Al giorno d’oggi, l’inquinamento ambientale è una tematica di fondamentale importanza che riguarda in maniera più che diretta le nostre vite. Se da un lato le istituzioni governative iniziano a muoversi verso l’attuazione di piani per la riduzione delle emissioni, dall’altro, anche negli sport motoristici e in particolare modo in Formula 1, ci si sta muovendo per ottenere gli stessi risultati. Diamo quindi un’occhiata al punto di partenza in termini ambientali e come la Formula 1 ha intenzione di agire nei prossimi anni.
Nel corso della sua vita la Formula 1 ha sempre avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo del settore automobilistico. Basti pensare alla nascita dei motori turbo, che vennero introdotti dalla Renault nel 1977, e che al giorno d’oggi sono diffusi nella maggior parte delle auto di uso comune. Altri esempi da tenere in considerazione possono poi essere gli specchietti retrovisori, il cambio semi-automatico, l’ABS, l’ESP ed ultima ma non per importanza l’attenzione posta all’aerodinamica, che ha portato allo sviluppo di auto sempre più efficienti e con consumi di carburante sempre più ridotti.
Allora come oggi la Formula 1 può essere considerata come un luogo di sperimentazione per le auto del futuro, proprio quelle auto che dovranno rispettare norme sempre più stringenti e che dovranno garantire un sistema di movimentazione quanto meno dannoso possibile per l’ambiente. Mentre le direttive europee prevedono come unica soluzione quella del completo passaggio all’elettrico, la Formula 1 ha intenzione di focalizzarsi ancora sullo sviluppo del motore endotermico, il quale costituirebbe un importante elemento in termini di diversificazione delle fonti di energia.
Così come fu per l’introduzione dei sistemi di sicurezza, anche la tematica dell’ambiente ha avuto bisogno del suo tempo per diventare un aspetto rilevante in Formula 1. Basti pensare che nel 2019 è stata effettuata un’indagine dalla FIA riguardo i consumi legati alle competizioni di tale anno, individuando un valore complessivo di 256.000 tonnellate di CO2 emesse. Se tale numero non vi ha ancora suscitato stupore, sappiate che la stessa quantità di CO2 viene prodotta dalla somma di 4250 voli Roma – New York effettuati da un Boing 787.
La grande quantità di CO2 emessa dipende solo in minima parte dalle vetture, che producono lo 0.7% delle emissioni totali, mentre la maggior parte deriva dalla movimentazione dell’equipaggiamento necessario alle gare, pari al 45%, e dai viaggi a scopo commerciale, ovvero il 27.7%. A completare il tutto si ha l’inquinamento derivante dai vari stabilimenti, pari al 19.3%, ed infine quello derivante dalle attività legate ai circuiti, per un totale del 7.3%. Se poi a questi dati si vanno a sommare quelli relativi le emissioni dovute agli spostamenti dei tifosi, alcune stime hanno portato ad un valore di circa 1.9 milioni di CO2 emessa.
Va precisato che i dati del 2019 non sono gli ultimi resi noti dalla FIA, poiché sono state fatte delle indagini anche nel 2020. Non abbiamo però preso in considerazione questi dati in quanto, a causa del Covid, molte competizioni sono state annullate, portando ad un campionato ridotto e non mostrando la reale intensità dell’impatto che la Formula 1 ha in condizioni di normale esercizio.
Le due date di scadenza che la FIA si è posta per ottenere i suoi obiettivi ambientali sono il 2025 ed il 2030 ed a tale piano collaboreranno la federazione internazionale dell’automobile, così come i partner, i promotori, gli sponsor e le squadre. Vediamo quindi quali sono gli obiettivi ed in che modo si vogliono ottenere.
Riuscire a rendere la Formula 1, così come un qualsiasi altro ambito tecnologico, ad emissioni prossime allo zero, è un qualcosa di molto complicato e che richiede ingenti investimenti nello sviluppo tecnologico e soprattutto tempo.
Gli obiettivi per l’ormai prossimo 2025 sono maggiormente focalizzati sui singoli eventi che si svolgono durante l’anno. In particolare modo, si vuole incentivare l’utilizzo di materiali riciclati rispetto alla plastica monouso, incentivare l’uso dei trasporti pubblici per raggiungere i circuiti, creare maggiori possibilità di coinvolgimento negli eventi da parte dei residenti locali e promuovere le tematiche di inclusione.
Dal punto di vista tecnico invece, con l’avvento del nuovo regolamento 2022, è stato introdotto un nuovo carburante denominato E10, ovvero composto dal 90% di combustibili fossili e dal 10% di etanolo prodotto da fonti rinnovabili. Questo rappresenta solo un punto di partenza per un ulteriore obiettivo che guarda al 2026, anno in cui avverrà un ulteriore modifica tecnica del regolamento, e per il quale si vuole introdurre un carburante completamente sostenibile. Ciò significa andare a pareggiare o addirittura riassorbire la CO2 emessa dal motore con quella utilizzata per la produzione del carburante.
Pat Symonds, chief technical officer della Formula 1, ha dichiarato che fino ad ora sono state testate insieme ad Aramco un totale di 39 miscele su un’unità a singolo cilindro, e che nonostante l’obiettivo del 2026 sia sfidante, non è irraggiungibile. Una volta messo a punto, questo carburante potrà essere utilizzato anche nei veicoli urbani, contribuendo a ridurre le emissioni in tutto il mondo.
Al 2030 si vanno a concentrare le questioni più importanti e che vogliono dare una svolta effettiva a quelli che sono i dati di emissioni precedentemente citati. Abbiamo già discusso della questione carburanti, possiamo quindi passare direttamente al prossimo punto che riguarda il passaggio, da parte di tutte le strutture delle diverse squadre, ad un’alimentazione al 100% proveniente da fonti rinnovabili, un progetto ambizioso considerati anche i recenti risvolti nell’ambito energetico mondiale.
Ancora più ambiziosa è la volontà di rendere gli spostamenti degli equipaggiamenti ed i viaggi del personale ad impatto prossimo allo zero. Dalle dichiarazioni della FIA questo avverrà tramite l’ottimizzazione volumetrica dell’ingombro di materiale da trasportare ed utilizzando mezzi di trasporto con le minori emissioni di CO2 possibili. Alcuni progressi sono già stati effettuati, ad esempio spostando la trasmissione delle gare ad un sistema da remoto, riducendo sia la necessità di movimentare tonnellate di attrezzature che il personale necessario agli eventi.
In termini di trasporti e logistica il partner principale della Formula 1 è DHL, la quale ha dichiarato di aver già testato camion alimentati da biocarburanti, ottenendo una riduzione delle emissioni del 70% rispetto ad un normale camion a diesel. Per quanto riguarda gli spostamenti aerei, l’elettrico è una potenzialità, ma per il momento la tecnologia non è ancora sufficientemente sviluppata per le lunghe distanze.
Si spinge quindi verso lo sviluppo ed utilizzo di carburanti prodotti da fonti energetiche rinnovabili, portando al 2030 almeno il 30% del carburante utilizzato a questa tipologia. I trasporti marittimi, nonostante siano i più dannosi all’ambiente, sono ancora necessari, perlomeno per l’equipaggiamento non urgente. Nonostante ciò, sono presenti svariati kit duplicati ed immagazzinati in luoghi strategici, così da ridurne la necessità di trasporto.
A ciò si aggiunge anche la riorganizzazione del calendario degli eventi per fare in modo di ridurre le distanze percorse dagli spostamenti durante l’anno, che, come abbiamo visto, portano alla maggior parte delle emissioni. C’è da dire che il nuovo calendario per la stagione 2023-2024 non sembra puntare in questa direzione, dato il numero di gare record pari a 24 ed a spostamenti da un continente all’altro per nulla ottimizzati. È anche vero che in genere i contratti con i circuiti vengono stipulati per più anni e per weekend specifici, rendendo difficile la riorganizzazione immediata del calendario, facendo rientrare anche questa tra le cose per cui dovremo aspettare affinché si abbia un miglioramento.
Infine, è previsto anche un programma di “carbon sequestration”, attraverso il quale porre, seppur in parte, un rimedio alle emissioni di CO2 non evitabili, mediante un’operazione di rimboschimento. Non sono ancora stati definiti dettagli sull’operazione, ma una dovuta osservazione è necessaria, ovvero che nonostante gli studi odierni manifestino una reale efficacia di tale approccio, si dovrebbero piantare e proteggere per decenni migliaia di alberi e il tutto per compensare solo una frazione delle emissioni considerate, rendendo tale approccio di gran lunga poco efficace.
A cura di Michele Tomaselli