Le auto in Italia sono sempre più vecchie

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Una recente indagine dell’UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), un’associazione di categoria costituita dalle case automobilistiche estere che distribuiscono automobili nel nostro paese, ha messo in evidenza come l’età del parco auto italiano sta aumentando in maniera esponenziale: se nel 2009 l’età media di un veicolo era di 7,9 anni, oggi è cresciuta fino ad 11,8 anni. Un aumento progressivo, che non è destinato a cambiare nei prossimi anni. La situazione è analoga per i parchi circolanti negli altri comparti (autobus e camion).

Le auto in Italia sono sempre più vecchie: le cause

Nello stesso report pubblicato dall’UNRAE vengono evidenziate anche le cause di tale fenomeno:
a partire dalla crisi economica del 2008, la situazione economica in Italia (e non solo) è sempre meno stabile, crescono le incertezze nella popolazione e il desidero di cambiare auto non può che passare in secondo piano.

La pandemia non ha fatto altro che peggiorare la situazione e non solo dal punto di vista economico: come evidenziato dal report “Osservatorio sulle tendenze di mobilità durante l’emergenza COVID-19”, elaborato dal Ministero delle Infrastrutture, la diffusione dello “Smart working” in diversi contesti lavorativi ha portato ad una diminuzione del traffico di circa l’80%, rendendo quindi l’automobile obsoleta per un importante fetta della popolazione.

A questo dobbiamo aggiungere la diffusione sempre più importante di bici e monopattini elettrici, decisamente più economici e green rispetto alle auto. Riduzione del potere d’acquisto, minore necessità di spostarsi per andare a lavoro ed ecco spiegato il motivo. In poche parole, le persone stanno imparando a fare a meno dell’auto.


Ma i motivi non finiscono qui. Negli ultimi anni, a partire dal 2020, stiamo assistendo ad un enorme crisi di semiconduttori, che sta interessando molteplici aree industriali, compreso l’ambito automotive. A dirlo è l’ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Automobilistica).

La carenza di chip è il risultato di una “Tempesta perfetta”: gran parte delle materie prime necessarie a produrre componenti elettronici arriva dal sud-est Asiatico, in particolare da Taiwan, che nell’ultimo periodo è stato colpito da un periodo di siccità che ha fermato la produzione; la guerra commerciale tra USA e Cina, che ha dato il colpo di grazie ad una situazione già difficile. Non possiamo trascurare però il contributo della pandemia, che oltre ad aver rallentato le imprese, ha portato ad un aumento esponenziale della richiesta di elettronica di consumo (tablet, PC, ecc…), settori molto più redditizi per i produttori di circuiti.

Questo ha portato ad una grave mancanza di componentistica elettronica nelle aziende di automotive, che ha allungato a dismisura i tempi di consegna delle automobili nuove. Quindi anche le poche persone che avevano la possibilità e l’intenzione di acquistare un’auto nuova sono state inevitabilmente dissuase o hanno optato per un usato.

Ambiente e sicurezza non ringraziano.

Tutto questo va in completo disaccordo con le politiche di sostenibilità ambientale che si sta cercando di portare avanti. Auto vecchie, ovviamente, inquinano di più e sono meno sicure. Così l’obiettivo di ottenere un parco circolante composto interamente da veicoli elettrici o ibridi diventa sempre più lontano.

D’altra parte, le case automobilistiche sembrano voler andare nella direzione opposta: Audi ha dichiarato che dal 2026 produrrà solo ed esclusivamente auto elettriche o ibride, e dal 2033 inizierà il graduale abbandono del motore a combustione interna; Fiat diventerà un marchio totalmente elettrico dal 2030; sulla stessa direzione viaggiano anche Mercedes, BMW, Citroen, Peugeout, Toyota e gran parte delle case costruttrici di auto più importanti al mondo. Sono forse obiettivi troppo ambiziosi? Staremo a vedere.

Honda e Volvo sono le uniche a viaggiare su un’altra lunghezza d’onda, affermando di non poter eliminare completamente il motore a combustione interna prima del 2040.

Oltre alle ditte costruttrici d’auto, anche le istituzioni proseguono nella stessa direzione. La crociata contro le auto diesel prosegue senza sosta. In gran parte dei comuni italiani non si può circolare con auto diesel euro 3 e stesso destino toccherà a breve per i veicoli euro 4. Entro il 2024, anche i veicoli benzina euro 3 verranno probabilmente messi al bando.

Si tratta ovviamente di previsioni, che devono andare d’accordo con la realtà e le tasche degli italiani. Cambiamenti di questo tipo, così importanti e radicali, richiedono una grande quantità di tempo e risorse. Sicuramente servirà una grande campagna di sensibilizzazione della popolazione e più incentivi per chi acquista auto elettriche o ibride (soprattutto dati i prezzi di vendita notevolmente più alti rispetto alle auto a combustione interna).

Prospettive future

La recente crisi tra Russia e Ucraina, andandosi a sommare alle cause sopra elencate, sicuramente non è d’aiuto. L’attenzione delle istituzioni si è, inevitabilmente, focalizzata sull’ambito difesa e la transizione ecologica non può che passare in secondo piano. A questo bisogna aggiungere un’altra considerazione.

Siamo in un periodo di transizione. L’acquisto di un’auto nuova non è per nulla scontato, ci sono ancora troppe incertezze. Un potenziale acquirente che vuole cambiare auto, in questo momento, deve tenere in conto molti fattori. Escludiamo il diesel: acquistando un’auto benzina, per quanto potrò utilizzarla? E se fra “X” anni di utilizzo volessi venderla, sarà ancora competitiva sul mercato? E se invece si optasse per un’elettrica? Rimane ancora il problema dell’autonomia (troppo bassa) e lo smaltimento delle batterie (che, inoltre, perdono efficienza con l’utilizzo).

Il compromesso migliore sembra l’ibrido, che presenta però problemi analoghi per le batterie. Non consideriamo l’idrogeno, poiché l’utilizzo su larga scala sembra ancora molto lontano. Le domande da porsi sono troppe, ed ecco che la cosa più semplice da fare è tenersi un’auto vecchia, usata, in attesa che la rivoluzione venga portata a termine, sperando che ciò accada il prima possibile.

A cura di Francesco Muscarà