Automotive in Italia: trends e dati di mercato
Nel corso degli ultimi anni il settore Automotive in Italia e nel mondo, sta vivendo un periodo di continua trasformazione. Da un punto di vista normativo, le Istituzioni sono state tassative, ricorrendo a norme sempre più stringenti. Lo sforzo chiesto all’Industria per poter restare nei limiti di legge è stato notevole e dispendioso. Ora si parla del famigerato standard Euro 7, il quale non suscita particolare entusiasmo tra i vari produttori. In più, provoca ancora discussione lo stop della vendita di auto a motore termico a partire dal 2035. Il settore Automotive in Italia vale circa il 10% del Pil. Quindi, capire come affrontare i cambiamenti è assolutamente indispensabile per ottenere un buon riscontro nel prossimo futuro.
Come ha risposto l’Industria
Il percorso intrapreso dall’Industria è chiaramente un costante abbandono dell’endotermico, a favore di un elettrificazione sempre più presente. Da un punto di vista tecnologico, sono stati fatti passi da gigante. Se nell’elettrico abbiamo vetture sempre più autonome ed efficienti; nel reparto “tradizionale” esistono ancora auto puramente termiche che rispettano gli standard. Proprio quando il mercato era in ripresa, nacque la problematica del chip crunch. La mancanza di chip ha avuto grande impatto sulla produzione e conseguente immatricolazione dei nuovi veicoli, bloccando di fatto il mercato. In più l’attuale crisi energetica ha impennato l’interesse del consumatore verso auto usate. Insomma, tutta la filiera, (dai produttori ai componentisti fino all’aftermarket e agli autoriparatori) ha subito uno shock enorme, tuttavia ne sta uscendo a testa alta.
Cosa dice il mercato
Tutti gli sforzi dell’Industria devo essere però necessariamente ripagati dai consumatori. Per quanto riguarda il mercato in Europa, si registra un incremento di 1,56 milioni di unità (Bev), con una crescita del 29% rispetto al 2021.
Il 60% dei modelli elettrificati venduti l’anno scorso erano phev e bev. Si è verificato un calo delle plug-in a favore delle full electric. Inoltre vi è stato un nuovo boom anche dei suv elettrici che valgono il 51% del mercato dei bev.
I dati rispecchiano il fatto che i cittadini sono pronti ad abbracciare un tale cambiamento. Tuttavia in Italia non è così. Noi italiani abbiamo un record tutto nostro. Mentre il mercato dell’auto è in ripresa, l’elettrico è in controtendenza. In generale, le vetture immatricolate nel 2022 sono state ben il 9,7% in meno rispetto al 2021. Non lontano dal minimo storico del 2013. Perdono lo 0,9% le vetture Bev, guadagnano le Phev (+0,4%). Ma il vero balzo lo fanno le ibride +5%. Calano diesel e benzina, rispettivamente 2,6% e 2,2%.
Automotive in Italia: quali le difficoltà?
” È necessario cogliere la sfida e giocarla in maniera proattiva. L’Italia è seconda in Europa per la produzione di componentistica, ma solo ottava per quella degli autoveicoli interi”. Dichiara Gianmarco Giorda di Anfia. Egli ha sottolineato anche come la carenza di infrastrutture adeguate (colonnine in primis) possano essere controproducenti per invogliare al cambiamento. Inoltre è necessario un intervento politico, poiché in Italia sono oltre 450 le aziende a rischio perché specializzate in settori destinati alla scomparsa. La diffusione della mobilità elettrica, deve passare anche dalla politica. Strumenti come l’Ecobonus (fortemente criticato), non può da solo combattere la transizione ecologica. Ai consumatori deve risultare appetibile la scelta di una full electric, non un ulteriore sacrificio.
“Le aziende del settore automotive in Italia devono mirare a una produzione di eccellenza, collocandosi in un settore dove conta più la qualità della quantità”. Questo ha confermato Andrea Pontremoli, amministratore delegato di Dallara. “Il concetto di filiera corta è il vero valore aggiunto della nostra Motor Valley. Stiamo parlando di qualcosa come 16.500 aziende e molte di loro, anche se piccole, sono eccellenze a livello mondiale nel loro campo”. “La filiera della componentistica automotive italiana deve dare nuovamente prova della sua flessibilità, creatività e capacità di adattamento”. Ha invece affermato Roberto Vavassori di Brembo.
I trends dell’Automotive in Italia
Quando si parla di transizione all’elettrico, entrano in funzione nuovi componenti. Da ciò sono derivate nuove problematiche riguardanti la sicurezza e la qualità dei componenti stessi. Il compito di sviluppare normative e standard di sicurezza, oltre che a test efficienti per indirizzare il futuro della mobilità e per portare nuove tecnologie sui mercati globali, in modo rapido e sicuro, spetta a TÜV Italia, la quale collabora con diverse Case automobilistiche per ottenere ciò.
“Molti dei componenti che testiamo, validiamo e certifichiamo sono strettamente legati al mondo dei veicoli elettrici o ibridi” . Afferma Pietro Vergani, Business Unit Manager COM di TÜV Italia. “Grazie ai recenti investimenti siamo infatti in grado di coprire l’intera gamma di test di validazione sia sulle unità a bassa tensione che sui componenti elettronici ad alta tensione fino a 1.200 V”.
“Guardando al prossimo futuro, la necessità di testing e certificazione si evolverà ancora. Sebbene i volumi produttivi potrebbero non ripartire immediatamente, di sicuro la quantità di dispositivi elettronici a bordo del singolo veicolo sarà sempre maggiore e complessa”.
Sempre secondo TÜV Italia vi sarà un aumento delle forniture in termini di quantità di centraline, sensori e componenti elettronici. Questo incremento, permetterà di alleviare le pressioni attuali e stabilizzerà la filiera del settore.
Inoltre non bisogna dimenticare che sono in corso diversi progetti di aggiornamento dei sistemi endotermici, piuttosto che l’utilizzo dell’idrogeno come carburante alternativo. Soluzioni che permetteranno di avere un panorama più ampio e tecnologicamente avanzato rispetto ai veicoli che percorrono le nostre strade oggigiorno.
Conclusioni
Lo sforzo da parte dell’Industria è stato evidente. Anche noi, consumatori, abbiamo fatto il nostro. Credo che il settore Automotive in Italia è indietro di parecchio e forse la colpa è anche un po’ della politica inefficace. Non credo che gli italiani siano “meno green” di altri. Credo piuttosto che in Italia ci sia mancanza di infrastrutture oltre che di una situazione di mancata crescita generale. Se non si ricorre subito ai rimedi l’Italia rischia di essere il mercato dell’usato più grande d’Europa.