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Mercedes C11, l’ultima Sauber V8 Turbo prima del V12 boxer aspirato

La collaborazione tecnica tra Sauber e Mercedes – Benz prosegue anche nel 1990, sulla base degli ottimi risultati ottenuti precedentemente. In questo contesto vittorioso, dunque, nasce la Mercedes C11, vettura Sport Prototipo pensata per il Gruppo C, categoria più estrema del Campionato Endurance. La monoposto, per la prima volta, è ufficialmente chiamata soltanto con il nome della Casa di Stoccarda, a differenza della precedente Sauber C9.

Sull’onda dei successi

Il nome delle Frecce d’Argento ha segnato il 1989, in particolare per quanto riguarda le gare di durata, grazie ai Titoli Piloti e Costruttori ottenuti. La Sauber C9, vettura di quella stagione, quindi, esprime il meglio della tecnologia svizzera con quella tedesca, dando vita ad un prodotto che entrerà nella storia. L’anno, successivo, quindi, questo connubio prosegue con la C11, non chiamata C10 come si ci aspetterebbe. La numerazione, infatti, salta il 10, in quanto in tedesco la pronuncia della C e del numero 10 sono molto simili. Il colore della vettura, invece, permane l’argento, simbolo da sempre della Casa di Stoccarda.

Una delle Mercedes C11, esposta al Museo aziendale di Stoccarda. Credit: mercedes-benz.com

L’aerodinamica della Mercedes C11

La prima principale innovazione presente sulla vettura per il 1990 riguarda le linee. La Mercedes C11, infatti, rispetto alla sua antenata, presenta forme che riducono ulteriormente l’attrito con l’aria, sfruttando maggiormente l’effetto Venturi. Questo particolare elemento, infatti, è generato da un fondo con diversi condotti, insieme alle pance laterali che garantiscono un ottimo effetto suolo, mantenendo la vettura a terra. Le linee della Mercedes C11, quindi, complessivamente sono molto fluide, grazie ad un muso basso e non troppo elaborato, come il resto del veicolo. Unico accorgimento sul frontale è dato da uno splitter nella zona bassa e da un’area scavata sul cofano.

Immagine in cui si notano le linee della Mercedes C11. Credit: ultimatecarpage.com

Come detto, quindi, la vettura non presenta particolari appendici. Anche lungo le fiancate, infatti, la Mercedes C11 è “pulita” e molto simile alla precedente C9, con l’unica eccezione data da una presa d’aria NACA nella parte inferiore. Questa particolare configurazione, come spiegato già in altri articoli, in questo caso convoglia i flussi all’interno del cofano posteriore, garantendo il raffreddamento di motore ed organi meccanici. L’abitacolo, poi, è chiuso, consentendo, perciò, maggior scorrimento dell’aria, quindi minor attrito, oltre che incrementare la sicurezza del pilota. Lo studio aerodinamico, infine, culmina con una vistosa ala posteriore, sorretta da due sostegni verticali, che si estende per tutta la larghezza del veicolo.

Il posteriore della vettura. Notare, poi, la presa d’aria NACA laterale. Credit: ultimatecarpage.com

Telaio ed altre caratteristiche meccaniche

Parlando di dimensioni, la Mercedes C11 è lunga 4800 mm, larga 2000 mm, alta 1030 con un passo di 2770 mm ed un peso di 850 – 900 kg. Proprio quest’ultimo dato è molto interessante perché frutto di uno studio effettuato dai tecnici di Stoccarda. Il telaio, infatti, è pensato in fibra di carbonio, dunque molto più leggero rispetto al monoscocca in alluminio dei precedenti modelli, aggiungendosi ad una carrozzeria in kevlar e fibra di carbonio. Questi elementi, quindi, sono altri aspetti importanti per la grande competitività della vettura tedesca. Passando alla meccanica, prima di descrivere il motore, abbiamo una trasmissione affidata ad una cambio manuale a 5 marce che trasmette la potenza sull’asse posteriore. Le sospensioni, poi, sono push rod, dunque una tipologia che consente ottima stabilità del mezzo unita ad una buona facilità di manutenzione, disponendo i componenti più in alto rispetto ad una pull rod.

Le sospensioni posteriori puh rod della Mercedes C11. Credit: ultimatecarpage.com

Mercedes C11, l’ultimo canto del V8

La vettura 1990, pensata a Stoccarda, monta un propulsore V8 a 90°, turbocompresso mediante sistema con 2 turbine prodotto dalla KKK, in grado quindi di sviluppare una cilindrata di 4973 cc. Il dato riguardante la potenza, poi, è interessante, in quanto la Mercedes C11 eroga 730 cv, ma, in casi particolari o in qualifica, si potevano raggiungere anche i 950 cv. La coppia massima sviluppata, invece, è di 850 Nm. Per quanto riguarda i materiali utilizzati nel motore, invece, si hanno testata e monoblocco in alluminio, mentre parlando di distribuzione vi sono 4 valvole per cilindro. La rinomata azienda tedesca Bosch, poi, si è occupata dell’alimentazione che avviene tramite sistema di iniezione elettronico.

Il cuore pulsante della Mercedes C11. Credit: ultimatecarpage.com

Lo strapotere in pista

La carriera della Mercedes C11 vede la monoposto tedesca battagliare contro Case come Porsche, Mazda e Jaguar. Il debutto della nuova Freccia d’Argento si ha in occasione della 480 km di Suzuka, quando la C11, in realtà, è utilizzata solo in qualifica per poi lasciare spazio in gara alla già affidabile C9. Ciò che accadrà dal secondo appuntamento del Mondiale, però, sarà clamoroso. La Mercedes C11 trionfa a Monza e, nel corso della stagione 1990, vincerà 8 gare sulle 9 previste, lasciando solo un successo alla Jaguar XJR-12. Bisogna precisare, però, che la Mercedes decide di non partecipare alla 24 Ore di Le Mans, quell’anno gara assente dal calendario del Mondiale Endurance ma comunque blasonata, in cui sarà Jaguar a trionfare.

La C11 in azione. Credit: ultimatecarpage.com

Probabilmente l’assenza di Mercedes dalla rinomata gara francese è dovuto al concentrare meglio le risorse durante la stagione. La C11, quindi, porterà a Stoccarda sia il Titolo Costruttori che quello Piloti, quest’ultimo ottenuto con Mauro Baldi e Jean-Louis Schlesser. I successi firmati dalla C9, perciò, trovano conferma nella C11, vettura che non concede possibilità alle concorrenti, almeno fino al 1990, prima che qualcosa cambi.

1991: dalla Mercedes C11 alla C291

Il 1990, dunque, è stato un anno di dominio, difficile da ripetere nella stagione successiva. Nel 1991, infatti, Jaguar si presenta con una nuova vettura, molto più competitiva e pensata da Ross Brawn, che non lascia scampo a nessuno. La XJR-14, quindi, diventa la nuova monoposto da battere ma la C291, fornita di un motore V12, non riesce ad emulare la stagione precedente. La Freccia d’Argento, infatti, accusa diversi problemi di affidabilità, dovendo spesso lasciare spazio alla C11 anche per il 1991. Proprio questo tema delicato, perciò, sarà la chiave per l’intera stagione, compresa la gara di Le Mans. Sul Circuit de La Sarthe, però, le vetture di Stoccarda sembrano inizialmente le favorite, grazie alla competitività dimostrata dalla C11 l’anno precedente.

La Jaguar XJR-14. Credit: petrolicious.com

Le prove e la prima parte di gara, a cui le Peugeot 905 dicono addio prematuramente, infatti, sono favorevoli alla Mercedes, fino a quando subentrano problemi di motore. Il danno principale è dovuto al cedimento del supporto alternatore che, rompendosi, ha danneggiato gravemente il propulsore, costringendo al ritiro 2 vetture su 3. L’ultima monoposto in gara, quindi, è quella di Michael Schumacher che, però, soffre di problemi al cambio. Schumi, perciò, conclude solo quinto, ottenendo almeno il giro veloce in gara. La Mercedes C11, quindi, chiuderà la propria carriera nel 1991, conquistando complessivamente 2 Titoli, 10 vittorie, 8 Pole Position e 9 giri veloci.

Immagine di copertina: la Sauber C11, erede della C9. Credit: motorsport.com