“La batteria ONE Gemini mira a eliminare l’autonomia come barriera all’adozione di veicoli elettrici raddoppiando l’energia disponibile a bordo nello stesso spazio”, ha detto Mujeeb Ijaz, fondatore e CEO di Our Next Energy (in sigla ONE), start-up americana con sede a Novi, in Michigan. La nuova batteria si chiama Gemini 001, il che richiama un’altra gloriosa pietra miliare della storia statunitense, la missione che portò al lancio del primo veicolo spaziale, chiamata appunto Gemini 1. E il salto tecnologico di cui questa batteria si fa portabandiera potrebbe essere altrettanto importante.
La batteria Gemini 001, ancora un prototipo, è stata testata a bordo di una Tesla Model S P100, una delle elettriche leader del mercato per potenza e autonomia. Il test ha prodotto risultati impressionanti: la Model S è stata in grado di percorrere addirittura 1210 km con una sola ricarica! L’auto è partita dal quartier generale di ONE, a Novi, ed ha attraversato tutto il freddissimo nord del Michigan, ad una velocità media di 88 km/h, per poi tornare a Novi. Questo è un altro dato interessantissimo, dal momento che velocità e freddo influiscono molto negativamente sull’autonomia delle batterie. E pensare che al termine del viaggio l’auto aveva ancora alcuni chilometri a disposizione! Questa batteria ha di fatto raddoppiato l’autonomia dell’auto, aggiungendo appena poco più di 300 kg al suo peso.
Al termine del lunghissimo viaggio l’auto, debitamente ricaricata, è stata portata in un impianto dinamometrico per un test indipendente. Qui è stata sottoposta a tre test differenti: l’UDDS (Urban Dynamometer Driving Schedule) e il HWFET (Highway Fuel Economy Test), rispettivamente per la simulazione di condizioni di guida urbana e autostradale, per un 20% delle batterie, e un ulteriore ciclo di guida a 88 km/h costanti per il restante 80%. Questo ciclo di test ha registrato una percorrenza di 1419 km, solo il 17% superiore alla guida reale, mantenendo lo stesso consumo per chilometro. Ovviamente la maggior durata è dovuta al fatto che le simulazioni sono fatte in un ambiente mantenuto in condizioni climatiche ottimali.
Questa batteria è rivoluzionaria anche per il modo in cui è costruita. Le tradizionali batterie per auto elettriche sono costituite da piccoli moduli collegati in serie in quantità dipendente dalla capacità che si vuole conferire al veicolo. La Gemini 001 è, invece, un unico enorme modulo indipendente, che da solo occupa tutto il pianale in cui di solito si inserisce il pacco batterie. Questo, secondo ONE, dovrebbe semplificare montaggio e manutenzione. Per quanto riguarda la chimica, la batteria è un comune accumulatore agli ioni di litio, ma costruita con materiali innovativi. Il catodo è in litio-ferro-fosfato (LiFePo4), mentre all’anodo spariranno in futuro nichel, cobalto e grafite. La capacità di questa batteria è di 203,7 kWh e la sua densità energetica di 416 Wh/l (quelle della Model S P100 di serie sono rispettivamente 100 e 245).
Obiettivo dichiarato dei tecnici ONE era quello di abbattere una delle ultime barriere che frenano tante persone dall’acquisto di un’auto elettrica, cioè l’autonomia. Ma la lotta per la sostenibilità non finisce qui. Anche nella ricerca dei materiali c’è tanto da fare. Del resto un’auto a emissioni zero, ma costruita con materiali pericolosi, può davvero dirsi sostenibile? A questo proposito, ONE ha dichiarato che, ottenuta una batteria capace di lunghe percorrenze, il prossimo campo in cui si concentrerà la sua ricerca sarà la chimica delle batterie. Le batterie del futuro saranno, infatti, prive di materiali quali cobalto e nichel, la cui estrazione crea non pochi problemi sia ambientali che etici e sociali. Inoltre, l’azienda mira, entro il 2023, anno in cui è previsto il lancio sul mercato delle loro batterie, a sfondare il muro dei 450 Wh/l di densità energetica. “Siamo convinti che sia economicamente fattibile”, ha dichiarato Mujeeb Ijaz, “Vogliamo eliminare sia il nichel che il cobalto, senza rinunciare alla densità energetica. Il nostro obiettivo è reinventare la chimica delle batterie e l’architettura delle celle”.