Stelvio: il primo SUV della storia di Alfa Romeo

L’Alfa Romeo ha sempre avuto una vocazione sportiva. Nel passato, la Casa del Biscione è stata infatti presente e protagonista in diversi campionati, fin dai primi anni del 1900, in cui le competizioni iniziano a diffondersi. Per rimanere al passo con i tempi, però, bisogna sapersi evolvere ed adattare alle situazioni, così al Salone di Los Angeles 2016 viene presentata la Stelvio, primo SUV nella storia del Biscione.

Intitolata al famoso passo alpino, la Stelvio si ispira al concept Kamal del 2003 che sarebbe dovuta essere la vettura di slancio nel segmento dei SUV per Alfa Romeo. Ad oggi, invece, la Stelvio condivide la stessa piattaforma “Giorgio” della Giulia, con una differenza riguardante l’altezza del veicolo. Per contenere il peso, inoltre, è stato adottato l’alluminio in diverse componenti meccaniche come sistema frenante, motore e sospensioni, oltre che nella carrozzeria per cofano, portellone e parafanghi.

Stelvio: meccanica e motori

Stelvio

Tornando a parlare degli elementi comuni con la Giulia, la Stelvio monta gran parte della meccanica della berlina oltre ai motori. I propulsori disponibili sono un turbo benzina 4 cilindri in linea di 2000 cc da 200 o 280 cv ed un turbo Diesel MultijetII da 160, 190 o 210 cv. Il cambio è un ZF ad 8 marce, mentre le trazioni disponibili sono posteriore o integrale (sistema Q4).

Ma la vera innovazione della Stelvio è il sistema di sospensioni chiamato AlfaLink: all’avantreno si ha un doppio quadrilatero con asse di sterzo semi – virtuale, mentre al posteriore sono presenti quattro bracci e mezzo in uno schema definito multilink. Questo sistema di sospensioni garantisce una maggiore aderenza anche in curve ad alte velocità ed un minor sottosterzo.

Versioni speciali

Stelvio
Credits: Ivan Benedetto/LaPresse 09 Giugno 2019 Balocco, Italia Quadrifoglio Day.

Nel corso degli anni sono state presentate diverse versioni del primo SUV Alfa Romeo, una fra tutte è la Quadrifoglio Verde, nome che ricorda grandi successi sportivi del Biscione. La versione più grintosa della Stelvio, infatti, monta un V6 biturbo 2.9 litri che eroga 510 cv, di derivazione Ferrari. Successivamente, sulla Stelvio NRing Edition del 2018, tributo al record di categoria ottenuto al Nurburgring, e Quadrifoglio Alfa Romeo Racing Edition, ispirata alla monoposto F1 del 2019, sono stati apportati degli ulteriori accorgimenti tecnici per far si che la vettura aumentasse la sua indole sportiva, ad esempio riducendo il peso ed incrementando la potenza del motore V6 fino a 520 cv.

Nello specifico, per quanto riguarda la versione Nring, sono stati adottati diversi particolari in carbonio e la vettura si distingue per un grigio opaco chiamato “Grigio Circuito”. La NRing è stata prodotta soltanto in 108 esemplari, numero che richiama gli anni di vita della Casa milanese al momento della presentazione di questa versione.

Stelvio

L’edizione limitata basata sulla livrea della monoposto F1 2019, invece, è stata ideata in collaborazione con la Sauber, storico team del Circus che dal 2018 è in stretto contatto con Alfa Romeo. La Stelvio diventa, così, ancora più estrema rispetto alla Quadrifoglio e, oltre all’aumento di potenza accennato prima, si incrementa anche la quantità di particolari in carbonio. Ma la vera caratteristica di questa versione, prodotta in 15 esemplari, è lo scarico, pensato in titanio come le vetture F1 e prodotto da Akrapovic, famosa azienda del settore.

La Quadrifoglio Alfa Romeo Racing Edition, nello stesso anno, viene introdotta anche sulla Giulia e, sia su quest’ultima che sulla Stelvio, le gomme utilizzate sono Pirelli, altro grande marchio presente in Formula Uno. La Casa italiana, infatti, grazie anche all’esperienza maturata nel Mondiale, in cui è presente dal 2011, negli ultimi anni collabora con molte case automobilistiche che richiedono gomme sempre più prestazionali su vetture sportive o super sportive.

L’Alfa Romeo Stelvio è, dunque, ad oggi, disponibile in diverse versioni per fornire la massima versatilità di una vettura entrata nella storia del Biscione, inizialmente forse poco apprezzata dai “puristi” del Marchio per il segmento di cui fa parte.

A cura di Alessio Zanforlin