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L’evoluzione degli sponsor nella Formula Uno

La Formula Uno è caratterizzata da costante ricerca e sperimentazione che portano a modifiche radicali annuali delle auto per rimanere competitive, mentre la presenza stabile degli sponsor sulle vetture continua a fornire identità visiva e sostegno finanziario nonostante la loro evoluzione nel tempo.

Categorie Motorsport
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I progetti di ricerca e sperimentazione che caratterizzano la Formula Uno rendono le macchine da corsa differenti di anno in anno: per rimanere competitive ai massimi livelli le auto vanno incontro a modifiche estreme, spesso rivoluzionarie. Anche in un campo tanto dinamico, tuttavia, alcune cose rimangono tendenzialmente stabili: per esempio, la presenza degli sponsor sulle automobili. Si tratta di una particolarità che risponde a molteplici esigenze, aiutando a distinguere le macchine delle varie scuderie e allo stesso tempo ottenere fondi importanti per sostenere i costi di vere e proprie opere d’ingegneria. Nel corso del tempo, tuttavia, anche gli sponsor si sono evoluti sotto vari punti di vista.

Già dagli albori della F1 le auto erano molto simili tra loro per forme e dimensioni, cosa che rendeva necessario poter distinguere le varie scuderie. Ma non si può ancora parlare di sponsor: a tale esigenza infatti venne trovata una soluzione assegnando a ogni nazione un colore, da allora rimasto associato alle auto prodotte da un certo paese. Per esempio, la Ferrari è storicamente rossa perché all’Italia venne assegnata una particolare tonalità di rosso, non a caso nota come “rosso corsa”. Allo stesso modo alla Francia venne assegnato il blu, al Giappone il bianco con un cerchio rosso, mentre al Regno Unito il verde. Infatti le varie Lotus, Jaguar e anche l’attuale Aston Martin hanno sempre mantenuto la colorazione principale in verde, chiamato “british racing green”. Nota di colore, o meglio di assenza dello stesso, per la Germania: il bianco nazionale fu sostituito dall’argento quando, nel 1934, una Mercedes venne sverniciata per rientrare nei limiti di peso stabiliti. La tinta bianca lasciò il posto al metallo non verniciato, dunque argentato, e le prestazioni ottenute assegnarono alle Mercedes il nomignolo di “frecce d’argento”, ancora oggi utilizzato.

Col passare del tempo i crescenti costi di sviluppo e mantenimento delle vetture diventarono troppo importanti per poter essere sostenuti dalle sole case automobilistiche: così, giunti alla fine degli anni ’60, cominciarono a vedersi collaborazioni tra marchi famosi, il cui logo sarebbe apparso sulle vetture guadagnando visibilità, e produttori, pagati per esporre i diversi loghi. Le livree utilizzate, pur mantenendo l’associazione con i colori nazionali, cominciarono così a coesistere con gli sponsor. In un primo periodo le vetture erano sponsorizzate soprattutto da aziende dei propri paesi, con collaborazioni durate decenni: è questo il caso della Renault con Elf, azienda francese di carburanti e lubrificanti, e di Ferrari, per lunghi anni sponsorizzata tra gli altri da FIAT.

L’evoluzione degli sponsor nella Formula Uno

Con l’andare del tempo si sono poi affermate sponsorizzazioni più tematiche: a cercare visibilità tramite la F1 erano brand associati a prodotti legati, direttamente o indirettamente, al mondo dei motori. Detto di Renault ed Elf, si potrebbero aggiungere gli esempi di McLaren e Gulf, di Ferrari e Agip o di Mercedes e Petronas: si tratta di sponsorizzazioni legate ad aziende produttrici di carburante, i cui nomi hanno fatto bella mostra di sé sulle vetture di diverse annate. Altro settore che ha sempre apprezzato la visibilità garantita dalla Formula Uno è quello delle telecomunicazioni, associate ai contatti tra piloti e box. Ferrari ha collaborato con Telecom, Arrows con la francese Orange, Renault con la spagnola Telefonica, McLaren con Vodafone, la quale in precedenza era comparsa anche sulle Ferrari dei primi anni 2000. Più in generale, le sponsorizzazioni hanno coinvolto l’intero mondo della F1 oltre le scuderie: per esempio negli pneumatici, oggi monopolio Pirelli dopo lunghi anni di dualismo Bridgestone/Michelin, o nelle misurazioni cronometriche, gestite e sponsorizzate prima da TAG Heuer e oggi dalla svizzera Rolex.

Negli ultimi anni si sono fatte sempre più frequenti collaborazioni con nuove realtà economiche, legate soprattutto al mondo del web e dei servizi online. Nessun legame diretto col mondo delle corse dunque, ma il desiderio di creare un’associazione tra marchi leader nei loro rispettivi campi. La McLaren, per esempio, da ormai diverse stagioni collabora con Google e nello specifico con Chrome, uno dei motori di ricerca più usati al mondo. È anche il caso di PokerStars: si tratta dell’operatore digitale più conosciuto nel settore del poker in rete, nel quale è noto per l’organizzazione di tornei online e non. Dal 2022 il nome dell’azienda sinonimo di poker sportivo campeggia sulle RedBull prodotte a Milton Keynes, con la collaborazione rinnovata anche per il Mondiale in corso. Sulle automobili Mercedes compare dal 2021 il logo di TeamViewer, leader nel controllo remoto e scambio dati tra dispositivi, e sui caschi dei piloti è presente dallo scorso anno il logo di WhatsApp, famosissimo servizio di messaggistica. Ferrari nel 2023 ha firmato un contratto di sponsorizzazione con DXC, importante azienda IT statunitense, mentre negli anni scorsi è stata sponsorizzata da Kaspersky, colosso della sicurezza informatica, e da Lenovo, brand produttore di smartphone e laptop. 

Non solo le auto dunque: in F1 corrono anche i marchi che sponsorizzano le vetture, legando il proprio nome alle eccellenze dell’ingegneria automobilistica.

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