Monocilindrico moto ibrido: una fusione tra 2 e 4 Tempi

Monocilindrico moto ibrido Jhon Ellwood

Monocilindrico moto ibrido Jhon Ellwood

Chiunque di noi si è trovato nella vita ad affrontare la domanda “qual è il motore migliore? Il 2 o il 4 tempi?”. Possiamo dire che ogni motore ha i suoi pregi e difetti. Inoltre la scelta dipende anche dalle esigenze di ogni motociclista. L’ingegnere Jhon Ellwood ha provato a rispondere realizzando un monocilindrico moto ibrido. Nel senso che non è né 2 né 4 tempi. Ma piuttosto una fusione delle caratteristiche di entrambi. Può sembrare un’idea folle, ma che ci crediate o no l’ingegnere è riuscito nell’impresa. Il monocilindrico moto ibrido da 1173 cc funziona e va anche bene.

Monocilindrico ibrido Jhon Ellwood
Monocilindrico moto ibrido Jhon Ellwood

Un piccolo ripassino…

Senza entrare troppo nei dettagli possiamo fare le seguenti affermazioni generali. Un motore a ciclo 2 tempi, rispetto ad uno a 4 tempi, a parità di numero di giri (avendo il doppio delle fasi utili) offre il doppio della potenza. Il motore 2 tempi non ha la testata, ma ha delle “luci” per effettuare tutte le fasi. Ci sarebbero altri pro e contro….

In linea di massima, il motore 4 tempi è considerato più affidabile e più pulito. Ciò perché le valvole, non presenti in un motore a 2 tempi, consentono un miglior lavaggio del cilindro. Ne consegue un impatto ambientale meno gravoso, il che ha pregiudicato in parte, lo sviluppo della tecnologia 2 tempi. Il monocilindrico moto ibrido di Jhon Ellwood dovrebbe mettere insieme i vantaggi di entrambe le configurazioni. Quindi il suo motore avrà da un lato consumi contenuti, minori emissioni inquinanti e un carattere più gestibile, dall’altro maggiori prestazioni a parità di cilindrata.

Come funziona il monocilindrico ibrido

Trattasi appunto di un monocilindrico moto ibrido di 1173 cc. Lo sviluppo del nuovo propulsore è stato condotto in Svezia dall’ingegnere John Ellwood. La moto sarà a velocità singola in quanto non c’è spazio per un cambio mentrela frizione è inserita nel forcellone. Il motore può essere visto come un normale 4 tempi in cui l’ammissione è controllata da valvole lamellari, mentre la carica di miscela aria-benzina viene aspirata nel basamento prima di venire immessa nella camera di scoppio, come un 2 tempi. Tuttavia, il motore possiede una testata dotata non di valvole convenzionali, ma un sistema di valvola a croce rotante azionata da cinghia. Il progetto è molto affascinante e alquanto complicato.

Il prototipo di Jhon Ellwood

Quando avviene lo scoppio, la fase discendente del pistone viene utilizzata per comprimere un’altra carica aria carburante (comune nell’uso di motori 2 tempi). L’aria viene tenuta in posizione per un giro mentre viene compressa, prima di essere immessa nella camera di combustione e la pressione chiude le valvole a lamelle che impediscono così il reflusso. Per l’ingresso in camera di scoppio si utilizza, come per il 4 tempi una valvola, non convenzionale, quindi non azionate da camme o le semplici lamellari, ma una valvola rotativa azionata da cinghia.

Valvola rotante
Valvola rotativa azionata da cinghia

Tale soluzione permette ammissione, scarico e accensione, tutto da una sola apertura e controllato dalla rotazione della testata o in questo caso della camera di scoppio. Potrebbe anche interessarti: Nuova Nissan GT-R Nismo 2024.

I numeri del progetto

Progetti come questo sono sempre entusiasmanti ed affascinanti. Se poi si possono vedere all’opera ben venga. Non è comunque il primo esperimento: John ha iniziato la ricerca a metà degli anni 90 e il primo esemplare è stato una unità di 500 cm³ ricavata da un vecchio motore da speedway.

Ellwood garantisce che il sistema funziona e ha realizzato un prototipo monocilindrico montato su una ciclistica da circuito. I dati dichiarati sono molto interessanti. Si parla di una potenza massima 150 CV con un regime di rotazione a 6000 giri/minuto. Non male per un monocilindrico moto ibrido.