Le armi segrete di una rompighiaccio
Le prime navi rompighiaccio furono costruite per il porto di Amburgo a metà del diciannovesimo secolo. Situato nel Mare del Nord esso rimaneva ghiacciato per circa 2 mesi l’anno. In un epoca dove i trasporti via mare erano cruciali per l’economia non ci si poteva permettere di chiudere il porto ed aspettare il disgelo.
LA PRUA
Le navi dell’epoca presentavano una prua abbastanza appuntita e ciò le faceva impattare contro le lastre di ghiaccio causandone il blocco. Fu l’intuizione di un ingegnere a cambiare le cose: egli disegnò imbarcazioni con la prua molto più arrotondata(a mo di cucchiaio), ciò permise alle navi di scavalcare le possenti lastre che venivano poi frantumate dalla forza peso delle navi stesse.
QUANDO LA PROPULSIONE DIVENTA ATOMICA
Negli anni 50 l’Unione Sovietica per trasportare carbone ed altre risorse naturali doveva necessariamente utilizzare il passaggio a nord-est, ma esso era ricoperto da spesse ed immense lastre di ghiaccio per circa 10 mesi l’anno. Le navi, alimentate a gasolio, potevano rimanere senza carburante e, non essendoci ovviamente stazioni di rifornimento nei pressi del Polo Nord ,rimanevano in balia del ghiaccio. Una soluzione venne trovata dall’ingegnere Anatoly Alexandrov , un motore alimentato da una fonte di energia apparentemente inesauribile: l’uranio
IL CICLO TERMODINAMICO
Chiuse in un serbatoio pressurizzato le barre di uranio riscaldano l’ acqua, essa poi, tramite un generatore viene vaporizzata, il vapore aziona delle turbine pluristadio che a loro volta fanno girare un albero porta elica da 44000 cavalli. La nave costruita da Alexandrov fu la mitica LENIN. Essa conteneva 241 barre per un totale di 800 kg di uranio arricchito; in tal modo si poteva navigare per circa 4 anni senza mai dover ricaricare i reattori.
L’ elica e il timone posizionati sul retro erano le parti più vulnerabili, in quanto gli enormi pezzi di ghiaccio che fluivano lungo e sotto lo scafo potevano impattare su di esse rompendoli e rendendo vana l’enorme potenza generata.
GLI AZIPOD
Costruiti con un’unica colata di acciaio inossidabile dal peso di 30 tonnellate ed un diametro di 5,6 metri, gli azipod, hanno la caratteristica di ruotare di 360° per consentire ogni tipo di manovra nonché quella di triturare ogni pezzo di ghiaccio che gli s impattasse contro. Tecnologia di recente implementazione attualmente in uso sulla TIMOFEY GUZHENKO.
LA PROTEZIONE DELLO SCAFO
Attualmente le rompighiaccio sono anche delle petroliere quindi si doveva pensare ad un modo per proteggere lo scafo, evitando la fuoriuscita del greggio e un conseguente disastro ambientale.
Gran parte della resistenza di queste navi non è data dal processo di rottura del ghiaccio bensì da ciò che fluisce al di sotto e lungo lo scafo dopo che esso è stato rotto dalla prua. Più lunga era l’ imbarcazione più alta era la forza d’attrito che si creava, perché aumentava la superficie bagnata. Una soluzione venne adoperata per la prima volta su una rompighiaccio tedesca la Polarstern(120 m di lunghezza).
L’acqua del mare fluiva attraverso un foro a poppa sullo scafo, veniva mescolata con aria e fuoriusciva tramite degli erogatori posti tra la prua e lo scafo stesso. Si venne a creare così una specie di “cuscino” e il ghiaccio scivolava lungo tutta la nave .L’attrito era notevolmente ridotto.
La Timofey, usa gli Azipod: essi creano un forte getto d’acqua che fluisce lungo lo scafo facendo scivolare il ghiaccio. Oltre a questo la nave venne rinforzata con oltre 100 stecche d’ acciaio per assorbire i forti impatti e lo scafo venne ricoperto con una vernice ultra scivolosa.
Nessuna nave è inaffondabile ma quanto meno si cerca di ridurre i rischi ai minimi termini.
Articolo a cura di Angelo Lancieri.