillary”:
automoto.it
La Lexus LS è una berlina top di gamma della casa automobilistica giapponese Lexus. Hanno prodotto ben 5 serie; l’ultima uscita nel 2012. La LS 400 monta un V8 di 4 L a benzina ed è capace di produrre una potenza massima di 245 CV a 5400 giri/min; cambio automatico a 4 rapporti e trazione posteriore garantiscono una coppia massima di 350 Nm e una velocità massima di 255 km/h.
LINCOLN NAVIGATOR (1998), “Kimberley”:
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Con quest’auto la Lincoln torna ad essere il marchio di lusso più venduto negli Stati Uniti. Assomiglia molto alla Ford Expedition, con la quale condivide la trazione posteriore, il telaio separato e le sospensioni anteriori indipendenti a bracci longitudinali e posteriori ad assale rigido. Il primo motore offerto è stato il monoalbero V8 da 5,4 l per 230 CV, poi sostituito nel 1999 da un propulsore bialbero da 300 CV.
MERCEDES BENZ 300 SL Gullwing (1957), “Dorothy”:
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Presentata prima nella versione coupé e solo dopo qualche anno nel modello roadster, riscuote da subito un grande successo grazie alle caratteristiche portiere “ad ali di gabbiano” e al primo sistema di iniezione diretta. Questo sistema meccanico ha il difetto di erogare anche durante lo spegnimento del motore del carburante che diluendosi con l’olio lubrificante rischia di lasciare il sistema all’asciutto: per ridurre il fenomeno è necessario spegnere il motore quando si trova a regime minimo. L’obiettivo della Mercedes è quello di un’auto da corsa ispirata alla W194 ma stradale. L’80% delle vetture prodotte è stato venduto in America, consacrando il marchio al mercato internazionale.
MERCEDES BENZ CL 500 (1999), “Donna”:
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La Classe CL viene prodotta dal 1996 al 2013 come versione coupé della Classe S. La CL 500 fa parte della seconda serie di vetture CL e la contraddistingue un look più arrotondato e moderno rispetto alla serie precedente, con un motore V8 da 5 l e una velocità massima di 250 km/h. Vengono impiegate per queste vetture tecnologie come l’Active body control e i fari Bi-Xenon HID, l’equipaggiamento di serie inoltre prevede climatizzatore, sospensioni idrauliche, interni in pelle e computer di bordo.
MERCEDES BENZ S 600 (1999), “Samantha”:
Wikipedia
Appartiene alla serie W220 della Classe S, prodotta dal 1998 al 2006: rispetto alla precedente serie presenta una carrozzeria più piccola e leggera ma interni più spaziosi. La S 600 è equipaggiata con un motore V12 da 5,5 l e cambio automatico. Come le altre vetture della serie presenta il sistema air suspension e il navigatore integrato oltre all’optional di apertura e start senza l’utilizzo di chiavi, il cruise control nonché il sistema di disattivazione elettronica dei cilindri, che permette di ottimizzare i consumi quando non sono richieste alte prestazioni.
MERCEDES BENZ SL 600 (1998), “Ellen”:
4coolcars.com
La classe SL viene prodotta dalla Mercedes dal 1954 con l’idea di auto roadster sportive e leggere pensate principalmente per il mercato americano. La SL 600 appartiene alla serie R129 della quale rappresenta il top di gamma con il suo motore V12 da 6 l: tra le evoluzioni introdotte spiccano il roll-bar ad azionamento automatico che fuoriesce in caso di ribaltamento e la capote ad azionamento elettroidraulico. Inoltre l’auto prevede ammortizzatori a controllo elettronico, trazione posteriore e il sistema antipattinamento ASR che riesce a frenare leggermente la ruota pattinante e all’occorrenza tagliare l’erogazione di potenza del motore.
MERCURY CUSTOM (1952), “Gabriela”:
wikipedia
Negli anni ‘50 la gamma del gruppo Ford viene rinnovata presentando telai più robusti e viene lanciata la Mercury Custom. Essa prevede paraurti integrati nella carrozzeria, lunotto panoramico e una presa d’aria finta sul cofano. Dal 1952 al 1954 l’unico motore disponibile è un V8 a valvole laterali da 125 CV e la vettura è disponibile nelle versioni berlina, coupè, familiare (con possibilità di sei o otto posti) o cabriolet.
PLYMOUTH HEMI CUDA (1971), “Shannon”:
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Si tratta di una versione particolare della Plymouth Barracuda, poiché il termine “Hemi” indica la presenza di camere di combustione emisferiche nel motore. Ne sono state prodotte soltanto 652 con molti colori e fantasie disponibili. La forma classica, la potenza e la disponibilità limitata ne fanno salire il prezzo fino a 150000 dollari. Il cambio è a quattro marce manuale e l’auto raggiunge 100 km/h in 5,8 secondi.
PLYMOUTH ROADRUNNER (1969), “Jessica”:
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Storica esponente delle muscle-car, molto amate negli Stati Uniti, riprende nel nome il personaggio Warner Bros cacciato da Wile Coyote e monta anche un clacson che riproduce il caratteristico “beep beep” dell’uccello. L’auto nella sua prima serie presenta trazione posteriore e motore anteriore V8 da 335 CV oppure 425 CV. Il cambio di serie è manuale a quattro rapporti, come optional è disponibile l’automatico a tre marce.
PONTIAC GTO (1965), “Sharon”:
wikipedia
Spesso considerata come la prima “muscle-car”, il suo nome è ispirato alla Ferrari 250 GTO, abbreviazione di “Gran Turismo Elaborato” e nasce come pacchetto opzionale per la Pontiac Tempest divenendo un modello a sé solo nel 1966. Il motore è un V8 da 6 l con 242 kW di potenza, il cambio è manuale a tre rapporti e a quattro come optional. Nel 1965 la vettura subisce un restyling che ne aumenta lunghezza, peso e potenza, la quale raggiunge i 250 kW.
PORSCHE 911 TWIN TURBO (1997), “Tanya”:
wikipedia
La Porsche 911 monta motore posteriore a sei cilindri e nelle sue versioni racing risulta una delle auto da competizione di più successo. La versione Turbo della serie 993 viene lanciata nel 1995 e comprende due turbine, inoltre è la prima 911 Turbo con trazione integrale. L’auto, prodotta in 183 esemplari, produce 300 kW di potenza e comprende prese d’aria sullo spoiler posteriore.
PORSCHE 959 (1988), “Virginia”:
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Autovettura sportiva prodotta in soli 292 esemplari con lo scopo di iscriverla alle competizioni del gruppo B, prevede un sistema a trazione integrale con motore 6 cilindri da 450 CV in grado di far raggiungere la velocità massima di 314 km/h, record del mondo per un’auto stradale. L’auto ha un sistema di raffreddamento ad acqua, quattro valvole per cilindro, pistoni in alluminio e due turbocompressori sequenziali
PORSCHE 996 (1999), “Tina”:
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Si tratta della quarta generazione della Porsche 911, la prima a presentare un motore raffreddato ad acqua e quattro valvole per cilindro. Per i grandi cambiamenti rispetto alle generazioni precedenti come la linea esterna e l’abitacolo completamente ridisegnati, è considerata da molti come un’auto a sé e non un’evoluzione. In particolare non sono graditi i fari anteriori a “uovo fritto”, una delle cause che portano a un restyling intermedio con la versione Turbo.
PORSCHE BOXSTER (2000), “Marsha”:
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Il nome deriva dalla fusione fra “boxer” (motore a cilindri contrapposti) e “roadster”, la tipologia dell’auto. La vettura monta un motore da 2,5 l con sei cilindri per 204 CV, il cambio è manuale a cinque marce di serie ma è disponibile la versione con cambio automatico-sequenziale Tiptronic. Particolare della Porsche Boxster è lo spoiler retrattile che si alza a velocità superiori a 120 km/h e rimane attivo fino a 80 km/h per migliorare la tenuta di strada del retrotreno.
PORSCHE SPEEDSTER (1961), “Natalie”:
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La Porsche 356 viene prodotta ininterrottamente tra gli anni 1948 e 1966 ed è considerato il primo modello di serie del marchio. Monta un motore a quattro cilindri posteriore (centrale per i primissimi prototipi) e viene prodotta in quattro serie: pre-A, A, B e C. Con quest’auto compare per la prima volta la denominazione “Carrera” per le versioni più potenti con doppio albero a camme in testa.
ROLLS ROYCE LIMOUSINE (2000), “Grace”:
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La versione Limousine della Rolls Royce Phantom monta un motore V12 da 6,8 l capace di erogare 432 cavalli di potenza. È un’auto estremamente lussuosa con carrozzeria antiproiettile capace di contenere addirittura un ufficio al suo interno.
SHELBY AC COBRA (1966), “Ashley”:
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È un’auto roadster sportiva frutto della collaborazione tra ACcars e Shelby automobiles che unisce una carrozzeria inglese abbastanza leggera a un motore Ford V8 per un peso totale di 1311 kg. Per contrastare l’enorme potere della Ferrari, nel 1964 viene montato il nuovo motore Ford type 427 Side Oiler da 7l capace di erogare 500 CV. Inoltre viene abbandonato il sistema di sospensioni a balestra in favore dei doppi triangoli.
SHELBY MUSTANG GT 500 (1967), “Eleanor”:
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È la versione modificata della Ford Mustang e monta il motore 7l Big-block V8 FE Police interceptor. Presentata nel 1967 come evoluzione della gamma a fianco della già collaudata GT350, è la novità dell’anno per il marchio. Il gruppo luci posteriori è quello della Mercury Cougar ma senza cromatura, l’auto prevede uno spoiler e prese d’aria su entrambi i lati. È inoltre la prima vettura che prevede un roll-bar di serie.
TOYOTA LAND CRUISER (2000), “Cathy”:
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Appartiene alla gamma di fuoristrada prodotti fin dal 1951 in varie serie con diverse carrozzerie e allestimenti. In particolare tra il 1996 e il 2002 in Europa viene commercializzata la serie 90, disponibile nella versione tre o cinque porte. Quest’ultima possiede tre differenziali, anteriore, centrale e posteriore completamente bloccabile nella versione GX. L’unica motorizzazione proposta è il 3l da 125 CV.
TOYOTA SUPRA TURBO (1998), “Lynn”:
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È un’auto sportiva a trazione posteriore prodotta tra il 1979 e il 2002, in particolare appartiene alla quarta generazione di Supra e monta un propulsore Toyota 2jz GTE dotato di due turbine montate in serie e capace di produrre 206 Kw di potenza per la versione giapponese e 239 per l’Europa e America. I due turbocompressori lavorano in sequenza e non in parallelo permettendo di ridurre il lag grazie ai gas di scarico che fanno ruotare la prima turbina.
VOLVO TURBO WAGON R (2000), “Lisa”:
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La seconda generazione della Volvo V70 viene prodotta tra il 2000 e il 2007 e comprende la versione R più sportiva, che monta un motore da 2,5 l per cinque cilindri capace di raggiungere la velocità di 250 km/h. È disponibile nella versione con cambio manuale a sei marce o automatico a cinque marce e l’impianto frenante Brembo garantisce alte prestazioni in frenata. Viene definita dal Wall Street Journal l’auto ideale per autisti pazzi che possiedono figli e come l’auto che può rivoluzionare il noioso concetto di auto familiare.
Oggi vogliamo parlare di autocarri, ma non nel modo in cui intendete voi, stiamo parlando dell’autocarro a cassone più grande del mondo, il CAT 797.
L’automezzo, prodotto dalla rinomata azienda Caterpillar, pesa 225 tonnellate e con un’altezza di 7.59 metri, lunghezza 14.5 metri e larghezza 9.1 metri è il camion più grande del mondo.
Il suo costo si aggira attorno ai 3.5 milioni di dollari.
Viene usato prevalentemente nei giacimenti minerari in America.
Con una potenza di 3550 hp riesce addirittura a raggiungere i 65 km/h. Non male se si pensa che a pieno carico pesa all’incirca 600 tonnellate.
La cosa che stupisce di più è che non è possibile assemblarlo in fabbrica perché il pavimento non reggerebbe al suo peso e, pur volendo, non riuscirebbe a passare dalle porte. Il montaggio avviene perciò in loco e chiunque desideri questo mostro dovrà attendere un mese per l’assemblaggio prima di poterlo utilizzare.