Fari a scomparsa: le 10 auto più iconiche
Il design automobilistico è cambiato e si è evoluto radicalmente dall’introduzione del primo veicolo motorizzato oltre un secolo fa. Non c’è letteralmente una sola parte in un’auto che sia rimasta la stessa nel corso degli anni, a parte la disposizione di alcuni elementi, come le ruote e il volante. Come la maggior parte degli altri componenti di un’auto, anche i fari sono stati riprogettati più e più volte nel corso degli anni, ma indipendentemente dalla forma, erano solitamente componenti fissi. La situazione cambiò nel 1936, quando due case automobilistiche in due continenti diversi mostrarono al mondo come le automobili potessero avere i fari che potevano essere nascosti quando non utilizzati. Parliamo dei tanto amati fari a scomparsa, uno degli elementi che più manca sulle vetture sportive di oggi. Le due vetture erano l’Alfa Romeo 8C 2900A Pininfarina Berlinetta e la Cord 810: la prima costruita in Europa, la seconda negli Stati Uniti.
Lo strano design di quei fari attirò rapidamente l’attenzione di altre case automobilistiche e, prima che qualcuno se ne rendesse conto, furono costruiti un gran numero di modelli di auto con i fari a scomparsa. E continuarono ad essere costruiti fino agli anni ’90, quando vennero silenziosamente messi da parte. L’ultima volta che i fari a scomparsa sono stati utilizzati su un’auto di serie è stato nel 2004, sulla Lotus Esprit e sulla Corvette C5. Poiché c’è stato un gran numero di auto che hanno utilizzato questo design nel corso degli anni, è quasi impossibile scegliere la migliore tra loro. Tuttavia una top ten ci consente comunque di dare un’occhiata ai modelli più iconici.
Auto con fari a scomparsa: BMW Serie 8
La BMW Serie 8 è arrivata sul mercato nel 1989 e, come prima serie, è durata circa una decina di anni sul mercato. Tra le tante fantastiche idee di design utilizzate sul modello, i clienti hanno ottenuto i fari a scomparsa. Posizionati sul cofano dell’auto, entrano facilmente in azione premendo un pulsante.
La Serie 8 non è stata la prima vettura BMW a utilizzare i fari a scomparsa. Il costruttore tedesco li provò, ad esempio, già sulla M1 del 1978. In tempi “più recenti”, nel 2008, li ha anche provati sul prototipo GINA Light Visionary. Sulla Serie 8, tuttavia, i fari divennero famosi grazie al modo in cui formavano un frontale dall’aspetto strano, adornando la griglia posizionata in basso con le luci di direzione e una minuscola griglia a forma di rene.
Chevrolet Corvette Stingray e Dodge Charger
L’approccio americano sui fari a scomparsa non sempre rientra tra le soluzioni pop-up. Come vedrai, esiste più di un modo per nascondere i fari di un’auto. Sulla Chevrolet Corvette Stingray, le luci sembrano proprio come se qualcuno chinasse la testa davanti al Presidente di un paese. Sono nascosti a faccia in giù e possono essere chiaramente visti quando sono accesi, appena prima che un meccanismo li tiri verso l’alto.
La Dodge Charger è un altro esempio di come un’auto possa nascondere i fari, anche se estremo. Nei suoi giorni di gloria, Dodge era un grande fan dei fari a scomparsa. Circa una dozzina delle sue auto vennero dotate nel corso degli anni di questa tecnologia, ma la più iconica rimane senza dubbio la Charger.
Scegliendo di adottare un metodo che rendesse l’auto con un doppio design, Dodge ha creato l’immagine che molti di noi associano alle muscle car, con una macchina che sembra una progenie infernale con le luci spente e come se facesse l’occhiolino quando vengono accese.
I fari a scomparsa della Ferrari Testarossa e della Lamborghini Countach
L’originale Ferrari Testarossa è l’esempio perfetto dell’utilizzo di un design pop-up per i fari di un’auto destinata a stupire. Presentata nel 1984, la Testarossa era solo una delle tante Ferrari realizzate in questo modo. In effetti, tutte le Ferrari vendute in quel decennio avevano i fari a scomparsa. Tuttavia, la Testarossa rimane una delle auto con fari a scomparsa più impressionanti mai realizzate, una che non sembra strana come la BMW Serie 8 o spaventosa come la Dodge Charger. L’aspetto iconico dell’auto quando le luci sono accese (e quindi i fari sollevati) è stato oggetto di numerosi servizi fotografici che ancora oggi stupiscono il pubblico.
Insieme alla BMW Serie 8, la Lamborghini Countach è forse l’auto con i fari a scomparsa più strana mai realizzata. E non perché le luci siano posizionate in modo strano, ma perché una variante della Countach non aveva uno, ma due gruppi di fari a scomparsa su ciascun lato. La Cizeta V16T venne sviluppata da un gruppo di ex dipendenti Lamborghini alla fine degli anni ’80. Le due file di fari si accendevano tutte insieme, integrando le luci diurne per creare quella che appariva nello specchietto retrovisore come una creatura con tre paia di occhi.
Jaguar XJ220
Per Jaguar, i fari a scomparsa o nascosti non sono mai stati un fattore importante. La casa automobilistica iniziò a giocare con l’idea alla fine degli anni ’80, ancor prima che BMW iniziasse a pensare alla Serie 8. La Jaguar XJ220 fu la prima auto del costruttore inglese ad avere i fari a scomparsa e fu realizzata nel 1992. L’approccio britannico al concetto prevedeva che i fari fossero immobili, con un pezzo di metallo che li copriva e che poteva essere rimosso con la semplice pressione di un pulsante.
Maserati Ghibli
Un’altra auto magnifica era la Maserati Ghibli, l’originale. Vista frontalmente, l’auto dava l’idea di avere un “aspetto triste”, un aspetto dovuto ai fari in movimento. Una volta attivati, questi uscivano dai loro alloggiamenti per far sembrare l’auto dispiaciuta per qualcosa.
Indipendentemente dal suo aspetto visto dalla parte anteriore, la Ghibli era una delle auto più belle degli anni ’60. Ciò era in parte dovuto alla mancanza di fari visibili, che faceva sì che il suo muso puntasse aggressivo verso la strada come se si preparasse a divorarla.
Mazda Miata
Una delle roadster economiche più popolari al mondo è la Mazda Miata. Normalmente il suo nome non dovrebbe essere menzionato accanto a pesi massimi come Maserati o Ferrari. Ma quando si tratta dei fari a scomparsa, la piccola vettura giapponese merita il suo posto speciale. Non per il design rivoluzionario dei fari, ma grazie a ciò che i proprietari hanno fatto con il modello costruito a partire dal 1989.
Nel corso degli anni, e ancora oggi, i proprietari della MX-5 si divertono con un kit “Wink“. Fondamentalmente si tratta di far fare all’auto l’occhiolino. Questa usanza è diventata negli anni un modo per i proprietari della Miata di salutarsi a vicenda quando si incrociano. Con varie modifiche e trucchi, la Miata può essere fatta in modo che utilizzi i fari uno alla volta, dando l’impressione che l’auto strizzi l’occhio ai passanti.
Porsche 928 e Toyota Supra: differenti soluzioni di fari a scomparsa
A partire dalla fine degli anni ’60 e fino agli anni ’90, anche Porsche era una fan dei fari a scomparsa. Nel corso degli anni, molte delle sue auto adottarono questo design, a partire dalla 914 fino alla 968. Una delle più emozionanti di tutte è la 928 che iniziò la produzione nel 1978. Questa vettura non aveva coperture che nascondevano i fari e questi, quando non venivano utilizzati, venivano retratti all’interno di appositi alloggiamenti sul cofano. Una volta attivate, le luci rotonde si alzavano e davano l’impressione di fluttuare sopra il cofano. Questo faceva sì che l’auto, vista dalla parte anteriore, assomigliasse ad una rana sorpresa. Per la Toyota Supra, invece, l’approccio fu più tradizionale. Le prime Supra avevano i fari a scomparsa, mentre che le versioni successive hanno visto abolire i pop-up.