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    differenziale meccanico

    Il differenziale TorSen: pregi e difetti al limite di due soluzioni convenzionali

    Articolo a cura di Roberto Nardella.
    Nel mondo delle trasmissioni meccaniche una delle alternative al classico differenziale è il modello TorSen. Analizziamo le sue caratteristiche e applicazioni.

    Nel campo delle trasmissioni meccaniche nei veicoli terrestri il differenziale riveste un ruolo di primo piano. Infatti, esso distribuisce la coppia motrice proveniente dal motore alle due ruote motrici di uno stesso asse. In questo modo è possibile ottenere velocità di rotazione differenti tra le due ruote, fattore fondamentale nell’affrontare una curva senza incorrere nel fenomeno dello slittamento. Il differenziale è solitamente costituito da un rotismo epicicloidale in grado di trasmettere differenti velocità di rotazione alle due uscite, che nel caso in questione sono le due ruote dello stesso asse (assi in rosso e verde nell’immagine). È un meccanismo di riduzione.

    differenziale torsen
    climeg.poliba.it

    Differenze con le principali soluzioni adottate:

    Costruttivamente parlando è più complesso del differenziale comune, denominato “open”. Infatti, nel TorSen sono presenti due o tre coppie di ingranaggi trasversali (3 e 4 nell’immagine) rispetto agli assi condotti. Una soluzione alternativa e più economica è quella di ridurre il numero degli ingranaggi trasversali. I planetari dunque sono due ingranaggi con dentatura inclinata così come i satelliti. Al contrario del differenziale comune ho però un satellite per planetario e i due planetari sono collegati tra loro da un semplice ingranamento (evidenziato in viola nell’immagine)

    Il differenziale TorSen è adottato come differenziale centrale per le automobili a trazione integrale o come differenziale anteriore/posteriore per vetture con trazione anteriore/posteriore. Il nome di tale organo meccanico deriva dalla sua tipicità: “Torque Sensing”, sensibile alla coppia. Il principio di base è quella della vite senza fine, secondo il quale il moto è facilmente trasmesso in un senso ma meno nell’altro. In questo modo una ruota di un asse può aumentare la sua velocità di rotazione ma nella stessa percentuale con cui l’altra ruota riduce la sua velocità.

    In caso di pattinamento (accelerazione improvvisa di una delle due ruote), il sistema risulta quasi bloccato e di conseguenza tutta la forza motrice viene indirizzata verso la ruota in presa al suolo. Non essendo completamente autobloccante ha il grande difetto di risultare inefficace quando una ruota è completamente sollevata.
    È quindi una soluzione di compromesso tra i sistemi standard, (“open”), che permettono ai semiassi di avere rotazioni differenti, e tra i sistemi autobloccanti puri, (“locked”), che permettono di trasmettere maggiore coppia alla ruota motrice con più aderenza a terra.

    Ulteriori difetti?

    Altri difetti tipici del TorSen sono costituiti da un eccessivo ingombro della scatola del differenziale e dalla sensazione di auto raddrizzamento dello sterzo, dovuta alla non equa distribuzione della coppia tra le due ruote in curva.

    torsen
    grabcad.com

    Un modo per valutare l’efficacia del TorSen è l’utilizzo del TBR (Torque Bias Ratio, rapporto di sbilanciamento della coppia). Tale indice è il rapporto tra la coppia applicata alla ruota che gira più lentamente e la coppia applicata alla ruota che gira più velocemente. Quindi un differenziale TorSen con TBR pari ad 1 si comporta come un differenziale open. Valori tipici del TBR sono compresi tra 2 a 6.

    torsen differential
    audi-technology-portal.de

    Il suo impiego più diffuso è quello da differenziale centrale (TorSen tipo C) in vetture dotate di trazione integrale. In questo caso ripartisce la coppia motrice tra l’asse anteriore e posteriore in funzione dell’aderenza necessaria al moto.

    Così facendo riesce a distribuire la coppia in modo differente tra gli assi nel caso in cui questi abbiano velocità di rotazione differente. In alcuni casi è utilizzato come differenziale d’asse per l’asse posteriore trainante in auto sportive (TorSen tipo B).

    Ulteriori approfondimenti in questione:

    Consigliamo la lettura dei seguenti articoli per approfondire l’argomento:

    Se volete conoscere di più dell’autore, visitate il suo profilo LinkedIn: Roberto Nardella

    Francis Turbine: Analisi progettuale e funzionamento della turbina “Quotidiana”

    Nel precedente approfondimento sul mondo delle Turbo-Macchine, ho trattato la Turbina Kaplan. Oggi parlerò della turbina idraulica maggiormente utilizzata in ambito ingegneristico: la Turbina Francis. Nel 1848 James B. Francis, ingegnere inglese trasferito in America, teorizza e sviluppa il primo modello di turbina idraulica a reazione, la quale prenderà successivamente il suo nome. A differenza della Kaplan, la turbina Francis lavora con un valore di salto motore (e salto geodetico utile Hg) medio, cioè Hg< 400/500 m.

    La classificazione delle turbine idrauliche può seguire il criterio geometrico (in base alla caratteristica di azionamento/funzionamento) oppure il criterio funzionale (in base al salto motore/utile o, preferibilmente, al numero di giri caratteristico della turbina in questione.

    Definizioni utili:

    Schema turbine idrauliche
    Schema turbine idrauliche
    • Ricordando che Hg, altezza geodetica del bacino (o serbatoio) di carico, è definita come la quota, in metri, tra il pelo libero dell’acqua del bacino di carico (ingresso) e l’origine del nostro sistema di riferimento.
    • Il salto geodetico (∆Hg) è invece la differenza tra i due peli liberi dell’acqua, rispettivamente del bacino di ingresso e del bacino di scarico.
    • Il salto motore totale (Ht) è invece la differenza tra il pelo libero dell’acqua del bacino superiore (ingresso) e la sezione di scarico della Turbo-macchina.
    • Il salto motore utile (Hu) tiene conto delle perdite di carico (ξ), cioè:
      Hu= Ht – ξ

     

    Caratteristiche tecniche:

    Turbina Francis
    Turbina Francis

    La turbina Francis è caratterizzata da:

    • 1) Condotto a Chiocciola a sezione convergente;
    • 2a) un pre-distributore (che spesso manca) con palettamenti ad angolazione fissa sulla parte statorica. La sua funzione è quella di indirizzare il flusso d’acqua sul distributore (a pale orientabili) con l’angolo di incidenza più opportuno, in modo tale da evitare che il fluido, entrando nel distributore, possa subire brusche variazioni di direzione. Direzioni casuali e non-omogeneo comportano perdite di carico;
    turbina francis
    turbina francis
    • 2b) distributore Fink: Esso è caratterizzato da pale ad angolazione variabile mediante un meccanismo del tipo (Biella-Manovella, B-M). Tale meccanismo è in grado di sviluppare in senso orario (o antiorario che sia) l’organo di regolazione (G) e di conseguenza il profilo delle pale (P) mediante i perni (C), i quali vincolano le pale ad una struttura fissa;
    • 3) girante della turbina: in grado di garantire flusso in ingresso radiale e flusso in uscita in direzione assiale.

    Funzionamento:

    Francis
    wikipedia.org

    La turbina Francis è una turbina a flusso centripeto:

    • L’acqua entra nella chiocciola a tratto convergente che lambisce completamente la girante;
    • successivamente il pre-distributore e/o distributore Fink indirizza il flusso, nella condizione di massimo rendimento ed efficienza, sulle pale della girante. La componente di velocità in questo tratto è fortemente centripeta/radiale.
    • infine vi è lo scarico del fluido dalla turbina con componente assiale.

    Particolarità & principi fisici alla base:

    Essa è chiamata turbina “a reazione” in quanto la messa in rotazione della girante (e rotazione a regime) è garantita non solo dalla velocità del fluido nel condotto a chiocciola, bensì dalla sua pressione, la quale risulta essere maggiore di quella atmosferica.
    Come ci riesce?

    Il tratto a sezione convergente (della chiocciola) porta un aumento della pressione ed è in grado di trasformare la pressione ancora presente in energia cinetica per il fluido, quindi velocità.

    Spaccato turbina Francis
    Spaccato turbina Francis

    Nel primo tratto è accelerato, nel secondo, invece, è in grado di mantenere costante il valore di velocità: da una parte vi sono le perdite per laminazione nello strato limite (a causa dell’attrito viscoso), dall’altra parte vi è una compensazione grazie a:

    P(pressione) ⇒ Energia cinetica (velocità).

    Turbina Francis
    Turbina Francis

    Per ottimizzare, mediante la geometria, il funzionamento della turbina:

    La fase di espansione dell’acqua è volutamente prolungata per far si che la pressione raggiunta sia inferiore di quella atmosferica. In questo modo viene creato un effetto di de-pressione che velocizza l’intera fase di scarico.

    A valle della girante, però, bisogna riportare il fluido alle condizioni esterne di partenza, pertanto la pressione dovrà aumentare?
    Quale miglior modo se non ricomprimerlo grazie ad un ugello (diffusore con tratto convergente)?

    Ri-compressione, perchè?

    Il fluido è compresso nuovamente, andando a progettare il tratto convergente delle caratteristiche geometriche in grado di garantire una P(fin.)≈ P(atm).

    Questa fase è in grado di sfruttare quell’aliquota di energia cinetica che il fluido ancora possiede a fine espansione in girante, in modo tale che non vada persa: all’uscita dalla girante, l’energia non potrà più essere utilizzata dalla turbina.

    Se l’effetto di de-pressione è esageratamente alto, si porta il fluido al di sotto della pressione di liquido saturo (componente in fase liquida in equilibrio con sé stessa). Questo porta a sua volta alla Cavitazione: trasformazione in vapore, dannoso per la turbina in quanto il vapore corrode e riduce la resistenza meccanica del palettamento della girante.

    Considerazioni finali:

    https://giphy.com/gifs/l1J3SLacD5aXv6968

    La girante della turbina Francis (e Kaplan) sono, a differenza di quella della turbina Pelton, completamente immerse nell’acqua.
    La Francis si differenzia in quanto è caratterizzata da un’ammissione elico-centripeta. Essa varia la sua geometria in funzione di: Numero di giri effettivi, portata di fluido, dislivello Hg utilizzabile, Hm, etc.

    Questa turbina viene impiegata in corsi d’acqua con dislivelli da 10 m fino a 300-400 m e portate da 2-3 m³/s fino a 100 m³/s.
    Per alti valori di portata, la configurazione del palettamento del distributore assume:

    Francis Turbine
    wikipedia.org

    Per bassi valori di portata, invece, il palettamento assume una configurazione ottimale al fine di aumentare l’incidenza del fluido sulla girante.

    Francis Turbine
    Wikipedia.org

    La turbina Francis a reazione” è in grado di aumentare la velocità del fluido in uscita dalla girante, rispetto al valore che essa assume all’ingresso. Inoltre, la pressione è variabile nella girante e ciò comporta la necessità di un distributore ad ammissione totale di fluido sulla girante («completamente immersa nel fluido»).
    Per alti valori di portata, la geometria della girante dovrebbe aumentare al fine di garantire minor perdita possibile. L’orientazione variabile del palettamento non basta! Ecco perchè, pur essendo molto utilizzata, non garantisce un campo d’applicazione vasto come quello della turbina Kaplan.

    Prossima puntata?..

    La seconda parte dell’approfondimento sulle Turbo-Macchine è terminato. Nella prossima puntata analizzerò la turbina Pelton per concludere. Non perdetelo!
    Turbina Pelton :
    ==> https://vehicle.closeupengineering.it/pelton-turbine/10819/
    La prima parte dell’approfondimento sulla turbina Kaplan:
    ==> https://vehicle.closeupengineering.it/turbina-kaplan-analisi-funzionamento/10674/

     

    Cos’è l’Ingegneria Meccanica?

    E ora… Ingegneria Meccanica!

    Ecco il primo articolo, introduttivo, sull’Ingegneria Meccanica. Cominciamo con una semplice ed accademica definizione, che possa permettere di inquadrare bene questa branca dell’ingegneria: l’ Ingegneria Meccanica è quel ramo dell’ingegneria che applica i principi della fisica per lo studio, la progettazione, la produzione e la manutenzione dei sistemi meccanici. E’ bene ricordare che questa è una delle discipline ingegneristiche più antiche e con maggiori ambiti di applicazione.

    In merito alla precedente definizione, qualcuno potrebbe obiettare che ogni ingegneria, in realtà, studia le applicazioni pratiche della fisica. Questo è vero, ma in base al tipo di applicazioni ed, in particolare, ai rami della fisica trattati, si ha la diversificazione di questa disciplina nelle varie branche. In modo non proprio ortodosso, potremmo affermare che la meccanica si occupa della “manipolazione” della materia, sia essa solida, liquida o gassosa, col fine ultimo di convertire energia in lavoro e viceversa.

    L’ingegnere meccanico potrebbe, quindi, essere identificato in colui il quale si occupa dell’aspetto strutturale dei componenti meccanici (materia solida) oppure in quello specialista che studia e modella il comportamento fluidodinamico/energetico delle macchine stesse (materia liquida/gassosa). Questo per spiegare il richiamo precedente agli stati della materia. Tuttavia, un ingegnere meccanico potrebbe occuparsi anche dell’organizzazione e produzione industriale, in senso lato.

    Spesso capita di sentire che l’ingegnere meccanico è “l’ingegnere delle macchine”. Questo è assolutamente vero, laddove il termine macchina sia usato in modo corretto e non restrittivo. Comunemente il termine macchina indica, per antonomasia, l’automobile; tuttavia, “macchine” sono tutti i dispositivi in grado di trasformare l’energia meccanica in un’altra forma di energia (macchine motrici: ad esempio una turbina idraulica, che trasforma in energia meccanica l’energia del fluido elaborato) o energia meccanica in lavoro (macchine operatrici: le pompe, i compressori, i ventilatori, ad esempio, trasferiscono energia al fluido elaborato a spese di lavoro meccanico).

    Questo è, in estrema sintesi, il mondo ricco di fascino dell’Ingegneria Meccanica.


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