Mercedes CLR, la Sport Prototipo protagonista di aerodinamica e decolli
In un periodo in cui diverse case automobilistiche blasonate partecipano alla gare di durata, Mercedes non vuole essere da meno. Infatti, sul finire degli anni ’90, i maggiori produttori estremizzano i loro prodotti sotto molti punti vista: tecnica, motore ed aerodinamica. Proprio in merito a quest’ultima, la Casa di Stoccarda è tra le più ambiziose, introducendo vetture al limite: nasce, così, la Mercedes CLR.
Un contesto particolare
Come in diverse altre competizioni, ad esempio nel Mondiale Rally, le case automobilistiche devono omologare un certo numero di vetture al fine di poter gareggiare, oltre ad essere auto provenienti dalla serie. Questo concetto, però, sul finire degli anni ’90, viene interpretato in maniera molto particolare dai costruttori partecipanti alle gare di durata. Infatti, le Case producono veicoli pensati per la pista e, al fine di essere omologati dalla FIA, prodotti anche in versione stradale ma in piccolissima serie. E’ il caso, ad esempio, della Mercedes che, a partire dal 1997, pensa alla CLK GTR, auto stradale estrema sulla quale si basa la CLK LM del 1998. Con quest’ultima, infatti, la Casa di Stoccarda correrà nelle gare Endurance.
La CLK LM, dunque, è un esempio di quanto le vetture di quegli anni avessero prestazioni troppo estreme, discostando dal concetto di auto Gran Turismo e praticamente divenendo, ormai, prototipi non derivanti dalla serie. Per questo motivo, a partire dal 1999 la FIA esclude mezzi come la CLK LM dalla 24 Ore di Le Mans, dando spazio alle meno estreme Classe GT2. L’ACO, Automobile Club de l’Ouest, dunque, per mantenere le vetture divenute sostanzialmente prototipi alla 24 Ore, istituisce la categoria LM GTP dedicata appositamente ad esse. In questa nuova classe, perciò, vedremo monoposto come Toyota GT-One, BMW V12 LMR e Mercedes CLR, erede della CLK LM.
L’aerodinamica della Mercedes CLR LM
La Casa di Stoccarda, Campione del Mondo Gran Turismo 1998 con la CLK LM, dunque, incrementa il suo impegno in questo genere di gare. Il nuovo prodotto, perciò, è ancora più al limite, a partire dall’aerodinamica. Gli studi vengono effettuati in galleria del vento e curati dal Reparto Sportivo Mercedes, la HWA, presso la sede della Swift, in California. La vettura, anch’essa ad abitacolo chiuso, presenta una linea fluente e dinamica, data soprattutto dalle diverse appendici, un anteriore molto basso ed un posteriore non troppo elaborato.
Altri aspetti riguardano, ad esempio, la posizione degli specchietti retrovisori, molto alti rispetto al corpo vettura, e la presenza di una vistosa presa d’aria sopra l’abitacolo per raffreddare il motore posteriore. Il muso, poi, oltre ad essere “piatto” come detto, vede alcuni flap laterali per convogliare i flussi lungo le fiancate e creare deportanza sull’avantreno, dove vi sono anche due prese d’aria sottili ed allungate, in basso. La linea della CLR, infine, è completata da un’ala posteriore ed un diffusore sul fondo. Una curiosità: l’aerodinamica della vettura viene sperimentata sui catini americani ad alta velocità, con lo scopo di capire quali fossero le effettive potenzialità da questo punto di vista.
Motore, telaio e meccanica
Parlando delle caratteristiche tecniche della Mercedes CLR, molte di esse sono strettamente legate alla versione precedente, dalla quale, ad esempio, eredita il motore. Il propulsore GT 108 B, infatti, è un V8 a 90° da 5721 cc, capace di erogare 600 cv e spingere la vettura a quasi 350 km/h. In realtà, l’unità termica deriva dalla ancor antecedente Sauber C11, anch’essa Sport Prototipo equipaggiata dello stesso motore ma in versione turbo. Bisogna aggiungere, inoltre, che sui collettori di aspirazione vi sono delle flange per ridurre la quantità d’aria in ingresso, imposte da regolamento di dimensione 34,3 mm. Questo, dunque, diminuisce anche la potenza del motore.
Il telaio, come la carrozzeria, è in fibra di carbonio donando alla vettura un peso di poco superiore ai 900 kg; ecco gli altri dati in merito alle dimensioni:
– lunghezza: 4893 mm
– larghezza: 1999 mm
– altezza: 1012 mm
– passo: 2670 mm
Per quanto riguarda la trasmissione, invece, si ha un cambio sequenziale trasversale a 6 marce con comandi al volante.
La Mercedes CLR in pista
La monoposto 1999 della Casa di Stoccarda, come detto in apertura, è stata protagonista di diversi incidenti, anche per certi versi iconici del motorsport. La Mercedes CLR, infatti, è al centro dell’attenzione in particolare alla 24 Ore di Le Mans 1999, quando già dalla prove libere accadono inconvenienti preoccupanti. La questione riguarda l’aerodinamica della vettura, estremamente “scarica” al fine di eguagliare la velocità di punta imposta dalle rivali Toyota GT-One. Questa ricerca esasperata culmina il giovedì con il decollo della monoposto guidata da Mark Webber, su un dosso antecedente la curva Indianapolis, ai 320 km/h. Il fatto si ripete il sabato mattina in occasione del warm – up, quando la vettura della Stella decolla nuovamente, ancora con Webber ma sul rettilineo di Mulsanne a 340 km/h. Il pilota australiano esce indenne dalla vettura distrutta in entrambi i casi, non correndo però la gara francese.
La Mercedes, perciò, visti i pericolosi fatti sceglie di caricare maggiormente le altre due vetture dal punto di vista aerodinamico, per evitare nuovi decolli. Il tentativo, però, è invano in quanto durante la gara accade la stessa cosa a Peter Dumbreck mentre è in scia ad una Toyota GT-One. La monoposto tedesca decolla ancora, carambolando a 30 metri dalla pista e distruggendosi, ma il pilota è illeso. Mercedes, dunque, decide di ritirare definitivamente anche l’ultima vettura in gara.
Il futuro della Mercedes CLR dopo i fatti di Le Mans
In seguito allo spiacevole epilogo visto in Francia, la Mercedes analizza le cause degli incidenti. Come detto, l’elemento che ha scatenato i decolli è un’aerodinamica che, alle alte velocità e soprattutto in scia ad altre vetture, non consente una sicura tenuta a terra della vettura. I flussi, infatti, si incanalano maggiormente al di sotto del fondo, creando un effetto opposto a quello che un’auto da corsa dovrebbe avere, senza perciò “schiacciare” il mezzo al suolo. Ritenute troppo pericolose, dunque, le Mercedes CLR vengono dismesse, segnando un’altra pagina poco piacevole per Stoccarda a Le Mans, dopo l’incidente del 1955 in cui persero la vita anche molti spettatori. La Frecce d’Argento, comunque, nella blasonata gara francese hanno trionfato nel 1952 e nel 1989, successi che, per i motivi appena detti, spesso passano in secondo piano. L’erede della CLR, invece, sarà la AMG One, vettura pensata “soltanto” in versione stradale, al momento.
Immagine di copertina: la Mercedes CLR in azione. Credit: goodwood.com